IL FRIULI HA BISOGNO DELLE SUE TRE PROVINCE

COMITATO PER L’AUTONOMIA E IL RILANCIO DEL FRIULI
COMUNICATO STAMPA
5 novembre 2024

IL FRIULI HA BISOGNO DELLE SUE TRE PROVINCE

Quando la presidente Serracchiani aveva ottenuto la cancellazione delle provincie, come Comitato per l’autonomia e il rilancio del Friuli, eravamo stati facili profeti: la cancellazione dei tre enti di area vasta che rappresentavano l’articolazione del Friuli e ne costituivano un elemento di identità, non poteva che portare ad un ulteriore incattivirsi del centralismo regionale che ben ha interpretato poi Fedriga con il triste slogan “io sono fvg” che vorrebbe cancellare le specificità di questa regione.

Con l’approvazione in Parlamento della modifica dello Statuto del Friuli-Venezia Giulia vengono ora istituite nuovamente le 4 provincie e speriamo che tornino a svolgere quel ruolo di rappresentanza dei vari territori non solo per rispetto verso la storia del popolo friulano ma anche per rispondere a quei bisogni di efficienza (nei trasporti, edilizia scolastica, cultura, ecc.) che la Regione ha faticato a sviluppare.

Per coloro che sono preoccupati per i costi la prima domanda da farsi oggi è quanto costino le infinite sponsorizzazioni del marchio “io sono fvg” e quanto non sarebbe ben più funzionale ed efficace il sistema usato in Trentino-Alto Adige Sud Tirolo, dove ciascuna delle due provincie gestisce la propria promozione.

Sarebbe più facile e facilmente identificabile uno slogan che parli di Friuli ed un altro che parli di Trieste. Due parole brevi, con una storia e non un acronimo impronunciabile.

Il Presidente
Paolo Fontanelli

Comunicato Stampa: “Chi è senza peccato….”

 

COMITATO PER L’AUTONOMIA E IL RILANCIO DEL FRIULI

Comunicato stampa
19.6.2024

Chi è senza peccato…

In questi giorni assistiamo a un vivace dibattito sulla riforma costituzionale per una maggiore autonomia per le regioni. Aveva cominciato la Lega Nord a proporre autonomia per la “Padania”, poi il centrosinistra nel 2000 ha varato una prima e confusa riforma ed ora tocca al centrodestra avventurarsi su questo tema. Vedremo come andrà a finire ma intanto la Corte Costituzionale, con una recente sentenza, ha posto limiti alla potestà legislativa regionale. Anche (o soprattutto?) alle regioni a statuto speciale.
E quindi tra la maggiore autonomia delle regioni “ordinarie” e le sentenze della Corte la nostra Regione rischia di perdere la propria “specialità”.
Poco e mal usata negli ultimi anni ma fondamentale per affrontare le attuali e future sfide socioeconomiche.
Bisogna riconoscere che le motivazioni che portarono a istituire la nostra specialità, ovvero la povertà del territorio e la posizione di confine col mondo comunista oggi non ci sono più ma è proprio grazie alla “specialità” che si è giunti a superare le difficoltà ed a dover considerare irrinunciabile difenderla ed aggiornarla.
Purtroppo uno dei temi fondamentali, riconosciuto anche a livello europeo, per motivare il diritto ad una autonomia speciale è il plurilinguismo ed in particolare la lingua friulana che caratterizza il nostro territorio. Il tema viene invece banalizzato e ormai da qualche anno si continua a disconoscerlo mentre imperversa lo slogan “io sono fvg” .
Udine, 19 giugno 2024
IL PRESIDENTE
Paolo Fontanelli

LA DECRESCITA INFELICE – Comunicato stampa del 27 marzo 2024

COMITATO PER L’AUTONOMIA E IL RILANCIO DEL FRIULI
Comunicato Stampa
27 marzo 2024

La decrescita infelice

Un assestamento di bilancio da oltre un miliardo, pochi mesi fa, oltre sei miliardi per il 24 e quindi la Regione può spendere come mai in passato.

Spende per uffici, piste da sci, ciclovie, per una asfissiante e fuorviante pubblicità “io sono FVG” dove quella che è evidente è la parola Venezia, mentre la sanità pubblica resta agonizzante e, soprattutto, senza che vengano affrontati in termini concreti i problemi del lavoro e demografico.

Come spiega bene nei suoi interventi l’economista Mattioni, i dati bisogna saperli leggere e quello che è evidente che il “tutto va bene” di Fedriga non corrisponde alla realtà.

Aumenta in Friuli il lavoro precario e sottopagato, l’emigrazione dei nostri giovani laureati e diplomati prosegue incessante e sembra destinata a crescere per i venti di guerra, l’immigrazione economica si è fermata e siamo incapaci di politiche di integrazione.

