Comitât pe Autonomie e pal Rilanç dal Friûl
Comunicato stampa
Economia regionale tra città metropolitana e Friuli
Dai dati della CCIAA di Udine che troviamo sul sito della Camera di Commercio di Udine:
http://www.ud.camcom.it/uploaded/Statistica_ed_economia/studi/territorio/imprese_udine_11_2017.pdf
estrapolando alcune cifre relative al 2018 si rileva che il tasso di crescita, nell’area Pordenone – Udine risulta paria a – 0,32 (- 0,64 nel ’17) contro una media nazionale di +0,52% . Emerge poi il dato di Gorizia che subisce un più pesante arretramento.
provincia | iscrizioni | cancellazioni | Tasso % |
Pordenone | 1365 | 1418 | -0,2 |
Udine | 2555 | 2749 | -0,39 |
Gorizia | 595 | 695 | -0,96 |
Trieste | 935 | 888 | 0,29 |
F-VG | 5450 | 5750 | -0,29 |
Da questi dati, come dagli altri presenti nel documento, appare che il Friuli continua nella sua china discendente, demografica, economica ed imprenditoriale nonostante qualche segnale positivo sul fronte dell’innovazione e delle startup ma tali cifre devono però essere lette contestualizzandole poiché Udine ha il 38% di nuove startup ma il 48% di aziende attive, Pordenone ha il 26% di startup con il 25% di aziende, Gorizia il 6% col 10% di aziende e Trieste il 28% col 15% di aziende. Ovvero il “sistema Trieste” è in grado di generare proporzionalmente quasi il doppio di start up rispetto alle altre provincie. Possiamo continuare a dire che il Friuli non stia uscendo dalla crisi mentre le politiche regionali hanno avuto beneficio sensibili su Trieste. Perchè?
Anche i numeri dell’emigrazione dal nostro territorio confermano la situazione: Nel solo 2015 sono state 4.130 le partenze dal FVG (dato sotto stimato in quanto si ritiene che solo un terzo si iscriva all’AIRE) e negli ultimi tre anni sono emigrati 12.607 corregionali, vale a dire 1% della popolazione. Anche in questo caso il dato peggiore riguarda la provincia di Udine.
Sembrerebbe che nuove prospettive di crescita possano derivare dalla “via della seta” e la città di Trieste, e la classe politica che esprime, sono certamente ben consci che l’incremento dei traffici attraverso il porto rappresentano una opportunità storica e tuttavia tale crescita non può portare a considerare il territorio friulano come semplice “retroporto” da infrastrutturare al solo servizio della capitale regionale. Il potenziamento delle reti stradale, autostradale, ferroviaria, tlc, ecc, deve essere condiviso con il resto del territorio affinchè la crescita economica sia equamente distribuita, e da questo punto di vista resta irrinunciabile il potenziamento dell’asse viario e ferroviario Udine – Pordenone.
Negli ultimi due anni abbiamo visto una rinnovata attenzione dell’Ateneo friulano al nostro territorio ed auspichiamo che tali progetti si consolidino e crescano ma servono risorse aggiuntive, regionali e statali per l’università, nel campo della ricerca e dell’innovazione.
Evidentemente la differenza di risposta alla crisi complessiva dell’area friulana deriva dalla situazione geopolitica ed amministrativa: una capitale regionale decentrata capace di polarizzare su di se l’attenzione politica, economica, perfino storica, lontana dal territorio che amministra. C’è una sola risposta possibile: riconsegnare al Friuli, ai friulani, quell’autonomia che si erano conquistati prima con la lotta antifascista che aveva portato alla repubblica libera della Carnia, poi al patto non scritto di Trieste capitale ma con presidente friulano, poi con il “modello “Friuli” per la ricostruzione post-terremoto. Oggi quelle storie non bastano più, serve che la riforma degli Enti Locali vada oltre le UTI e riconosca al Friuli una autonomia sul modello delle provincie autonome di TN e BZ senza la quale il destino è segnato.
per il Comitato per l’Autonomia e il Rilancio del Friuli presidente
Paolo Fontanelli