FRIULANO IN RAI: a che punto siamo? – Articolo di Marco Stolfo.

IL “FRIULANO IN RAI”?

FACCIAMO IL PUNTO DELLA SITUAZIONE

Sono diversi gli ambiti nei quali la minoranza linguistica friulana, nonostante l’esistenza di apposite norme statali e regionali, è ancora “in cerca di tutela”. Tra questi figura il settore dei media ed in particolare la questione della (mancata) garanzia della presenza di trasmissioni informative e di intrattenimento in lingua friulana nella programmazione regionale del servizio pubblico radiotelevisivo.

Poiché è in via di definizione una nuova convenzione tra il Dipartimento Informazione Editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri e la Rai, riguardante la sede regionale per il Friuli-VG della concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo e le sue attività, abbiamo chiesto a Marco Stolfo, giornalista ed esperto di politiche linguistiche e tutela delle minoranze, che ringraziamo moltissimo per la sua competenza e disponibilità, di scrivere un articolo per fare il punto della situazione, tenendo conto delle notizie al riguardo che sono circolate nelle ultime settimane.

Comitato per l’autonomia e il rilancio del Friuli

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Friulano in Rai, ecco le condizioni minime per fare finalmente un passo avanti

di MARCO STOLFO
9 giugno 2020

È passato circa un mese e mezzo da quanto, dopo un periodo di sostanziale silenzio, si è nuovamente parlato di Rai e friulano e soprattutto di presenza e utilizzo della lingua friulana nella programmazione radio e tv della concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo. L’occasione che aveva riportato in auge quella questione (almeno) ventennale, che riguarda nel contempo i diritti dei cittadini e la qualità e l’efficacia di un servizio fondamentale, era stata offerta dallo svolgimento di due incontri in videoconferenza, rispettivamente il 24 e il 27 aprile.

Al primo avevano preso parte due esponenti del M5S (il deputato Luca Sut e il consigliere regionale Mauro Capozzella), il presidente dell’Assemblea della Comunità Linguistica Friulana e sindaco di Valvasone-Arzene, Markus Maurmair, e il direttore delle Relazioni istituzionali Rai, Stefano Luppi. Al secondo, convocato dal Corecom del Friuli-VG, erano intervenuti, tra gli altri, il presidente del Consiglio regionale, Piero Mauro Zanin, l’assessore regionale per le lingue minoritarie, Pierpaolo Roberti, il direttore generale di Rai Corporate, Alberto Matassino, e il direttore delle sede regionale, Guido Corso.

Entrambi gli appuntamenti erano legati all’imminenza della scadenza della più recente convenzione tra il Dipartimento Informazione Editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri e la Rai riguardante la sede regionale per il Friuli-VG della concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo e quindi alla definizione dei contenuti di quella che la sostituirà, che dovrebbe essere perfezionata prima dell’estate per avere attuazione a partire dal prossimo ottobre.

Per quanto riguarda il friulano, sono trapelate notizie frammentarie. Dovrebbe esserci la formalizzazione, finalmente, di un minimo di continuità dell’offerta televisiva in lingua friulana e dovrebbe esserne incrementata anche la presenza alla radio, al momento limitata a una novantina di ore di trasmissione all’anno. Il condizionale è d’obbligo, poiché non sono stati resi disponibili dati certi circa le ore di trasmissione radio e tv e le risorse finanziarie destinate a tal fine, a parte la dichiarata “certezza” che saranno di più dei 200mila euro annui previsti nella convenzione precedente, il cui budget complessivo annuale è di circa 12 milioni di euro. Le uniche informazioni “sicure” al momento riguardano la dichiarata volontà di valorizzare la produzione “interna” alla sede regionale e la previsione di una commissione Governo-Regione-Rai, chiamata a approfondire e valutare concretamente i contenuti della convenzione stessa.

Qualcosa (forse…) si muove, tuttavia sono sembrati francamente fuori luogo i commenti trionfalistici di qualche esponente politico nostrano. La medesima valutazione vale anche per le altre reazioni che hanno accompagnato la diffusione di quelle scarne informazioni: sia per la pur comprensibile speranza “rassegnata” espressa da alcuni (per la serie: «alc al è alc, nuie al è nuie») sia per l’altrettanto comprensibile disincanto manifestato da altri (come dire: «se ne parla da vent’anni, la normativa di tutela non è stata ancora attuata e anche questa volta c’è il rischio che siano solo chiacchiere»).

Come abbiamo già scritto qualche settimana fa, pare opportuno avere un altro atteggiamento. In estrema sintesi: né esaltazione, né depressione. Piuttosto, considerato che proprio nelle prossime settimane la convenzione sarà perfezionata, è il caso che chi ne ha competenza intervenga affinché ci siano almeno alcune garanzie “di sostanza”.

Con la consapevolezza che, pur nella migliore delle ipotesi, saremo ancora lontani dall’effettiva attuazione della legge statale di tutela delle minoranze linguistiche in questo ambito (la L. 482/1999), e riconoscendo l’efficacia dell’azione dell’Assemblea della Comunità linguistica friulana, che coerentemente con le sue finalità istituzionali si è mossa per affrontare questo tema, ci permettiamo di suggerire alcune richieste da formulare, che sono nel contempo minimali e imprescindibili, il cui accoglimento all’interno della nuova convenzione permetterà di considerarla effettivamente “un buon inizio”.

In primo luogo è necessario che si preveda la creazione di una struttura formalmente dedicata alla radio e alla tv in lingua friulana. Ad oggi quel poco di friulano presente in Rai dipende dalla struttura di programmazione in lingua italiana: tra forma e sostanza, è un po’ come se una macelleria fosse responsabile del cibo per vegetariani e vegani.

È una questione sia simbolica che concreta e operativa. Questa richiesta, inoltre, acquisisce ulteriore valore se si tiene conto della “promessa” riguardante la valorizzazione della produzione “interna” alla sede Rai per il Friuli-VG.

Un altro aspetto riguarda le competenze del personale coinvolto. Si tratta di competenze linguistiche (l’uso della lingua friulana), professionali (in generale: comunicazione e informazione) e professionali nella lingua (comunicazione e informazione in lingua friulana). Pare opportuno, per più ragioni, che vanno dalla garanzia di un alto livello qualitativo del servizio all’effettiva creazione di opportunità e prospettive occupazionali, che siano previste efficaci modalità di selezione del personale con il riconoscimento e la valorizzazione di queste professionalità, soprattutto se – come è giusto ed auspicabile – la nuova offerta radiotelevisiva comprenderà anche spazi informativi.

Una previsione di questo genere, ovviamente, richiede che siano disponibili risorse finanziarie adeguate.

Si tratta di un investimento che non riguarda soltanto pluralismo linguistico e culturale, diritti fondamentali e qualità del servizio, ma ha una valenza strategica, se è possibile ancor più ampia e rilevante. Ciò vale in particolare per l‘avvio – se ci sarà – di una “vera” programmazione tv in lingua friulana, la quale può contribuire a rafforzare e valorizzare Raitre Bis, che grazie al digitale terrestre ormai da tempo copre l’intera regione sul canale 103.

In questo modo, quello spazio, originariamente creato per le sole ore di programmazione in sloveno e negli ultimi anni utilizzato anche per i programmi regionali in italiano e in qualche caso per proporre qualche audiovisivo in friulano, potrebbe essere potenziato ed offrire, con continuità e varietà, un effettivo palinsesto multilingue, regionale e transfrontaliero, eventualmente sviluppato anche in collaborazione con le tv pubbliche di Austria e Slovenia.

 Marco Stolfo