NON C’E’ SOLO LA “RESILIENZA” RIFERITA ALLE ECONOMIE DELLE IMPRESE CHE OPERANO SUI MERCATI EUROPEI E INTERNAZIONALI – GIORGIO CAVALLO

“(…) Ma negli ultimi mesi il potere evocativo della sostenibilità si è sempre più accompagnato ad una “new entry” denominata resilienza. Termine non inventato ma preso a prestito dalla elettrotecnica dei cui studi ho ancora un vago ricordo.
I 207 miliardi di euro disponibili per l’Italia sono inquadrabili nei “Recovery and Resilience Plans” definiti dalla Commissione della Ue e che l’Italia tradurrà nel suo “Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza” (PNRR). Soldi bramati e contesi da chiunque ritenga di contare, come istituzione o come categoria economica e sociale, nell’Italia di oggi. Le manovre sono in corso, anche se la nostra Regione F-VG sembra piuttosto defilata. (…)

obiettivi di resilienza.

Ed è evidente che questa non è solo riferibile alla economia delle imprese che operano sui mercati europei ed internazionali ma sicuramente comprende una adeguata organizzazione di servizi pubblici che le istituzioni possono fornire, salute ed assistenza sociale in prima istanza.

Ma ci sono pure economie specifiche locali la cui ripresa e magari nuova attivazione sono determinanti per un sano governo del territorio stesso e per la sua sicurezza. (…)

La riduzione del significato del termine resilienza mi pare abbia reso marginale il fatto che la capacità di reazione di un territorio dipende da un complesso di fattori non sempre misurabili con indicatori semplificati. In F-VG nessuno ha oggi una ricetta sicura per combattere da un lato il decremento e invecchiamento demografico e dall’altro l’abbandono di una presenza residenziale in molte aree rurali e montane. Senza presenza ed attività umana diffusa non c’è resilienza che tenga.

GIORGIO CAVALLO – 2 ottobre 2010″

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La redazione del Blog ringrazia l’ing. Giorgio Cavallo per averle concesso la pubblicazione del suo ottimo saggio già pubblicato il 2 ottobre 2020 sul quotidiano “Friulisera.it” e avente come oggetto un tema molto importante per il futuro del Friuli. L’alto rischio che i 207 miliardi di euro disponibili per l’Italia vadano solo ai “soliti noti”  già con le “fauci” spalancate lasciando non risolti tutti i problemi sociali, demografici ed economici delle zone in grave e palese difficoltà, o incrementi la già eccessiva cementificazione del territorio friulano con opere inutili (come  l’autostrada Cimpello-Gemona già cassata dalla Giunta Serracchiani dopo attenta valutazione ma che ora risulta assurdamente riproposta dalla Giunta Fedriga),  è da non sottovalutare.

Le “terre alte” e quelle in crisi demografica/economica,  ancora una volta dimenticate? In regione continuerà a piovere sul bagnato
(ossia su Trieste) dimenticando un Friuli in grave difficoltà?