UDINE? E’ un quartiere di Trieste!

Consiglio Comunale udinese del 17 febbraio 2020: ratifica dell’accordo che trasforma Friuli Innovazione in un feudo triestino.

Incredibile la seduta del Consiglio Comunale di Udine. La fantascienza non è nulla in confronto a quanto si è ascoltato (interventi della maggioranza di governo comunale)  durante la seduta del 17 febbraio 2020.

La conclusione? Udine non è la Capitale del Friuli ma un quartiere di Trieste.

Non importa, il Friuli e i Friulani  faranno a meno di questa città con la puzza sotto il naso  che ha rifiutato il ruolo di Capitale del Friuli per essere un quartiere di Trieste, e si è dimostrata una fedele esecutrice degli ordini di Alessia Rosolen e Massimiliano Fedriga (entrambi triestinissimi).

Per il Consiglio comunale di Udine va bene, anzi benissimo che il “predatore” (Trieste e i suoi centri di ricerca) si impadronisca di Friuli Innovazione (la preda): ne prendiamo atto!!

Pure la Comunità friulana né prende atto e va avanti senza Udine.  Andremo là dove c’è ancora il Friuli (Talmassons, Codroipo, Spilimbergo, Romans d’Isonzo, Cividale, Tolmezzo, ecc.) e da lì partiremo per difendere il Friuli da chi lo vorrebbe preda.

Udine? Questa sera si è cancellata dalla carte geografiche del Friuli. Non la difenderemo più: non lo merita.  Si trasferisca pure alla periferia di Trieste.

Il Sindaco di Udine? Un finto friulano che è prima “leghista triestino” e poi friulano. Ci risulta abbia sempre ignorato le missive che gli segnalavano che i cartelli stradali bilingui di Udine (friulano-italiano) vengono troppo spesso sostituiti con cartelli monolingui (solo italiano);  e ora ha svenduto Friuli Innovazione a Trieste.

Non importa, la Comunità friulana  può fare a meno sia di Udine che del suo Sindaco triestinocentrico. Il Friuli ha saputo superare il dramma del terremoto del 1976, saprà difendersi anche dal “predatore” triestino.

Un grazie al Consigliere comunale  Enrico Bertossi che “invano” ha cercato di far capire alla destra triestina del Comune di Udine che da oggi in poi, senza Friuli Innovazione  “friulana”, il Friuli sarà più povero.

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TRIESTE E LA LOGICA DEL “PREDATORE”!!

Il Friuli o ridiventa una “comunità politica”,
o scomparirà presto.

di Sandro Fabbro

Grazie alle recenti dichiarazioni del Sindaco di Udine (MV, 06.02.2020) apprendiamo, anche se con notevole ritardo perché la questione andava avanti da tempo, che, il riassetto societario di Friuli Innovazione porterà ad un controllo triestino di un asset friulano. Almeno ora siamo tutti avvisati. O si fa qualcosa o, piano piano e senza colpo ferire, si scompare.

D’altra parte, l’Assessore regionale Alessia Rosolen che, per competenza, ha seguito la vicenda, è stata, come sempre (le va dato atto), piuttosto chiara: “La ristrutturazione societaria di Friuli Innovazione è una risposta alle istanze dell’Università di Udine, della Camera di Commercio e di Confindustria Udine”. Come dire che è inutile rivendicare la friulanità di Friuli Innovazione, se gli enti friulani che ne fanno parte, in primis, auspicano un riassetto che vada a favore di una governance triestina. L’Università di Udine sembra sia stata la prima a tirarsi fuori da Friuli Innovazione. Certamente avrà avuto delle valide ragioni “aziendali” a monte, ma non pare accettabile che: a. un ente di quella importanza per tutto il Friuli e che ha per Statuto “l’obiettivo di contribuire al progresso civile, sociale e alla rinascita economica del Friuli”, prenda, in solitudine, la decisione di abbandonare Friuli Innovazione che essa stessa aveva voluto nei primi anni duemila; b. che enti pubblici che hanno come missione lo sviluppo del territorio friulano, deleghino pezzi importanti dell’innovazione industriale friulana a una direzione strategica che di fatto si sposta a Trieste. E ciò, non per una pregiudiziale chiusura verso gli enti di ricerca di Trieste (i cui meriti e capacità sono fuori discussione), ma perché, non esistendo reciprocità, si determina uno squilibrio inaccettabile. Da almeno vent’anni, infatti, il patto paritario tra Friuli e Trieste (a uno il presidente della Regione e all’altro il capoluogo), che aveva fondato la Regione FVG, non è più osservato e, da allora, la situazione è decisamente squilibrata a favore di Trieste. In questo squilibrio, è inevitabile che la “città metropolitana” di Trieste sia già di fatto (anche se non lo è ancora di diritto) al lavoro e consideri il Friuli, che oggi non esiste né politicamente né istituzionalmente, un territorio di conquista (voci autorevoli sostengono che Friuli Innovazione è solo un “boccone” e che altri ne seguiranno anche più ghiotti) perché questa è la logica, spietata ma realistica, del “predatore” nei confronti delle “prede” che non possono o non sanno come difendersi. E’ pura cortina fumogena asserire, peraltro, come qualcuno ha detto cercando di sminuire la questione, che si tratti dei “soliti campanilismi”. Si potrebbe ricorrere a questa spiegazione se fosse vero anche il contrario, e cioè se Udine fosse nelle condizioni di mirare a conquistare gli asset di Trieste. Ma così non è.

