“VISCO – I CATTIVI SONO SEMPRE GLI ALTRI – LA GIORNATA DELLA MEMORIA” di Prof. Ferruccio TASSIN

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
27.1.2021

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Comunicato stampa
con preghiera di pubblicazione
di Prof. Ferruccio TASSIN

“Visco
I cattivi sono sempre gli altri
La Giornata della memoria”

Siamo alle soglie dell’80° anniversario della invasione fascista della Jugoslavia (6 aprile 1941) e siamo alla vigilia della giornata della memoria. Facile per i politici italiani andare in un campo di concentramento nazista (o parlarne). Non che non sia positivo, se accompagnato da coerenza circolare. Meno facile venire in un campo di concentramento nostrano (o parlarne), di quelli tutti italici, di pura marca fascista, con ascendenza ideologica nazionalista (uno ci fu a Visco, in provincia di Udine, febbraio-settembre 1943, con migliaia di reclusi sloveni croati, bosniaci, montenegrini…). Qui si preferisce glissare e, salvo che in pochi casi, alzare il tappeto del tempo, scoparvi rapidamente polvere e sudiciume, e lasciare che tutto cada, mettendoci magari una lapide. L’Italia non ha fatto i conti con questo lercio aspetto della propria storia. Quasi tutti i luoghi hanno visto gli impianti di detenzione smantellati e orfani di memoria. Si disquisisce sui termini “internamento”, “concentramento”, “Lager”, campo, prigione, detenzione, prigionia…  Si sono udite persino parole oscene come “…non era proprio un lager: era un campo di concentramento” [riferito al campo per Jugoslavi di Visco n. d. R.]. Boris Pahor ha dichiarato a chi scrive che in Germania quei luoghi, testimoni di una eclissi della umanità, hanno visto sorgere centri di documentazione, biblioteche ad hoc. Qui nulla di nulla, e spesso chi si interessa è tacciato di essere “filoslavo e antiitaliano”. Brindisi facili e foto a gengiva sciolta sono scambiati per superamento di odi e di opposizioni durati per decenni, penetrati in profondità nell’anima ed in una storiografia piegata ad interessi di parte. Una prova? La relazione della commissione mista di storici italo-slovena, per la valutazione della storia di queste nostre particolari terre di confine, è stata diffusa solo da associazioni, poche associazioni: ICM di Gorizia, Concordia et Pax di Gorizia e Nova Gorica; il Centro “Gasparini” di Gradisca. Tenebra, nel resto d’Italia. Meno di nulla sui libri di testo scolastici. A Visco, c’è uno di quei campi, intatto: certo non si pretenderà che rimangano le tende e le baracche, ma una significativa parte di superficie e stabili esistono, e per di più vincolato dalla Soprintendenza, che ha fatto egregiamente il proprio dovere  Perché non si coglie l’occasione per valorizzare questa rarità della storia, per di più in un luogo per cinque secoli sul confine tra mondo latino e slavo, tedesco e ungherese? 

Ora, il sito che fu anche l’ospedale 0.35 della CRI (vi morirono quasi 600 soldati italiani e austroungarici), campo profughi del Piave (vi morirono 14 persone), è lasciato cadere, e non sono stati usati i 20.000 euro stanziati dalla Regione Friuli VG (sia da quella di centrosinistra, sia dalla attuale).

Chi vuole saperne di più, vada sul sito campoconcentramentovisco.altervista.org

Con grande modestia e istintivo senso di pietà, amministratori locali di Visco, negli Anni Cinquanta, in piena guerra fredda, avevano eretto, nel cimitero del paese, una lapide: 25 nomi di morti nel campo e una corona di spine. Sono stati i primi in Italia, prima dello Stato che ancora non ha fatto nulla! Rimangono, isolati e inascoltati,  ma sono  un esempio.

Ringrazia, ossequia ed augura ogni bene!

Prof. Ferruccio Tassin, coordinatore della Associazione Internazionale “Terre sul Confine”