Minoranza linguistica friulana e RAI: una ostilità all’art. 12 della L. 482/99 che pare non voler mai finire?

BASTA PRESE IN GIRO !!

In attesa della certissima ed ennesima “PRESA IN GIRO” della minoranza linguistica friulana e dell’ennesima, ugualmente certissima, soddisfazione e esultanza della Giunta regionale di Massimiliano Fedriga per i risultati più che RISIBILI   e INSODDISFACENTI ottenuti con la nuova Convenzione Rai-Governo appena firmata, che per altro sono il pessimo risultato della assenza totale di impegno politico messo in atto dalla stessa Giunta Fedriga in favore della lingua friulana ai fini dell’attuazione dell’art. 12 della L. 482/99, pubblichiamo l’ottimo saggio a firma di Marco Stolfo, pubblicato  il 23 Dicembre del 2019  con il titolo  “La lingua batte dove l’Italia duole. Vent’anni di Legge 482/99, minoranze ancora “in cerca di tutela” “

La lingua batte dove l’Italia duole. Vent’anni di Legge 482/99, minoranze ancora “in cerca di tutela”

Tratto dal saggio a firma di Marco Stolfo:

(…..)  Una questione di principio, una questione di democrazia

La tutela delle minoranze linguistiche costituisce un principio fondamentale dell’ordinamento costituzionale italiano. L’articolo 6 della Costituzione recita infatti «La Repubblica tutela le minoranze linguistiche con apposite norme». Questa previsione ha radici storiche, politiche e giuridiche molto chiare e molto forti. (….)

Prima della 482: tutela extracostituzionale, “lingue tagliate” e mobilitazioni

La Legge 482/1999 è importante e rappresenta uno spartiacque, tra un “prima” e un “dopo”. Prima di allora nella Repubblica italiana la tutela era “parziale” ed “extracostituzionale” – per usare la definizione che ne diede un autorevole costituzionalista come Alessandro Pizzorusso – in quanto riguardava solo alcune lingue e comunità ed era sostanzialmente legata ad accordi e trattati internazionali e a ragioni di “buon vicinato”. (….)

Lo Stato italiano ha usato due pesi e due misure (la creazione di strumenti e condizioni di tutela per i casi in cui è stato costretto a farlo da pressioni esterne, l’assoluta indifferenza e l’atteggiamento prepotente da “forte con i deboli” nei confronti delle altre comunità). Pertanto, con particolare intensità a partire dalla seconda metà degli anni Sessanta del secolo scorso, ci sono state iniziative e mobilitazioni, a tutti i livelli, finalizzate alla effettiva applicazione di quanto previsto dall’articolo 6 della Costituzione e quindi alla creazione delle condizioni formali adeguate per l’avvio di politiche attive di rispetto e di inclusione, in alternativa ad una consolidata prassi di discriminazione e assimilazione, a vantaggio di tutte le persone e le comunità la cui lingua propria è diversa dall’italiano. (….)

Sono state particolarmente attive le comunità sarda, friulana, slovena (il cui obiettivo era l’estensione alla provincia di Udine delle garanzie previste a Trieste e nel Goriziano), albanese, ladina e occitana. Uno degli effetti di questo attivismo fu il proliferare di progetti di legge, che a lungo però non furono neppure oggetto di discussione in Commissione. (….)

Il lavoro avviato con un certo successo, nonostante una dura opposizione, fu rilanciato nella seconda metà del 1987, sfociò nell’approvazione dell’articolato alla Camera nel 1991, ma si arenò al Senato a causa – si disse – della ferma contrarietà del suo presidente, Giovanni Spadolini, che considerava il riconoscimento della pluralità linguistica come un attentato all’unità nazionale. Ci sarebbero voluti ancora otto anni di mobilitazioni, di lavoro nei due rami del Parlamento e di nuove sollecitazioni e ispirazioni europee, per giungere allo “storico” voto di approvazione del 25 novembre 1999 al Senato. (….)

Tutela delle minoranze o tutela della maggioranza dalla tutela delle minoranze?

Si tratta di un provvedimento che è arrivato tardi (forse troppo, per la situazione ormai compromessa di almeno alcune delle comunità linguistiche minorizzate) eppure, forse anche per questo, la Legge 482/1999 ha rappresentato un punto di arrivo, il risultato di istanze, lotte e mobilitazioni volte al riconoscimento della diversità linguistica in Italia e alla garanzia del diritto alla lingua per almeno tre milioni di cittadini italiani. (…)

Un punto d’arrivo e una nuova partenza (troppo spesso verso altri stop)

Nei primi anni “di vita” della legge, c’è stato un certo dinamismo, nelle istituzioni e nella società civile, i cui effetti benefici più rilevanti sono stati la riduzione dell’impatto di alcuni inveterati pregiudizi e l’aumento della visibilità del pluralismo linguistico sul territorio, per esempio attraverso la segnaletica e la toponomastica bilingue. Col passare del tempo, però, quella tendenza è venuta meno e così siamo ancora lontani dalla prevista presenza effettiva delle lingue “altre” nelle scuole, nel servizio pubblico radiotelevisivo, nelle istituzioni e nella società. (…)

