Quale migliore elemento di differenziazione e identificazione di un prodotto, sia agroalimentare che ambientale/turistico, o manifatturiero, della lingua di minoranza parlata in un determinato territorio?
E’ sicuramente la lingua di minoranza, l’elemento numero uno di identificazione anche sul piano del marketing agroalimentare – turistico – manifatturiero – culturale.
E’ questa una realtà volutamente ignorata da chi ha inventato il marchio “io sono FVG”, un marchio totalmente anonimo e del tutto privo di attrattiva.
Chi lo ha inventato parla di “filiera”, parla di “riconoscibilità del territorio” ma fa riferimento a una realtà meramente amministrativa che esiste solo dal 1963 (solo da 57 anni!) con l’istituzione con legge costituzionale dello statuto di autonomia speciale della regione “Friuli (TRATTINO) Venezia Giulia”. Prima del 1963 c’era solo il Friuli (il 95% del territorio della regione amministrativa inventata nel 1963) e l’ex Territorio Libero di Trieste (che ospita solo il 18% della popolazione regionale). Una realtà amministrativa, questa esistente dal 1963, in cui non si riconoscono neppure i suoi abitanti che, al contrario, fanno riferimento esclusivamente al Friuli o a Trieste.
Chi ha inventato l’anonimo marchio “io sono FVG” dimentica “volutamente” l’ABC del marketing e dimentica che le lingue di minoranza sono un grandissimo elemento di riconoscibilità del territorio e di identificazione commerciale dei prodotti che il territorio vuole vendere (turismo, agroalimentare, economia manifatturiera, ecc). Un vantaggio che va a favore dell’intera comunità regionale, triestini inclusi.
Una etichetta con il nome del prodotto che si vuole vendere (sia questo un pacchetto turistico o la brovada friulana DOP o il prosciutto di San Daniele del Friuli, o i prodotti dell’industria del legno, ecc.) scritto in lingua friulana (lingua riconosciuta e tutelata dalla Repubblica italiana all’art. 2 della L. 482/99 che da attuazione all’art. 6 della Costituzione italiana) è un elemento di grandissima attrattiva sul piano del marketing, sia sul piano del riconoscimento del prodotto da commercializzare che del territorio che lo ha creato. Costituisce un elemento identificativo NON COPIABILE da nessuno, oltre che un elemento di grandissimo richiamo sul piano della curiosità del potenziale cliente. Ma, a quanto pare, l’ABC del marketing è totalmente ignorato sia dal Presidente di regione Massimiliano Fedriga, che dai suoi UBBIDIENTISSIMI assessori regionali.
Scrive Marco Stolfo in un suo ottimo saggio del 2010 dal titolo:
( per leggere il saggio basta far scorrere verso il basso il cursore che si trova in alto a destra)
“Lingue di minoranza e promozione del territorio: oggetto, soggetto, opportunità”
” (…) ciò vale anche per l’offerta turistica, che nelle specificità linguistiche e culturali trova elementi di particolare appeal verso l’esterno e di valorizzazione di altre peculiarità ambientali, paesaggistiche e storiche di pregio. Accanto alle tendenze omologatrici della globalizzazizone ve ne sono altre che, nei consumi e nei costumi, tendono a ricercare, promuovere e valorizzare le diversità, dall’enogastronomia, alla cultura, sino al turismo (…)” – MARCO STOLFO