Trieste e i triestini? Una realtà spesso molto diversa da quella che il TG regionale RAI delle 19.30 ci racconta ogni giorno……

 

Da “facebook Trieste Verde”:

L’ignoranza di questa politica.  Nel DNA di Trieste

Ogni anno dal Giorno della Memoria a quello del Ricordo e via fino al 25 Aprile e Primo Maggio, si stura l’incontinenza parolaia dei politici, che non sanno nulla della storia recente di Trieste ma la strumentalizzano a proprio uso e consumo. C’è da spaventarsi a vedere che al 99,99% dei candidati alle prossime elezioni comunali il passato della nostra città sia completamente ignoto.
Ed allora riproponiamo all’attenzione uno degli articoli da noi scritti in passato che forse semplicisticamente ma efficacemente tratteggia l’animus dei Triestini, che si sentono Napoleone anche se portano la divisa di vigile urbano.
Ci scusiamo in anticipo con chi si sentirà ingiustamente coinvolto ma la realtà purtroppo è questa e non ci consente di definire i concittadini con lo scontato ed inesatto stereotipo di “Triestini (Italiani) brava gente”.

Dalle leggi razziali alla delazione.  L’indole di una città.

Francamente qui siamo al grottesco ma anche all’inquietante, soprattutto nello zelo delatore e spontaneo dei triestini, che disvela una certa natura presente in città.
Non molto diversa da quella che spinse una percentuale alta di concittadini a inondare di denunce anonime e non il comando delle SS di piazza Oberdan negli anni 1943/45 tali da spingere il comandante, “il Boia di Lublino” Odilo Lotario Globocnik, triestino di nascita, a scrivere una pressante richiesta ad Adolf Eichmann al Comando centrale delle SS a Berlino, per urgente invio di personale ispettivo per dare corso a tutte le denunce.
Nella seconda guerra mondiale la tanto rimpianta Austria fornì al Partito Nazista un numero di iscritti superiore alla stessa Germania, in proporzione alla popolazione, e di dirigenti e criminali di guerra.
A Trieste nacque e visse la sua gioventù Odilo Lotario Globocnik, triestino “domacio”, figlio di un impiegato austriaco e di una slovena. Uno dei più feroci criminali di guerra del Terzo Reich. “Globus” fu mandato ad aprire i campi di sterminio di Belzec, Sobibor e Treblinka, dove furono liquidati centinaia e centinaia di migliaia di ebrei polacchi, e non solo, prima di venir rispedito nella natia Trieste a comandare il corpo delle SS e della Gestapo e ad aprire il campo di concentramento e sterminio della Risiera di San Sabba (circa 5000 tra antifascisti, ebrei, sloveni massacrati e bruciati nel forno crematorio).
Ovviamente per far funzionare la loro rete poliziesca gli occupanti nazisti avevano bisogno della piena e fattiva collaborazione dei fascisti triestini. Che ottennero oltre ogni misura ed aspettativa.
Così come ottennero subito la pronta collaborazione degli industriali locali, di cui un esponente fu nominato Podestà, fantoccio, dagli occupatori tedeschi.
La seconda parte del processo per i crimini commessi in Risiera, quella riguardante proprio il diffuso collaborazionismo locale, fu più volte annunciata ma mai aperta. Sarebbe il caso che qualche serio storico se ne domandasse le ragioni.
Dagli archivi delle SS alla Tiergartenstrasse di Berlino sequestrati dalle truppe americane emergerà che Trieste fu la città, nell’Europa occupata dai nazisti, con il più alto tasso di collaborazionismo spontaneo con i tedeschi.
Analogamente, durante i 40 giorni dell’occupazione Yugoslava di Trieste, una settimana dopo la liberazione, il Comandante della piazza, un generale croato, fece affiggere sui muri della città un manifesto dove si comunicava che da quel giorno il Tribunale del Popolo, istituito per processare i collaborazionisti nazisti e fascisti, non avrebbe più preso in esame le denunce anonime. Perché anche allora tantissime erano state le delazioni spontanee, anonime e non.
La ragione di questo comportamento evidentemente insito nel DNA dei triestini?
Non certo una adesione a due ideologie per altro contrapposte, ma semplicemente la volontà di regolare vecchi rancori personali, invidie, bramosie di ricchezza (le delazioni erano premiate con denaro e beni, mobili ed immobili magari dei denunciati).
Per questo il Gauleiter della Carinzia da cui dipendeva Trieste, Friedrich Rainer, quando veniva in città, faceva suonare l’Inno a San Giusto, anche alle prime teatrali. E perché? Semplice voleva fare forza sulle nostalgie austriacanti di parte dei Triestini per far dimenticare la parentesi italiana e far meglio accettare la nuova identità nazitedesca.

Nella foto l’ufficio di “Globus”: il comando delle SS in piazza Oberdan.”

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COMMENTO DELLA REDAZIONE DEL BLOG

I Friulani dovrebbero conoscere meglio sia la “LORO” illustre storia millenaria (mai raccontata a scuola e ignorata purtroppo da troppi friulani) che la storia di Trieste (troppo spesso raccontata romanzata e deformata dai triestini stessi…)