Quale modello per una scuola regionale?

Limite al numero di studenti stranieri nelle classi.

Comincia così il progetto di regionalizzazione del sistema scolastico: un pessimo inizio perché crediamo che la risposta debba essere un’altra.

Deve essere un’altra perché la situazione demografica del Friuli, con poche nascite “autoctone” e con aree in cui i lavoratori stranieri vivono stabilmente, rischia di avere come conseguenza la chiusura di classi e la migrazione degli alunni in altri comuni. La limitazione degli stranieri può essere gestita ma solo coordinando tutte le scuole dell’area interessata, con lo spostamento di immigrati e di autoctoni, con servizi di trasporto e di suddivisione secondo criteri di pianificazione centralizzata oggi politicamente e socialmente non facilmente proponibili. Ne sarebbe accettabile che gli uni restino vicino casa e gli altri debbano cercarsi una scuola in comuni più o meno lontani, in un sistema discriminatorio socialmente ingiusto.

Resta il problema di non creare “classi ghetto” e per questo serve equilibrio nella formazione delle classi, risorse per i progetti di integrazione, coinvolgimento di tutte le bambine e bambini nei programmi extracurricolari e nella attività sportive e formazione specifica per gli insegnanti.

L’ineluttabilità della presenza degli immigrati nella società regionale deve essere affrontata pensando al loro coinvolgimento pieno nella società, non nel rendere difficile il loro inserimento e la nostra storia di friulani dovrebbe insegnarci qualcosa.

Una scuola regionalizzata deve rispondere anche ad una esigenza specifica del nostro territorio: quell’educazione plurilinguistica assolutamente indispensabile, rivolta al friulano ed alle altre lingue regionali, senza la quale la nostra specialità diventa sempre più labile.

Paolo Fontanelli

Elezioni europee: Europa degli stati o il Rilancio delle regioni?

Comitato per l’Autonomia e il Rilancio del Friuli

Comunicato stampa
Elezioni europee: Europa degli stati o Europa delle regioni?

Il 26 maggio si vota per l’Europa ed ai friulani si prospetta una scelta complessa poiché la legge elettorale, definita “europorcellum” penalizza la minoranza friulana impedendo meccanismi simili a quelli che favoriscono la rappresentanza della minoranza in Sud Tirolo.

Manca, nel dibattito elettorale, un progetto chiaro di valorizzazione delle identità regionali, manca una risposta alla domanda di indipendenza della Catalogna, manca complessivamente l’attenzione al tema delle minoranze mentre cresce sempre più forte il richiamo allo stato-nazione, alla chiusura delle frontiere, al “prima i …” in un cortocircuito esiziale per il Friuli.

Serve anche per un funzionamento agile ed equo e più unitario delle istituzioni europee che devono tararsi anche per risposte consone alle dimensioni continentali dei nostri competitori, senza perdere di attenzioni ai problemi delle famiglie, dei giovani e del lavoro; dell’innovazione che avanza, accompagnata dal problema delle espulsioni dei deboli e impreparati, creando nuove gerarchie e intolleranze tra e nei vari paesi. Innovazione che però crea nuove opportunità anche sul campo ambientale che deve sempre più concretamente affrontare il rischio del degrado dei territori e del clima. Il Friuli multilingue, fiero della propria diversità e della propria storia di regione d’Europa ha bisogno di poter avere dai propri rappresentanti a Bruxelles risposte chiare e precise per il proprio sviluppo economico e sociale, risposte che non possono essere nè di chiusura nè di rafforzamento dei centralismi.

La scelta non è facile ed alle elettrici ed agli elettori friulani chiediamo uno sforzo di analisi attenta per un voto per un futuro di pace e di sviluppo per la nostra terra.

per il Comitato per l’Autonomia e il Rilancio del Friuli
il presidente
Paolo Fontanelli
21 maggio 2019

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ELEZIONI EUROPEE: POSTILLA

Certe volte nei comunicati stampa si danno per scontate alcune premesse che poi possono risultare non chiare e quindi nel nostro ragionamento sul voto del 26 maggio aggiungiamo che avremo bisogno di rappresentanti a Bruxelles che sostengano le politiche linguistiche e culturali in Friuli. In tempi recenti abbiamo visto poco in questo campo!

