L’Energia dalla fusione nucleare potrà ridurre i rischi ambientali e fermare l’aumento di temperatura dell’atmosfera, degli oceani e dei mari di Giancarlo Castellarin
La volontà di progresso civile di tutti gli strati sociali dei popoli della terra, allontanando la fame, la povertà e l’ignoranza e migliorando gli standard di vita, contribuisce al formarsi di società aperte alla convivenza e al libero scambio di esperienze culturali e tecnologiche, e fa sì che i mercati emergenti e già emersi si stiano sviluppando in modo sempre più consistente e correlato.
Nei mass-media e nei social si pone attenzione allo sviluppo della scienza informatica non solo per quanto riguarda l’Economia 4.0, ma anche agli sviluppi della robotica, dei computer quantistici, della formazione e del tempo libero, della domanda di mobilità e di trasporto merci, ma anche dei rischi per i posti di lavoro. Nel mentre il pianeta raggiungerà entro il 2050 i nove miliardi di abitanti.
Questo insieme di elementi non può che portare ad un drammatico aumento della richiesta di energia, che crescerà – secondo gli esperti – da tre a cinque volte entro il 2100.
Purtroppo le tecnologie energetiche in uso sono diventate drammaticamente inadatte a fronteggiare la situazione, in quanto basate principalmente sull’utilizzo di combustibili fossili inquinanti l’atmosfera, e sull’energia nucleare da fissione (di un elemento pesante come l’uranio), pericolosa per il rischio di esplosioni radioattive e perché produttrice di rifiuti radioattivi a persistenza plurisecolare.
Queste chiare percezioni hanno fatto sì che questa tecnologia sia stata abbandonata o ridimensionata. Le tecnologie afferenti alle energie rinnovabili (vento e sole) non solo non potrebbero fornire che la metà dell’energia che consumiamo oggi, ma comportano anche una eccessiva occupazione di suolo e scadimento del paesaggio.
In questi ultimi decenni diversi gruppi di ricerca hanno studiato come ricavare energia da fusione nucleare (non da fissione !) spendibile per scopi pacifici, e priva di rischi ambientali per il territorio dei reattori che dovrebbe ospitare. L’obbiettivo è quello di riprodurre sulla terra il processo fisico che avviene nelle stelle, che generano e disperdono nell’ universo immense quantità di energia luminosa e termica, con la volontà di riuscire a regolare i processi di fusione nucleare che utilizzano come combustibile l’ elemento più leggero (cioè l’idrogeno, i cui isotopi sono molto presenti in natura).
Ormai è dimostrato sperimentalmente che è possibile ricavare dalla fusione nucleare più energia di quanta sia necessaria per mantenere il processo attivo e questo con alto rendimento. Si aprirebbe così una nuova speranza per le genti della terra, per un’abbondanza di energia non inquinante, da usare per molteplici applicazioni tradizionali e nuove, sostituendo quasi completamente le fonti fossili. E’ anche ipotizzabile che questa energia possa essere generata in piccoli impianti sparsi nel territorio, e sulle grandi navi. Esiste una ricerca specifica per l’applicazione sui trasporti aerei e anche spaziali.
Che dire dell’atteggiamento degli Stati? Ricordiamo che l’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici è stato recentemente sottoscritto anche dalla Russia, ma non dal governo USA, dalla cui decisione si sono dissociati ben quattordici stati seguendo l’esempio della California, lo Stato più ricco dell’Unione.
I Governi hanno concordato di limitare nei prossimi decenni l’aumento di temperatura a 1,5 gradi, dato che ciò ridurrebbe in maniera significativa i rischi e gli impatti dei cambiamenti climatici. Alcuni Governi hanno già presentato piani nazionali di azioni per il clima, ma insufficienti. Negli ambienti del petrolio, del carbone e della lobby dell’energia da fissione, è presente una grande ma non appariscente insofferenza verso questi sviluppi e non sono mancati approcci tesi a svalutare le ricerche sui cambiamenti climatici e a ritardare i finanziamenti ai soggetti impegnati nella fusione.
Tuttavia è finalmente partito l’assemblaggio dei componenti di una prima centrale nucleare a fusione chiamata ITER (nel Sud della Francia presso Aix en Provence) da parte di un consorzio mondiale di 24 stati, presenti anche gli USA. C’è l’impegno di iniziare il collaudo e l’avviamento del complesso nel 2025, come anche partirà nel 2024 quello della centrale di più ridotta potenza della Commonwealth Fusion Systems di Boston con la collaborazione del MIT, e di un’altra ventina di università americane. Queste da tempo fanno ricerca in fisica del plasma, che è lo stato nel quale gli elementi leggeri possono, a temperature altissime, ma ben circoscritte con contenimento magnetico, dar luogo alla fusione nucleare.
In Europa, anche il centro applicativo sulla fusione pacifica di Culham (Oxford, Regno Unito) è impegnato a iniziare l’attività di avviamento di una centrale minore nel 2024. Questo centro partecipa anche ai lavori di ITER con un accordo che fa eccezione alla Brexit. In Germania si sta sviluppando un reattore con diverso contenitore della reazione del plasma di elementi leggeri, non quindi il solito Tokamak, che si dice dia risultati incoraggianti. In Italia si è recentemente deciso di affidare al centro ricerche di Frascati la missione di avviare un reattore di ricerca, mentre l’industria Italiana è già presente con la fornitura di componenti alla centrale di ITER.
Pur tuttavia è impressionante come questo settore diventato così strategico per il futuro del pianeta goda ancora di infimi finanziamenti da parte dei maggiori stati del mondo a partire dagli USA. Ha ragione Greta.
Per quanto riguarda la nostra Regione può ipotizzare che l’industria del Friuli, che già in passato ha fornito componenti all’industria nucleare, dopo il blocco delle centrali a fissione, possa costruirsi uno spazio di lavoro, e che l’Università del Friuli si ritagli un ruolo tecnologico e scientifico in un campo del nuovo settore, cosa difficile visto lo sbarramento e la chiusura dei partiti nazionali e di quelli della capitale regionale rispetto a richieste di progresso del Friuli.
Dott. Giancarlo Castellarin
P.S. In rete, alla voce “energia da fusione nucleare”, si possono approfondire a volontà gli elementi di informazione forniti .
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Il Comitato ringrazia il dott. Giancarlo Castellarin per averlo autorizzato a pubblicare il suo interessantissimo documento, divulgabile liberamente citando il nome dell’autore.