UN SOLO NOME: “FRIULI”. BASTA STORPIATURE, di Paolo Fontanelli – comunicato stampa

Comitât pe autonomie e il rilanç dal Friûl
Comitato per l’Autonomia e il Rilancio del Friuli
Ud
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COMUNICATO STAMPA
15 DICEMBRE 2021

Agli organi di informazione
Ai Consiglieri regionali del Friuli – Venezia Giulia

Il Friuli e i nomi

Per secoli il Friuli era il “Friuli”, conosciuto per i friulani (litigiosi, violenti e ubriaconi nelle cronache del 600 a Venezia, poi addomesticati e diventati saldi, onesti, lavoratori nell’Inno della Società Filologica Friulana in epoca moderna) e per le sue donne, poi per gli emigranti che hanno portato il nome della terra di origine in ogni angolo del mondo, fuggendo dalla fame e dalla miseria di paesi che vedevano incessanti processioni di eserciti affamati.
Ma erano friulani! Una lingua, una Patria dove tornare o da ricordare.

Con un nome.  Friuli.

Una storia, un nome che ora si sta facendo dimenticare storpiandolo in un acronimo insulso e impronunciabile – fvg – o in uno scioglilingua – friuliveneziagiulia – da mettere al posto di Friuli che ricorda lo sberleffo che usava Stalin quando fingeva di sbagliare il nome di qualcuno per far capire che era caduto in disgrazia e di cui a breve non si sarebbe più parlato.
Non serve qui ricordare che la veneziagiulia è una terra immaginaria, un nome dato dal fascismo per indicare una zona conquistata ed ora al di là di confini nazionali, simulacro di luoghi della memoria che non ha corrispondenza nelle ex provincie di Trieste e Gorizia dove nessuno si proclama veneziagiuliano, a differenza dell’orgoglio dei friulani nel definirsi tali.

E’ insopportabile quanto sta avvenendo che o è fatto ignorando tutto ciò oppure è una scelta precisa di cancellare una storia, un popolo.

Perchè imporre lo slogan “Io sono friuliveneziagiulia” se non per dire che noi friulani non contiamo niente, che siamo destinati ad essere il retroporto (avete mai visto il retroporto vero di un grande porto? Forse la zona più squallida di una città portuale) di Trieste.

Un Friuli che si vuole destinato ad essere un territorio con servitù di passaggio per ogni infrastruttura che serva ad altri, verso una progettualità umiliante di sviluppo economico per una terra antica e millenaria ricca oggi di eccellenze agroalimentari, turistiche, ambientali, architettoniche, manifatturiere, linguistiche e con una cultura originale tutta sua.

Quello slogan e quella storpiatura del nome devono finire.

Il presidente del  Comitato
Paolo Fontanelli