 La posizione del Comune di Udine ora è debole e apparentemente isolata ma potenzialmente rilevante. E’ l’unico soggetto istituzionale rimasto che può legittimamente candidarsi a difendere una linea del Piave e passare all’azione propositiva. Per farcela, però, deve darsi un piano all’altezza della sfida e trovare gli alleati giusti. Si deve auspicare che i tre enti, di cui sopra, diventino alleati a tutti gli effetti. Ma Udine deve muoversi anche verso tutti i comuni friulani. Non è cosa facile, sappiamo! Ogni Comune, in Friuli, oggi più che mai, è una polis per conto suo. Nell’antica Grecia le poleis, le città-stato come Atene, Sparta, Tebe, Corinto ecc. erano sempre in lotta tra di loro. Tuttavia, nel momento del bisogno, per non perdere la loro libertà e le loro prerogative, sapevano allearsi o addirittura federarsi per reagire assieme. Ovvio che qui non si è in guerra e non si tratta di difendersi da un nemico. Conviviamo, Friuli e Trieste, nella stessa Regione. Ci mancherebbe! Ma, fatte le debite proporzioni, si deve chiedere con forza, nell’interesse della stessa unità regionale, un sostanziale riequilibrio tra Friuli e Trieste. Udine ha l’obbligo di partire per prima con delle proposte. Per non rischiare di rimanere sola deve mostrarsi convincente verso gli altri Comuni friulani. Lanci, quindi, una proposta aperta e non egemonica a tutti i Comuni friulani (quelli di qua e di là, di su e di giù), affinché uniscano le loro forze per chiedere una istituzione politica capace di far emergere una visione unitaria e strategica dello sviluppo economico-territoriale, altrimenti il Friuli scomparirà in poco tempo.

Prof. Sandro Fabbro

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La Redazione del Blog e il Comitato per l’autonomia e il rilancio del Friuli, ringraziano il prof. Sandro Fabbro (docente presso l’Università del Friuli) per averci  concesso la pubblicazione del suo ottimo articolo, già pubblicato sul quotidiano Il Messaggero Veneto (Udine) giovedì 13 febbraio 2020 a pagina 42, rubrica “L’INTERVENTO” 

FRIULI INNOVAZIONE, FEUDO TRIESTINO?

“INNOVAZIONE, FEUDO TRIESTINO?” : questo l’allarmato titolo di un articolo pubblicato sul settimanale della Arcidiocesi di Udine, La Vita Cattolica,  il 15 febbraio 2017.

Articolo a cui veniva affiancata una intervista all’allora Presidente del Parco scientifico e tecnologico di Udine “Friuli Innovazione”, Germano Scarpa,  e dall’altrettanto significativo titolo “SI’ AL MERITO…..”

Friuli Innovazione non solo è una grande eccellenza nel panorama regionale della “Innovazione tecnologica” ma ha anche una RARA caratteristica: SI AUTOFINANZIA. Come dovrebbe essere noto a tutti che “Friuli Innovazione” è una grande eccellenza – RICONOSCIUTA –  a livello europeo ed internazionale.

Perché dunque cedere alla Regione il controllo su questa eccellenza friulana che si è sempre autofinanziata e con i bilanci in attivo?

