L’università friulana, una grande eccellenza con problemi da risolvere

PROBLEMI DA RISOLVERE:

 1)   Basta leggere la distribuzione del Fondo Finanziamento Ordinario, anno 2019, alle università italiane per scoprire uno dei problemi fondamentali dell’ateneo friulano.

Ateneo: Trieste
Totale quota base:
55 MILIONI 145 MILA 551
TOTALE QUOTA PREMIALE: 20.952.845
TOTALE PEREQUATIVO: 4.628.984
FFO 2019: 93.067.949

Ateneo: Udine
Totale quota base:
45 MILIONI 863 MILA 605
TOTALE QUOTA PREMIALE: 21.114.793
TOTALE PEREQUATIVO: 879.847
FFO 2019: 78.941.177

La “quota premiale” che vede Udine battere Trieste, ci indica che l’università friulana è una eccellenza (nonostante i 14 milioni di euro annuali complessivi in meno  rispetto all’ateneo triestino). I tanti milioni annuali, mancanti da troppi anni, sono una ingiustizia che all’ateneo friulano sono già costati  moltissimo in termini di sviluppo. Cumò vonde!!  La pazienza è finita!

2) L’art. 26 della legge istitutiva dell’università friulana non è riportato per intero nello Statuto dell’università friulana nonostante sia un articolo fondamentale  in quanto specifica il motivo per cui l’ateneo friulano è stato richiesto dal Popolo friulano e  istituito con legge approvata dal Parlamento italiano: «contribuire al progresso civile, sociale e alla rinascita economica del Friuli e a divenire organico strumento di sviluppo e di rinnovamento dei filoni originali della cultura, della lingua, delle tradizioni e della storia del Friuli».

Gravissima questa omissione: l’articolo 26 va citato per intero nello Statuto dell’università perché esplicita lo scopo primario per cui i friulani hanno voluto il “loro” ateneo e indica le linee guida della programmazione dell’università friulana. Per inserirlo integralmente basta la volontà del corpo accademico universitario friulano e del suo rettore: NON SERVE ALTRO. Inserirlo non significa rinunciare alla indispensabile “internazionalità” dell’ateneo, ma  piuttosto significa indicare nello Statuto che accanto a questa è indispensabile anche  ottemperare all’art. 26 della legge istitutiva.

3) Secondo molti friulani l‘art. 26 di cui al punto 2) sopra indicato, non è ancora stato attuato in maniera sufficiente  e adeguata dall’ateneo friulano.  In particolare  è mancata l’attenzione  alla tutela della minoranza linguistica storica friulana.

4) Difesa indispensabile dell’autonomia dell’ateneo friulano e sua difesa dagli attacchi politici triestini. Trieste non ha mai rinunciato al “suo” sogno di cancellare (o ridimensionare pesantemente) l’università friulana.  Mai Trieste ha smesso di parlare e scrivere di “università unica regionale” e di “corsi universitari doppione” con riferimento ai corsi attivati dall’università friulana.  Mai ha smesso di proporre assurde “Fondazioni regionali universitarie” che non servono se non a ricattare l’ateneo friulano.

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Il corpo docente dell’ateneo friulano, e il suo Magnifico Rettore,  non dimentichino la storia di questo ateneo; non dimentichino i tanti anni di lunghe lotte (del popolo friulano) che hanno visto in prima linea la città di Trieste, il suo ateneo e i partiti politici nazionali dell’epoca nei loro rappresentanti regionali,  più attenti alle lamentele triestine che ai diritti dei friulani, negare al Friuli l’istituzione di una università autonoma statale.  Solo davanti alla compattezza della Comunità friulana, a 125 mila firme raccolte anche sotto le tende del Friuli terremotato e soprattutto davanti al rischio di perdere consenso elettorale, i  partiti nazionali dell’epoca che sedevano in Consiglio regionale concessero l’istituzione  dell’università friulana, dopo però aver tentato di azzopparla con l’assurdo criterio della “non concorrenzialità” (sic!) con l’ateneo triestino. Poi in Parlamento, per fortuna, ci fu chi fece buona guardia agli “sgambetti” triestini e li bloccò.  E’ anche grazie a questi parlamentari friulani se oggi esiste una università friulana di successo.  

Ci sono molti libri sulla storia dell’ateneo friulano, a ricordare e documentare tutto ciò, “sgambetti triestini” inclusi.  Basta aver voglia di (ri)leggerli.