Comitât pe Autonomie e pal Rilanç dal Friûl
Udine, 9 dicembre 2020
La legge elettorale e crisi di un territorio
Sembra sfuggire il nesso tra legge elettorale e crisi del Friuli, eppure gli “stakenholders” locali dovrebbero vedere cosa sta succedendo: non si vedono proposte concrete di impegno dei fondi europei per lo sviluppo del Friuli e per un recupero socioeconomico rispetto al precipitare della situazione determinata dall’attuale epidemia (tranne che per la solita, indigeribile, Gemona-Sequals…).
Non è certo casuale: la rappresentanza politica dei friulani è spezzettata con leggi elettorali via via incostituzionali, manipolatrici della volontà popolare nella misura in cui gli elettori e le elettrici sono rinchiusi in collegi elettorali e meccanismi costruiti per impedire quanto previsto, ad esempio da norme europee e riconosciuto ad altre minoranze linguistiche in Italia.
Sudtirolesi-altoatesini e valdostani hanno meccanismi elettorali, tramite collegio unico o uninominale, che permettono di rispettare l’unità della minoranza e quindi di rappresentanza, e di conseguenza di rapporto diretto tra territorio ed eletto.
Il Friuli invece subisce una frammentazione e manipolazione della propria rappresentanza a conseguenza dei collegi elettorali disegnati da un lato in funzione della capitale regionale (area non friulanofona, e comunque in spregio all’area slovena) e dall’altro su base puramente numerica inglobando la Carnia con il Friuli occidentale.
Sarebbe stato facile e più corretto fare un unico collegio “friulano” dal Timavo al Livenza, rispettando così le minoranze regionali grazie anche al meccanismo di recupero dei resti, ma a quanto pare il fatto che a Udine ci vogliano il doppio di voti rispetto a Trieste, per eleggere un senatore, non interessa a nessuno. A quasi nessuno, diciamo meglio.
Ci spiace, inoltre, leggere proprio ieri sulla stampa locale, la richiesta della parlamentare Rojc di “rubare” alla minoranza linguistica friulana, anche per il collegio elettorale alla Camera (per il Senato lo scippo è già avvenuto!!) i Comuni friulanofoni della provincia di Udine ove è presente anche la minoranza slovena. Ossia i comuni regionali della provincia di Udine che risultano bilingui (friulano-sloveno) secondo la senatrice Rojc dovrebbero cancellare la presenza della minoranza linguistica friulana per permettere la elezione in Parlamento di un rappresentante della minoranza slovena. Peccato perchè calpestare i diritti di una minoranza vuol dire calpestare i diritti di ogni minoranza!
il presidente
dott. Paolo Fontanelli