SE LA POLITICA NON INTERVIENE, IL LAGO DI CAVAZZO DIVENTERA’ UNA PALUDE.
Foto del lago di Cavazzo, oggi.
L’appello. Il lago di Cavazzo diventerà una palude.
Forse non tutti i villeggianti che affollano le sue rive, sapranno che il Lago di Cavazzo ha avuto origine dal quel mare, le cui spiaggie, diventate prima scogliere e poi Alpi, bagnavano la Carnia ben quattrocento milioni di anni fa. E che è questa la ragione per cui a Preone, e in altri luoghi delle nostre montagne, si trovano fossili in abbondanza.
Nell’ultima era glaciale, il Lago è stato poi delimitato dall’apporto di detriti glaciali prima ed alluvionali poi per opera del torrente Palâr e Leale che hanno chiuso la valle. Fino alla metà del secolo scorso il lago era ricchissimo di pesce, alghe e plancton e contribuiva all’economia locale. Era balneabile da maggio ad ottobre ed è sempre vissuto in salute con naturale alimentazione idrica da torrenti e sorgive.
Oggi, purtroppo i villeggianti non amano bagnarsi: l’acqua è molto fredda e la pelle tende a sporcarsi di un sottilissimo pantano. E quando questi villeggianti se ne lamentano con qualche abitante della Valle del Lago, hanno per risposta un racconto. Un racconto dove le esperienze vissute si mescolano agli studi di geologi come Gortani, Marinelli, Specchi, Miccoli, Pironio, Zanier, Tosoni, Cella e ingegneri come Franzil e Garzon che, grazie all’opera di divulgazione dei comitati Salvalago è diventato il comune sentire della Valle.
Si narra di come negli anni ’50 lo Stato permise all’impresa elettrica veneziana SADE , quella del Vajont, per intenderci, la captazione del 75% delle acque carniche, la realizzazione di prese, condotte forzate, bacini e centrali, al fine di trasformare queste acque in energia elettrica. Provocando però nella Carnia occidentale e nel nostro lago, un vero e proprio disastro ecologico. Le “Chiare fresche e dolci acque” di scolastica memoria, divennero greti asciutti per 80 km. Con la costruzione della centrale di Somplago, il più grande lago naturale e temperato della regione, venne trasformato in serbatoio di regolazione, abbassandone la quota di 4 metri, riducendone la superficie da 1,74 km quadri a meno di 1,2 km quadri. E quando, nel 1958, essa entrò in funzione, scaricò nel lago l’acqua turbinata. Un’acqua torbida e gelida che oltre a depositare limo sul fondo del lago portò la sua temperatura ad essere simile a quella di un lago alpino. E iniziò il calvario!
L’acqua faceva saliscendi secondo il funzionamento della centrale, le uova dei pesci in acqua bassa morivano, le alghe venivano coperte dal fango ed il plancton, alimento dei pesci moriva, fino alla totale scomparsa causata anche dal crollo termico. La narrazione continua raccontando come i “comitati salvalago”, dopo aver illustrato le criticità di un progetto di pompaggio, coinvolgendo la popolazione in dieci anni di lotta e studi dimostrativi, dopo la rinuncia di Edipower a tale progetto, abbiano orientato i loro sforzi nel chiedere alla Regione la rinaturazione del Lago di Cavazzo. La Regione non solo ha inserito la rinaturazione nel P.R.T.A, considerando anche l’ipotesi della costruzione di un By-Pass, che convogli lo scarico della centrale a valle del Lago, ma ha anche indetto un concorso di idee su come fare tale By-Pass. Essa ha poi istituito un “Laboratorio lago dei tre Comuni, volto ad individuare le criticità dello specchio d’acqua e proporre soluzioni finalizzate a recuperare condizioni di naturalità e garantirne la fruibilità a fini turistici.”
Questo laboratorio, prosegue la narrazione, si è riunito 4 volte, alla presenza anche di esperti dei tre Comuni. Ma è giunto il tempo di lasciare le analisi e di passare a valutare proposte concrete, anche in vista della scadenza delle concessioni. Perché le incertezze della politica ritardano la costruzione del Bay-Pass e la rinaturazione.
Intanto il fango continua a depositarsi sul fondo del lago, ed è opinione comune che se non si interviene, tra cent’anni forse meno, il lago si trasformerà in una palude.
Remo Brunetti – Cavazzo
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Il Comitato ringrazia Remo Brunetti per avergli concesso la pubblicazione della sua lettera, già pubblicata sul quotidiano il Messaggero Veneto in data 10 giugno 2021 – rubrica “LETTERE” – a pagina 37