Quindi i 75.000 lavoratori e lavoratrici richiesti dal sistema economico per i prossimi tre anni non ci sono e non ci saranno vista la incapacità della Regione di attrarre anche solo dal Meridione; per affrontare questi problemi sarebbe bene che le ripetute proposte di Mattioni venissero prese in seria considerazione invece andiamo verso l’asfissia del sistema produttivo ed assistenziale ma ci consoleremo sulle nostre belle piste da sci inerbite…

Il Presidente
Paolo Fontanelli

ANCORA E SEMPRE FRIULI – Comunicato stampa del 12 febbraio 2024

 

Comitato per l’autonomia e il rilancio del Friuli

Comunicato Stampa
12 febbraio 2024

Ancora e sempre Friuli

Chi si occupa di politica regionale sa che uno dei temi che occupa gran parte degli interessi e del tempo del Consiglio regionale è quello relativo ai Comuni, Provincie, Comunità Montane, Enti di area vasta e quant’altro.

Spesso con grandi discussioni come avvenne quando Illy propose l’istituzione della provincia della Carnia bocciata dal referendum popolare, altre volte quasi in silenzio come ora per la prevista ricostituzione delle provincie, ma quello che è certo è che in ogni caso la parola Friuli sembra praticamente assente.

Bisogna tornare a vent’anni fa, alla proposta di questo Comitato, a firma di D’aronco, Baracetti, Dominici ed altri, per ritrovare un progetto che valorizzasse il nostro territorio, ne permettesse il riconoscimento delle peculiarità e aprisse la strada a uno strumento amministrativo in grado di rispondere ai problemi specifici del Friuli, schiacciato, ora come allora tra il centralismo triestino e le mire del Veneto.

Parliamo del progetto dell’Assemblea delle provincie del Friuli, una idea semplice, di coordinamento di enti allora esistenti, a cui la Regione avrebbe dovuto delegare competenze riconoscendo, appunto, la specificità del Friuli. All’idea aveva aderito la provincia di Udine e quella di Pordenone, poi la politica di allora prese altre strade; solo una decina di anni dopo l’attuale vicepresidente regionale raccolse molte firme su una proposta di legge per dividere la Regione in due provincie autonome (Friuli e Trieste) come avviene per il Trentino e l’Alto Adige. Tutto finito nel nulla mentre l’abolizione delle provincie ha portato al risultato che avevamo previsto: non ci sono più enti che rappresentino amministrativamente questo territorio mentre assistiamo allo spezzettamento del Friuli con neologismi geografici, purtroppo ormai diffusi, talvolta perfino comici.

Qualcuno potrebbe essere indotto a pensare che sia un gioco di risico ai soli fini elettoralistici ma l’andamento dell’economia, lo sfruttamento dell’ambiente, la suddivisione delle risorse, il rispetto e la valorizzazione delle nostre lingue minoritarie riconosciute indicano ben altro e richiedono il riconoscimento della specificità del Friuli che non deve accettare spezzatini senza una forma di rappresentanza unitaria.

Il presidente
Paolo Fontanelli

Il Friuli può accettare il costo economico dell’inefficienza sanitaria? COMUNICATO STAMPA

 

COMITATO PER L’AUTONOMIA E IL RILANCIO DEL FRIULI

Comunicato stampa

1 febbraio 2024

Il Friuli può accettare il costo economico dell’inefficienza sanitaria?

Ogni giorno i social friulani sono pieni di lamentele relative alla sanità regionale per i tempi di attesa per le varie prestazioni che arrivano fino al 2025 ovvero per essersi sentiti dire, a gennaio, che le agende di prenotazione sono chiuse.

Grave la situazione nei prontosoccorso, e ormai anche il privato convenzionato ha tempi che si dilatano favorendo ovviamente la prestazione a pagamento, per chi può permettersela; per non parlare del fatto di dover poi andare da un capo all’altro del Friuli, da Amaro a San Giorgio, da Manzano a Monfalcone.

Tempi un po’ più brevi a Trieste, per chi vuol fare oltre 150 km tra andata e ritorno con i conseguenti costi di benzina, autostrada, tempo, ecc.ecc.

Nel frattempo si lascia collassare e si chiude un reparto di maternità tra i migliori come quello di san Vito al Tagliamento che segue analoghe chiusure degli anni passati, da Gemona a Palmanova.

Ma quanto costa all’economia familiare e complessiva del Friuli il peregrinare da una parte all’altra del nostro territorio da parte delle future madri in termini di tempo, benzina, disponibilità di accompagnatori, ecc.? E quanto incidono queste difficoltà sulla decisione di fare figli?

La situazione, purtroppo, è analoga in mille altre situazioni che riguardano lavoratrici e lavoratori costretti a prolungare le assenze dal lavoro o a rinviare controlli col conseguente peggioramento delle patologie e quindi con aggravio di costi per i datori di lavoro e tutto il sistema previdenziale.

Il Friuli poteva contare su un sistema sanitario di eccellenza e attraeva anche pazienti da altre regioni; ora i friulani peregrinano dal Veneto (a carico della nostra Regione che paga l’assistenza ad un sistema sanitario evidentemente più efficiente, ed è tutto dire…) alla Lombardia spesso a spese proprie pur di avere una risposta ed il problema ci pare non tanto di scelta ideologica nel favorire il privato al posto di un sistema sanitario pubblico ma nell’organizzazione complessiva del sistema che, pur garantendo eccellenze in alcuni settori, risulta ormai inefficiente anche per lo sviluppo dell’economia del Friuli.

Il Presidente
Paolo Fontanelli