Ddl nr. 68/2019: una riforma regionale, non richiesta, che massacra la minoranza linguistica friulana.

Comitât pe Autonomie e pal Rilanç dal Friûl

Comunicato stampa

Il senso di una modifica

Poteva essere una grande legge sul plurilinguismo regionale e sulla difesa dell’autonomia speciale notoriamente basata proprio sull’esistenza di tre minoranze linguistiche sul territorio regionale.

Si poteva riprendere la legge nr. 29 del 2007, con i suoi pregi, e integrarla dando un ruolo più significativo all’ateneo friulano, consolidando ed adeguando i finanziamenti dimensionandoli alla popolazione ed al territorio. Si poteva costituirne una bandiera per fare del Friuli quadrilingue e di Trieste bilingue una meta fondamentale per chi volesse studiare e capire la realtà plurilingue del nostro territorio regionale. Invece legislatori con una visione parziale e di parte ne hanno fatto uno strumento utile solo a costruire un nuovo strumento di controllo politico sulla minoranza linguistica friulana e la sua lingua. Basterà premiare i progetti sulle “varianti locali”, i temi divisivi ovvero quelli cari alla maggioranza politica del momento come fu per i Celti, considerare – sbagliando –  lo sloveno e il tedesco quali uniche lingue “nazionali” minoritarie parlate in regione e folclorizzare la lingua friulana negandole la dignità di lingua e negandole il diritto ad una politica linguistica in linea con i principi europei. Nel migliore dei casi una brutta legge che discrimina e divide.

Il vero motivo della legge? Come scrive un cittadino di Trieste, a commento del dibattito in corso, la legge “serve a ripristinare la dignità di Trieste CAPOLUOGO della Regione”. Dove per “dignità” si deve leggere la volontà di umiliare il Friuli e negare alla lingua friulana il ruolo che i massimi linguisti nazionali ed internazionali le hanno assegnato. Scrisse il padre della glottologia italiana, Graziadio Isaia Ascoli, che il friulano è una “varietà linguistica autonoma”, “una grandezza idiomatica a sé stante” e “divergente dal sistema italiano vero e proprio”.

Nessun dubbio che le modifiche approvate, senza ascoltare per altro la minoranza linguistica friulana stessa, hanno solo una finalità: cancellare la tutela della lingua friulana trasformandola in una ridicola “folclorizzazione” dialettale grazie ai criteri che prevedibilmente verranno previsti per i bandi.

Che sia un assessore triestino, scelto da un Presidente di regione ugualmente triestino, a voler cancellare quanto faticosamente costruito dalla minoranza linguistica friulana negli ultimi decenni, non sorprende. Ciò che amareggia e sorprende è che consiglieri regionali eletti in Friuli si siano prestati a questo massacro.

3 novembre 2019

il presidente
dott. Paolo Fontanelli