Il distretto della sedia (Manzano) non è più quello di 20 anni fa: serve ancora una nuova arteria stradale progettata 20 anni fa?

 

BASTA CONSUMARE SUOLO PUBBLICO
CON PROGETTI ORMAI SUPERATI!

Da: https://www.pattoperlautonomia.eu/gruppo-consiliare/1104-bretella-san-vito-al-torre-nogaredo?fbclid=IwAR31RxMOoHVIne3dAA-YPgLPgQrGk7E5itqf9ED5nzXf25NESjzVZR6YMpY

“(…)  «È necessario chiarire fin da subito i veri numeri del traffico che verrebbe coinvolto qualora si costruisse la bretella San Vito al Torre-Nogaredo, considerato che i dati attualmente citati nel progetto si riferiscono a un contesto profondamente mutato rispetto a vent’anni fa quando era stato avviato il ragionamento sull’opportunità di realizzare un nuovo collegamento stradale a supporto del Distretto della sedia». Così è intervenuto il capogruppo del Patto per l’Autonomia, Massimo Moretuzzo, oggi, nel corso dell’audizione in IV Commissione dei rappresentanti del Comitato No strada San Vito-Nogaredo sul collegamento stradale Palmanova-Manzano. (….)”

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Cosi si è espresso il  “Comitato No Strada San Vito – Nogaredo”  in IV Commissione il 15 giugno:

(…)   durante un’audizione riservata ai rappresentanti del Comitato No strada San Vito-Nogaredo. (…). Utilizzando un video esplicativo, dal canto loro, gli auditi si sono concentrati sulle problematiche legate alla viabilità lungo il collegamento tra il casello autostradale di Palmanova e Manzano, auspicando “di non veder realizzate strade inutili e by-pass in fase di progettazione come quello tra San Vito e Nogaredo al Torre”, ma sostenendo piuttosto l’adeguamento di arterie già esistenti come la Sp50, la Sp2 e la Sr252. L’audizione ha aperto la seduta pomeridiana della IV Commissione, moderata dal vicepresidente Lorenzo Tosolini (Lega), facendo esplicito riferimento agli “800 ettari di campi e boschetti che si estendono tra San Vito, Nogaredo, Ialmicco e Visco dove, nel bel mezzo di una zona agreste, si vuole costruire un’inutile e costosa strada. Un vero ecomostro che, a partire da una rotonda sulla Sr252, promette di deturpare i paesaggi”. Lo scenario dipinto dagli ospiti prende il via da una serie di scelte prese “oltre 20 anni or sono, nel pieno dello sviluppo dell’industria della sedia, per snellire il traffico tra Manzano e il casello autostradale di Palmanova. Oggi – è stato tuttavia rimarcato – il flusso si è drasticamente ridotto e perciò nuove arterie non servono più neppure alle industrie del Manzanese”. I portatori di interesse hanno anche evidenziato come “il percorso sia stato più volte modificato, anche in seguito alle vibranti proteste delle comunità coinvolte. Nel 2016 si è deciso di riqualificare solo le strade esistenti, eccetto il tratto San Vito-Nogaredo che va migliorato e messo in sicurezza. La via corretta è quindi il miglioramento dell’esistente, senza distruggere ulteriori terreni, spendere inutilmente denaro pubblico e danneggiare l’agricoltura e l’ambiente”. “Sarebbe un disastro, perché la strada corre da 3 a 7 metri sul piano di campagna – hanno spiegato Edo Billa, Monica Govetti ed Eric Nardin – e costituisce quasi un argine attraverso 800 ettari di campagna, spaccando quasi a metà l’area e sconvolgendo la viabilità rurale. Non a caso abbiamo raccolto oltre 70 firme contrarie di agricoltori locali. Il traffico si è comunque ridotto del 90% su una strada che ha sempre retto, senza problemi di incidenti. Tra le cause del declino del Manzanese, del resto, non viene mai rilevato il problema della viabilità”. La richiesta del Comitato è infine quella di “procedere a una nuova analisi del traffico che – si sono detti certi i suoi rappresentanti – dimostrerà come il by-pass sia del tutto inutile. Piuttosto, vanno messe in sicurezza e riqualificate le strade esistenti, evitando una scelta devastante”. (…)”

FONTE:  (leggi la notizia)Foto FVG – Archivio immagini

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DOMANDA:  Perchè la Giunta regionale Fedriga e il competente assessore regionale, sono così ottusi da intestardirsi a voler realizzare un progetto pensato 20 anni fa quando il “Distretto della sedia” era una realtà molto diversa dalla attuale?  In questo Distretto il volume dei traffici stradali si è moltissimo ridimensionato: perchè la politica regionale non ne tiene conto?  La nuova strada oggi non serve più: basta sistemare l’esistente come dimostrato in audizione dai rappresentanti del “Comitato No strada San Vito-Nogaredo”. Non possiamo che concordare con la tesi esposta da questo comitato.   