Regione, oltre tutto,  rappresentata oggi da un assessore – la triestina Alessia Rosolen – che risulta “guardata” con molto sospetto  dalla Comunità friulana per le sue note posizioni politiche triestinocentriche e anti-friulane….

Perché la Confindustria udinese – nelle scelte del suo direttivo – ha voluto cancellare l’autonomia di “Friuli Innovazione” e farla diventare un feudo triestino (Area science park)?  Il solito masochismo friulano che non crede nelle sue eccellenze e considera “più verde l’erba del vicino”? O una classe dirigente sempre meno friulana e sempre più triestinocentrica?

Nell’articolo pubblicato  sul quotidiano Il Messaggero Veneto, venerdì 7 febbraio 2020, a pagina 21 e a firma di Cristian Rigo, leggiamo:
“da un fatturato di 1,9 milioni di euro nel 2017, Friuli Innovazione è passata  a 2,2 milioni nel 2018 e ai 2,7 lo scorso anno. L’aumento si deve ai progetti, vero core business della società passati a loro volta da 1 milione di euro nel 2017 a 1,9 milioni del 2019”.

Non c’era dunque nessuna necessità di far entrare Area in Friuli Innovazione, né di ampliare e modificare la struttura societaria.

SQUADRA CHE VINCE NON SI CAMBIA!!

 

FRIULI INNOVAZIONE, UNA ECCELLENZA FRIULANA DA DIFENDERE AD OGNI COSTO!

 

“Friuli Innovazione” è una eccellenza da ogni punto di vista, che si è sempre autofinanziata,  e che va difesa sia dal centralismo triestino che da sempre sta tentando di cancellare questa eccellenza friulana inglobandola in una unica realtà regionale a capo della quale avremmo i Centri di ricerca triestini (Area Science Park)  notoriamente super finanziati con fondi pubblici sia statali che regionali, che dalla politica regionale  sempre al servizio dei desiderata di  Trieste.

Questi i dati che fanno di “Friuli Innovazione” una eccellenza  a livello internazionale. Dalla stampa locale:

1) Friuli Innovazione, i ricavi aumentano del 30%. – 6 agosto 2019 –

2) Friuli Innovazione investe sulle start-up, opportunità per tutto l’alto Friuli –  2 agosto 2019

3)  20 maggio 2019 – (…) I numeri sono stati illustrati ai soci – tra cui per la prima volta la Regione, che è subentrata acquisendo le quote della fu Provincia di Udine – dal presidente uscente, l’imprenditore Germano Scarpa. “Sono ancora una volta particolarmente orgoglioso del risultato gestionale – ha commentato Scarpa – perché evidenzia l’eccellenza di una struttura che si autofinanzia principalmente procurandosi contributi attraverso schemi competitivi europei, nazionali o regionali, ai quali partecipa presentando progetti di ricerca e innovazione a favore del territorio”.
Da vent’anni Friuli Innovazione svolge la propria mission a supporto della competitività dell’intero territorio, introducendo nuovi modelli di business, programmi e servizi alle imprese, sforzandosi soprattutto di raccoglierne le esigenze e a aiutarle a innovare. Contemporaneamente si occupa della gestione del parco scientifico e tecnologico di Udine, che conta 43 realtà insediate – oltre al laboratorio di genomica e a quello sull’additive manufacturing – e dell’erogazione dei servizi dell’incubatore certificato d’impresa, che ha supportato la nascita di nascita di 65 di startup (di cui 23 iscritte al registro nazionale startup innovative) e creato più di 250 posti di lavoro. (….)

E cosi scrivevamo il 29 gennaio 2018 in un nostro Post: “FRIULI INNOVAZIONE” PROTAGONISTA A BRUXELLES: PECCATO CHE PER L’ENTE REGIONE ESISTANO SOLO GLI ENTI DI RICERCA TRIESTINI!!”

Quando la classe dirigente friulana incomincerà a difendere le eccellenze friulane dagli appetiti triestini, incominciando a protestare e a  battere i pugni sul tavolo di Fedriga? La regione vuole comandare? E perché mai? E dopo “Friuli Innovazione” a quale altra splendida realtà friulana toccherà d’essere cancellata perché così vuole Trieste?

Friuli Innovazione” è una grande realtà europea di successo che fino ad ora si è sempre autofinanziata. Dov’era fino ad ora la politica regionale? A coccolare e strafinanziare “Area Science Park”? 

” Squadra che vince”….non si tocca!!