Sono passati 20 anni dall’approvazione della L. 482/99. e ancora stiamo aspettando che venga adeguatamente finanziata e attuata!!!
Un amaro anniversario, perché, come scrive il “dottore di ricerca in storia del federalismo e dell’unità europea ed esperto di politiche linguistiche e tutela delle minoranze”, il friulano dott. Marco Stolfo: “Dall’altra ci sono il rammarico per come gran parte di quelle norme siano tutt’oggi lettera morta e la preoccupazione per come continuino ad esserlo”.
Come ha sottolineato l’on. Avv. Felice Carlo Besostri, che ne fu il relatore al Senato, intervenendo in diretta su “Radio Onde Furlane” (all’inizio della registrazione c’è l’intervista di Marco Stolfo e Paolo Cantarutti all’on. Besostri), il ventesimo compleanno della legge 482/1999 può essere celebrato solo ricordandone i contenuti e soprattutto mobilitandosi per rivendicarne la piena attuazione, a beneficio di tutti.
Ringraziamo il dott. Marco Stolfo per averci concesso la pubblicazione del suo ottimo articolo (pubblicato sul quotidiano Il Messaggero Veneto giovedì 12 dicembre 2019 a pag. 43) che non possiamo che condividere in ogni sua parte e offrire alla lettura e riflessione di chi segue il nostro Blog.
………………………..
L. 482/99 – MINORANZE LINGUISTICHE, UNA IMPORTANTE LEGGE ANCORA DA APPLICARE
In questi giorni si celebra il ventesimo anniversario dell’approvazione e poi dell’entrata in vigore della Legge 482/1999, “Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche”. Il primo provvedimento organico che a livello statale ha dato formale applicazione al principio fondamentale, secondo cui “La Repubblica tutela le minoranze linguistiche con apposite norme”, sancito dall’articolo 6 della Costituzione italiana, venne infatti licenziato dal Senato il 25 novembre 1999 e la sua promulgazione risale al successivo 15 dicembre.
La ricorrenza è nel contempo occasione di festa e di riflessione. Da un parte c’è il ricordo della soddisfazione di quei giorni per il conseguimento di un risultato che per almeno tre milioni di cittadini italiani – tra cui i friulani, gli sloveni e i germanici della nostra regione – significava un riconoscimento formale di identità, di diritti e di uguaglianza “nella diversità” e per l’intero Paese rappresentava un avanzamento sulla via della democrazia, coerentemente con la Costituzione e con principi e standard europei. Dall’altra ci sono il rammarico per come gran parte di quelle norme siano tutt’oggi lettera morta e la preoccupazione per come continuino ad esserlo.
La Legge 482/1999 è importante e rappresenta uno spartiacque, tra un “prima” e un “dopo”. Prima di allora in Italia la tutela era “extracostituzionale” – per usare la definizione che ne diede un autorevole costituzionalista come Alessandro Pizzorusso – in quanto riguardava solo alcune lingue e comunità ed era sostanzialmente legata ad accordi e trattati internazionali e a ragioni di “buon vicinato”. C’erano poi le “lingue tagliate” – per riprendere il titolo di un celebre libro sull’argomento, pubblicato da Sergio Salvi negli anni Settanta – e le mobilitazioni, a tutti livelli, finalizzate alla cura di quelle ferite e alla creazione delle condizioni formali adeguate per l’avvio di politiche attive di rispetto e di inclusione, in alternativa ad una consolidata prassi di discriminazione e assimilazione. Non è un caso che molte di quelle iniziative siano partite dal Friuli friulano e sloveno. Basti pensare a quella, pionieristica, intrapresa in Parlamento nel 1973 da Mario Lizzero. Successivamente ci furono diverse proposte di legge, a partire da quelle presentate dai radicali Pannella e Bonino nel 1976, dai comunisti Baracetti e Colomba nel 1978, dal socialdemocratico Martino Scovacricchi nello stesso anno, da Aurelia Gruber Benco nel 1980 e da Roberto Cicciomessere nel 1984 oppure al testo, promosso tra gli altri da Silvana Schiavi Fachin, che nel 1991 fu approvato dalla Camera, ma si arenò al Senato a causa – si disse – della ferma contrarietà del suo presidente, Giovanni Spadolini
Dopo, soprattutto nei primi anni “di vita” della legge, c’è stato un certo dinamismo, nelle istituzioni e nella società civile, che ha avuto effetti benefici quanto meno con la riduzione dell’impatto di alcuni pregiudizi e con l’aumento della visibilità del pluralismo linguistico. Col passare del tempo, però, quella tendenza è venuta meno e così siamo ancora lontani dalla prevista presenza effettiva delle lingue “altre” nelle scuole, nel servizio pubblico radiotelevisivo, nelle istituzioni e nella società ed anzi siamo, per molti versi, in una fase di regressione, caratterizzata dal riemergere di vecchie tendenze scioviniste e dall’affermarsi di nuove paure della diversità.
Come ha sottolineato Felice Carlo Besostri, che ne fu il relatore al Senato, intervenendo giorni fa in diretta su Onde Furlane, il ventesimo compleanno della legge 482/1999 può essere celebrato solo ricordandone i contenuti e soprattutto mobilitandosi per rivendicarne la piena attuazione, a beneficio di tutti.
Marco Stolfo