L’impegno verso una produzione di energia elettrica abbondante,
non inquinante, a buon prezzo e sicura
di Giancarlo Castellarin
Come tanti altri cittadini ho apprezzato gli impegni del nuovo Dicastero della Transizione Ecologica e dell’ENI, riguardanti il ruolo della fusione nucleare come fonte di energia, tema che riguarda la vita concreta e quotidiana di ciascuno di noi. Il pianeta è sempre più affamato di energia pulita, sicura e a buon prezzo, ed è doveroso affrontare senza pregiudizi il problema dell’inquinamento ambientale mondiale. I combustibili come l’idrogeno dovranno trovare la giusta allocazione, permettendo una migliore e pratica sostituzione dei combustibili fossili liquidi nei trasporti, e riducendo il ruolo delle batterie. Anche le Energie Rinnovabili possono giocare un ruolo, senza entrare però in conflitto con l’agricoltura e il paesaggio.
Bene ha fatto il Santo Padre dalla Grecia a ripetere il monito alle potenze del pianeta di essere più fattive rispetto agli impegni ambientali presi. Gli egoismi dei paesi forti come Francia, Germania , Inghilterra, Russia , USA, Giappone, Cina non sembrano sempre aiutare le soluzioni possibili perché il sovranismo imperante e la mancanza di solidarietà non permettono una sufficiente collaborazione.
Il settore dell’energia nucleare da fusione potrebbe, in un futuro prossimo, contribuire all’implementazione di più avanzate soluzioni tecnologiche e competere con le energie rinnovabili per sostituire le centrali di produzione di elettricità alimentate a combustibili fossili, corresponsabili dell’aumento della CO2 nell’atmosfera.
Il termine “fusione nucleare” allarma molti cittadini perché viene confuso con quello di “fissione nucleare”, che processa una miscela di uranio e plutonio che è il combustibile delle odierne centrali nucleari, che producono scorie ad altissima radioattività che impiegano 100.000 anni ad esaurirsi.
La fusione nucleare è un indubbio passo in avanti perché il suo combustibile base è l’idrogeno, che è uno degli elementi più presenti in natura. Qualora non venga usato Trizio come comburente nella fusione perchè provocherebbe rifiuti radioattivi, non ci sono consistenti obiezioni a questo processo.
Per Paesi con assetto energetico dipendente dalla fissione nucleare o dalla relativa abbondanza di combustibili fossili (come USA, Russia) sarà difficile la transizione verso la fusione nucleare, come lo sarà per i paesi troppo dipendenti dall’import di fossili come l’Italia e la Germania, perché è una riforma costosa anche se con forti ricadute di sviluppo tecnologico.
Il tema dell’aumento del consumo di energia elettrica previsto per i prossimi decenni, e il costo dell’energia stessa, sono ben presenti e costituiscono un motore per ricercare nuove fonti di approvvigionamento a basso impatto ambientale e a basso costo, andando così incontro alle aspettative della società e delle imprese. In questo contesto si stanno muovendo i numerosi centri di ricerca impegnati nella realizzazione di impianti per la produzione di energia da fusione nucleare utilizzando diverse soluzioni, ad esempio il centro europeo ITER.
Nei mesi scorsi abbiamo avuto finalmente un autentica sorpresa tecnologica, vale a dire l’attivazione di un vero reattore a fusione, da parte di un’azienda privata (Helion Energy, stato di Washington, USA) della taglia di 50 megawatt, che a breve avvierà un consistente impianto atto a impattare sul mercato energetico.
La Francia invece conferma decisamente il suo piano energetico nazionale che scadrà nel 2050, basato sulla costruzione di rinnovate centrali a fissione EPR, per sostituire le più datate tuttora in marcia, e fronteggiare i previsti importanti aumenti di consumi di energia elettrica dei prossimi decenni.
Per quanto riguarda la produzione di rifiuti radioattivi, comunque si deve proseguire con iniziative più decise per una loro drastica riduzione che la fusione nucleare consentirebbe nell’immediato.
L’incredibile sviluppo tecnologico dei laser per avviare la fusione, assieme alla produzione di particelle cariche elettricamente che rilasciano direttamente una corrente elettrica passando attraverso un campo magnetico, per connettersi direttamente alla rete elettrica, permetterà più alti rendimenti. A Monaco di Baviera la Marvel Fusion sta realizzando l’impianto Polaris, a base laser per un prototipo di centrale elettrica a fusione con sopradetti criteri, commercialmente attraente e quindi diffusiva della nuova tecnologia. L’australiana HB11 Energy propone un reattore con fusione non termica usando la tecnologia laser, impiegando oltre all’idrogeno il boro come combustibile che è presente anche in Toscana nell’ area delle colline metallifere.
Giancarlo Castellarin
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La lettera a firma di Giancarlo Castellarin, che ringraziamo per averci concesso la pubblicazione del suo elaborato, è stata pubblicata sul settimanale “La Vita Cattolica” mercoledi 15 dicembre 2021.