Comitato per l’autonomia e il rilancio del Friuli
Comunicato Stampa
11.10.2021
Come un terremoto
Nella conferenza stampa tenuta oggi dai Comitati per la difesa dei piccoli ospedali è stato detto che le riforme della sanità regionali che si sono succedute negli ultimi vent’anni sono state come un terremoto, lento ma devastante per i piccoli ospedali e per la qualità dell’assistenza sanitaria in particolare per gli anziani delle zone montane e pedemontane.
Chiusura di reparti e di pronto soccorsi, scarsezza perfino di ambulanze con situazioni in cui l’elisoccorso risulta molto più lento di un’auto medica o dell’ambulanza, complicazioni burocratiche di ogni tipo per le quali un referto di una visita a Tolmezzo deve essere ritirato a Codroipo oppure una prenotazione sul sito Sesamo talvolta non è possibile e bisogna andare personalmente al CUP dell’ospedale, e così via.
La sanità regionale, e quella Friulana in particolare, erano il fiore all’occhiello di questo territorio, oggi si è detto, supplicato, che serve una azione collettiva di ricostruzione come dopo il terremoto.
Un terremoto! Perché questa è la realtà attuale.
Non per tutti, in realtà, perché il numero di dipendenti (medici, infermieri, impiegati, ecc.) dell’ASUGI (Trieste e Gorizia) riferiti alla popolazione sono più del doppio dei dipendenti dell’ASUFC (ex provincia di Udine). Se nel Friuli centrale venissero assunti mille medici e mille infermieri ci sarebbe ancora squilibrio!
Si è detto che non si vuole che a Trieste vengano sottratte risorse ma che ci sia un equilibrio…
La giunta regionale non si sta rendendo conto della gravità della situazione? Continueranno con la storia che è tutta colpa della presidente Serracchiani la cui riforma sarà stata pessima ma non è stata attuata in buona parte (e sarebbe toccato all’attuale maggioranza) ne cancellata con due righe di una leggina nei primi 100 giorni della giunta Fedriga. E non si parli di risorse che mancano visto che il Governo ha concesso i 700 milioni che Tondo si era visto sottrarre, senza troppe proteste, dal governo Berlusconi-Bossi.
Il Presidente
Paolo Fontanelli