Paolo Fontanelli

Un senatore in più al Trentino e uno in più all’Alto Adige : l’avevamo già detto in gennaio!

L’avevamo già detto in gennaio!!

Riproponiamo il nostro POST del 9 gennaio 2019. Purtroppo avevamo ragione!

Comunicato stampa
9.1.2019

Un senatore in più al Trentino
e uno in più all’Alto Adige

Fa poco clamore la riforma per ridurre il numero di senatori che si sta discutendo in Senato.
Eppure in Friuli dovrebbe far saltare sulla sedia i nostri politici poiché già col sistema elettorale attuale il Friuli, e Udine in particolare, è sotto rappresentato in Parlamento rispetto all’area triestina; con questa riforma resterà qualcosa?

La SVP sta riuscendo a mantenere l’attuale livello di presenza (ed un rafforzamento dell’autonomia provinciale e regionale) e quindi, rispetto alla riforma in preparazione, un senatore in più al Trentino e uno in più all’Alto Adige grazie al proprio peso politico, ai voti che raccoglie, alla forza con cui difende i diritti della propria minoranza che già gode di consistenti tutele extra-costituzionali grazie a clausole contenute in trattati internazionali imposti all’Italia dopo la sconfitta nella seconda guerra mondiale e pur essendo una minoranza numericamente inferiore alle minoranze friulana e sarda (rispettivamente 314.000 tedeschi in provincia di Bolzano, circa 650.000 friulani e un milione di sardi).

In Regione non siamo riusciti a ricontrattare con Roma i fondi taglieggiati da Berlusconi, Renzi, ed ora Conte, non si sta procedendo con la richiesta di nuove competenze, ed ora perderemo peso politico in Senato. A scapito del Friuli, ben s’intende!

per il Comitato per l’Autonomia e il Rilancio del Friuli
il presidente
Paolo Fontanelli

NUOVE SERVITU’ PER IL FRIULI – Comunicato Stampa

 

Comitât pe Autonomie e pal Rilanç dal Friûl

Comunicato stampa
7 maggio 2019

NUOVE SERVITU’ PER IL FRIULI

Non è un problema di modello di accoglienza, non è un problema di come si vuol vedere il problema dei migranti, sia problema o opportunità, ma perchè il Friuli deve farsene carico anche per conto di altre Regioni, di altri territori?

L’assessore regionale alla sicurezza, Pierpaolo Roberti, ha dichiarato la disponibilità della Giunta Fedriga a trasformare la nostra terra in un centro di raccolta degli immigrati irregolari sparsi in giro per l’Italia.

I casi sono due: o si vuole approfittare dell’opportunità data dai migranti per contrastare il calo demografico e il fabbisogno di manodopera con un vero e proprio ribaltamento della politica della Lega o, molto più probabilmente, si pensa di militarizzare per l’ennesima volta la nostra Regione aumentandone di fatto l’insicurezza, perchè non si vedono progetti di integrazione ma solo di improbabili espulsioni, compiacendo i vertici nazionali che in questo modo mettono il problema degli immigrati “sotto il tappeto”, nel lontano Friuli, di fatto con la riedizione di nuove servitù.
Ancora una volta sulla pelle dei friulani!

per il “Comitato per l’Autonomia e il Rilancio del Friuli”
il presidente
Paolo Fontanelli

ECONOMIA REGIONALE TRA CITTA’ METROPOLITANA E FRIULI

fotografia del Comitato

Comitât pe Autonomie e pal Rilanç dal Friûl

 

Comunicato stampa

Economia regionale tra città metropolitana e Friuli

 

Dai dati della CCIAA di Udine che troviamo sul sito della Camera di Commercio di Udine:

http://www.ud.camcom.it/uploaded/Statistica_ed_economia/studi/territorio/imprese_udine_11_2017.pdf

estrapolando alcune cifre relative al 2018 si rileva che il tasso di crescita, nell’area Pordenone – Udine risulta paria a – 0,32 (- 0,64 nel ’17) contro una media nazionale di +0,52% . Emerge poi il dato di Gorizia che subisce un più pesante arretramento.

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