BASTA ALLO STRAPOTERE E ALLA PREPOTENZA DEI DERIVATORI IDROELETTRICI CHE SFRUTTANO L’ACQUA ALTRUI A VANTAGGIO DEI PROPRI PROFITTI!!

RICEVIAMO E CONDIVIDIAMO  SIA IL COMUNICATO STAMPA CHE LA BATTAGLIA AFFINCHE’ CESSI IL FURTO DELL’ACQUA PUBBLICA E SI ISTITUISCA UNA SOCIETA’ DI CAPITALI  A PARTECIPAZIONE INTERAMENTE PUBBLICA.

Il Comitato per l’autonomia e il rilancio del Friuli   

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COMUNICATO STAMPA

Il 27 febbraio 2017 i Consiglieri regionali Revelant, Tondo, Riccardi, Colautti, Violino, Marsilio, Ciriani, Zilli e Piccin depositavano la Proposta di legge n.193, che prevedeva la costituzione di una società di capitali, a partecipazione interamente pubblica, operante nel settore dell’energia da denominare “Società Energia Friuli Venezia Giulia – SEFVG”.

Senonchè, il 9 giugno 2017 l’Associazione delle imprese elettriche italiane “Elettricità Futura” indirizzava alla Regione una lettera in cui esprimeva la propria contrarietà non solo all’aumento dei canoni concessori, ma addirittura alla costituzione di tale Società regionale. Ebbene, la società SEFVG è ancora di là da venire e la conclusione amara è una sola: i derivatori idroelettrici sono tanto influenti e potenti da imporsi alla Regione e – viceversa – la Regione è succube dei derivatori idroelettrici.

La stessa situazione si sta verificando in questi giorni a livello nazionale, in relazione alla vigente Legge n.12/2019 che, all’art.11-quater, prevede il passaggio del grande idroelettrico dallo Stato alle Regioni con notevoli vantaggi per i territori montani interessati dalle derivazioni. Ecco che, anche questa volta, le Associazioni dei derivatori idroelettrici “Utilitalia” e “Elettricità Futura”, approfittando dell’esame in Parlamento della Legge di bilancio 2021, indirizzavano una lettera al Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli in cui chiedevano modifiche al vigente art. 11-ter della Legge n.12/2019 a loro vantaggio e a detrimento del ruolo delle Regioni. Richieste di modifiche che, purtroppo, han trovato accoglimento nell’art. 156 del Disegno di Legge di bilancio 2021 del Governo. Conclusione amara: i derivatori idroelettrici si sono dimostrati tanto influenti e potenti da imporsi allo Stato e – viceversa – lo Stato è succube dei derivatori idroelettrici. Per fortuna, l’ art. 156, durante la discussione di ieri in Commissione Bilancio, è stato stralciato, ma temiamo che si tenti di farlo risuscitare. Le Regioni italiane, che sono riuscite a fare la legge entro il 31 0ttobre 2020, in applicazione della legge 12/2019, dovrebbero gestire da sole, predisponendo delle gare per il rinnovo delle Concessioni scadute delle grandi derivazioni la cui potenza nominale dovrebbe restare di 3 MW, non, come impongono i Derivatori nella letterina al Ministro, di essere innalzata a 10 MW per risparmiare sui canoni e per evitare le gare prescritte: in Italia, infatti sono ben poche le derivazioni con questa potenza.

Ce n’è più che abbastanza per dire BASTA allo strapotere ed alla prepotenza dei derivatori idroelettrici che sfruttano l’acqua – risorsa prima dei sofferenti territori montani – per portare e l’energia prodotta nelle aree urbane industrialmente sviluppate e i profitti realizzati nelle proprie tasche, lasciando ai territori montani l’elemosina dei sovraccanoni BIM e i fiumi, torrenti e rii senz’acqua ridotti a pietraie.

Dietro l’inserimento dell’art. 156 nella Legge di bilancio 2021, noi intravediamo l’ interessata e potente manina delle grandi multiutility, il cui pacchetto azionario appartiene in larga misura ai grandi Comuni, per lo più della pianura padana. Ebbene, questi grandi Comuni si comportano come predatori nei confronti dei Comuni montani – prede. Ciò è tanto più inaccettabile poiché la gran parte di questi grandi Comuni è retta da amministratori che, per la loro collocazione politica, dovrebbero avere e praticare la solidarietà ed il rispetto verso i loro connazionali che vivono nelle disagiate condizioni della montagna, dalla quale giunge nelle loro case e fabbriche la corrente elettrica.

E’ necessario che tutte le rappresentanze istituzionali dei nostri territori montani, indipendentemente dalla loro collocazione politica – parlamentari, presidente, assessori e consiglieri della Regione e sindaci, respingano con decisione questo tentativo delle Associazioni dei derivatori di inserire nella Legge di bilancio 2021 i contenuti dell’art. 156, da loro formulati a difesa del mantenimento dei loro profitti e a detrimento dei territori montani sfruttati. E’ necessario che chiedano con determinazione che lo Stato, se deve riprendersi la gestione delle grandi derivazioni delle Regioni che non sono state capaci di legiferare entro la scadenza fissata, lo faccia nel rispetto di quanto prescrive la legge 12/2019, non sui suggerimenti dei Derivatori. Parimenti è necessario che i cittadini della Regione, in particolare gli abitanti dei territori montani, si mobilitino affinchè la sempre più strategica risorsa acqua sia saggiamente utilizzata a vantaggio loro e della terra in cui vivono e non di speculatori, tanto più se “foresti”.

I Comitati di difesa territoriale della montagna – come sempre – sono in campo!

– Comitati Acque Valcellina e Valmeduna
– Comitato per la difesa e valorizzazione del Lago di Cavazzo o dei Tre Comuni
– Per il Comitato tutela acque del bacino montano del Tagliamento: Franceschino Barazzutti

22 novembre 2020