GIUNTA REGIONALE: “IL FRIULI QUESTO SCONOSCIUTO”

 

Il Friuli, regione storica e geografica millenaria, oltre che plurilingue e pluricentrica, pare essere un oggetto misterioso per troppi assessori regionali della attuale Giunta regionale.

Non che prima le cose andassero meglio….

Da Bini che, invece di puntare sul brand FRIULI, si inventa una alleanza con la regione Veneto per la propaganda turistica delle spiagge friulane e  invece di puntare sulle ricchezze ambientali, culturali, storiche e linguistiche del Friuli, annega la nostra regione (Friuli al 90%) nell’anonimato più devastante.

Ma cuant che al mancje la  cognossince del luc di dulà che si vîf….al è pôc ce fâ!

Da Roberti che entra come un elefante in un negozio di cristallerie e, senza consultare la minoranza linguistica friulana, distrugge la politica linguistica di tutela di questa minoranza (oltre il 50% della popolazione regionale!!) disconoscendo e cancellando competenze e  professionalità  che hanno fatto la storia  della lingua friulana e istituendo assurdi bandi annuali manovrabili a piacimento dall’assessore di turno e che non permettono alcuna programmazione….

Ma cuant che si cognos dome Triest….al è pôc ce fâ!

A l’assessore Gibelli che pare  amministrare  ancora un quartiere di Milano…..e non una regione totalmente diversa sotto tutti i punti di vista, dalla “sua” Lombardia.

Dal quotidiano Friulisera.it:

Interrogazione di Patto per l’Autonomia sulla cultura: «Il Friuli non è Disneyland, l’Assessore Gibelli sta sbagliando strada»

Al è pôc ce fâ… se no si sa, no si sa!!

President  Fedriga, e provâ a meti cualchidun altri che al cognossi pardabon il Friûl, la sô identitât, la sô storie, la sô lenghe, la sô culture, la sô economie e la sô anime ? 

 No cognossi il Friûl al significhe no cognossi la regjon!

Ddl nr. 68/2019: una riforma regionale, non richiesta, che massacra la minoranza linguistica friulana.

Comitât pe Autonomie e pal Rilanç dal Friûl

Comunicato stampa

Il senso di una modifica

Poteva essere una grande legge sul plurilinguismo regionale e sulla difesa dell’autonomia speciale notoriamente basata proprio sull’esistenza di tre minoranze linguistiche sul territorio regionale.

Si poteva riprendere la legge nr. 29 del 2007, con i suoi pregi, e integrarla dando un ruolo più significativo all’ateneo friulano, consolidando ed adeguando i finanziamenti dimensionandoli alla popolazione ed al territorio. Si poteva costituirne una bandiera per fare del Friuli quadrilingue e di Trieste bilingue una meta fondamentale per chi volesse studiare e capire la realtà plurilingue del nostro territorio regionale. Invece legislatori con una visione parziale e di parte ne hanno fatto uno strumento utile solo a costruire un nuovo strumento di controllo politico sulla minoranza linguistica friulana e la sua lingua. Basterà premiare i progetti sulle “varianti locali”, i temi divisivi ovvero quelli cari alla maggioranza politica del momento come fu per i Celti, considerare – sbagliando –  lo sloveno e il tedesco quali uniche lingue “nazionali” minoritarie parlate in regione e folclorizzare la lingua friulana negandole la dignità di lingua e negandole il diritto ad una politica linguistica in linea con i principi europei. Nel migliore dei casi una brutta legge che discrimina e divide.

Il vero motivo della legge? Come scrive un cittadino di Trieste, a commento del dibattito in corso, la legge “serve a ripristinare la dignità di Trieste CAPOLUOGO della Regione”. Dove per “dignità” si deve leggere la volontà di umiliare il Friuli e negare alla lingua friulana il ruolo che i massimi linguisti nazionali ed internazionali le hanno assegnato. Scrisse il padre della glottologia italiana, Graziadio Isaia Ascoli, che il friulano è una “varietà linguistica autonoma”, “una grandezza idiomatica a sé stante” e “divergente dal sistema italiano vero e proprio”.

Nessun dubbio che le modifiche approvate, senza ascoltare per altro la minoranza linguistica friulana stessa, hanno solo una finalità: cancellare la tutela della lingua friulana trasformandola in una ridicola “folclorizzazione” dialettale grazie ai criteri che prevedibilmente verranno previsti per i bandi.

Che sia un assessore triestino, scelto da un Presidente di regione ugualmente triestino, a voler cancellare quanto faticosamente costruito dalla minoranza linguistica friulana negli ultimi decenni, non sorprende. Ciò che amareggia e sorprende è che consiglieri regionali eletti in Friuli si siano prestati a questo massacro.

3 novembre 2019

il presidente
dott. Paolo Fontanelli