È ancora all’anno zero l’attuazione della Legge 482/1999 nel servizio pubblico radiotelevisivo, nonostante la particolare chiarezza delle norme al riguardo e – si potrebbe aggiungere – nonostante il fatto che il canone Rai lo paghino anche i cittadini appartenenti alle “minoranze linguistiche storiche”. Dal 2001 (anno al quale risale il Regolamento di attuazione della Legge, approvato con il DPR 345/2001) ad oggi, nonostante le previsioni dell’articolo 12 della Legge e dell’articolo 11 del Regolamento, in nessuna convenzione tra il Ministero delle comunicazioni e la Rai né in nessun conseguente contratto di servizio, si è riusciti ancora ad individuare le sedi della società concessionaria competenti per ciascuna minoranza linguistica e il “contenuto minimo della tutela” per ciascuna lingua. (….)

LEGGI TUTTO IL SAGGIO

MINORANZA LINGUISTICA FRIULANA – PERCHE’ LA RAI NON RISPETTA L’ART. 12 DELLA L. 482/99?

Art. 12 – l. 482/99

(…)
2.4.5 I trucchi della falsa tutela

a) Istituzione di enti deboli e sottofinanziati – Una volta che il processo di sostituzione linguistica è ben avviato, l’impegno colonialista può anche ridursi e accettare di indossare la maschera della falsa tutela (fenomeno parallelo al comportamento degli stati colonialisti che hanno concesso una libertà politica teorica alle loro ex colonie, ma le mantengono assoggettate a livello economico). Il trucco, che riflette il proverbio “fatta la legge, trovato l’inganno” è quello di approvare leggi o di istituire enti di tutela della lingua friulana che non funzionano: basta non dotarle di personale, di risorse economiche, di regolamenti ecc. Tutte cose che sono avvenute puntualmente e che hanno impedito anche a persone competenti e motivate di applicare norme che in teorie erano valide. (…)
Alessandro Carrozzo

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Comitât pe Autonomie e pal Rilanç dal Friûl: “LA COLONIA – Dinamiche di aggressione linguistica sulla comunità friulana – di Alessandro Carrozzo” (comitat-friul.blogspot.com)

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https://www.change.org/p/marcello-foa-lingua-friulana-in-rai-basta-minoranze-di-serie-b?recruiter=1190599801&recruited_by_id=b607c410-9432-11eb-b192-ef32b37b055a&utm_source=share_

LENGHE FURLANE IN RAI: vonde contentâsi di fruçons!!

Fra 50 giorni circa scade il rinnovo della convenzione sottoscritta da Governo e RAI per le trasmissioni in friulano

(…) Confidando di aver fornito tutte le informazioni utili a comprendere l’importanza del convegno di sabato prossimo, 13 marzo 2021, cui si potrà accedere in diretta attraverso i link
https://www.facebook.com/aclifit/ e https://www.youtube.com/channel/UCixEGfu-cjORCkWfOj7LPnw
e attraverso i siti www.aclif.itwww.arlef.it o www.filologjichefurlane.it

(tratto dal sito di  FRIULISERA.IT)

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https://www.lavitacattolica.it/Marilenghe/Quale-futuro-per-il-friulano-nei-programmi-Rai?fbclid=IwAR2nfvwvAzhig4Dp8YKMTKosG92-NDE2IH44nAgLZs75E6seOmrEmnpuI9Y

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FRIULANO IN RAI, ECCO LE CONDIZIONI MINIME PER FARE FINALMENTE UN PASSO AVANTI

di MARCO STOLFO
9 giugno 2020

È passato circa un mese e mezzo da quanto, dopo un periodo di sostanziale silenzio, si è nuovamente parlato di Rai e friulano e soprattutto di presenza e utilizzo della lingua friulana nella programmazione radio e tv della concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo. L’occasione che aveva riportato in auge quella questione (almeno) ventennale, che riguarda nel contempo i diritti dei cittadini e la qualità e l’efficacia di un servizio fondamentale, era stata offerta dallo svolgimento di due incontri in videoconferenza, rispettivamente il 24 e il 27 aprile.

Al primo avevano preso parte due esponenti del M5S (il deputato Luca Sut e il consigliere regionale Mauro Capozzella), il presidente dell’Assemblea della Comunità Linguistica Friulana e sindaco di Valvasone-Arzene, Markus Maurmair, e il direttore delle Relazioni istituzionali Rai, Stefano Luppi. Al secondo, convocato dal Corecom del Friuli-VG, erano intervenuti, tra gli altri, il presidente del Consiglio regionale, Piero Mauro Zanin, l’assessore regionale per le lingue minoritarie, Pierpaolo Roberti, il direttore generale di Rai Corporate, Alberto Matassino, e il direttore delle sede regionale, Guido Corso.

Entrambi gli appuntamenti erano legati all’imminenza della scadenza della più recente convenzione tra il Dipartimento Informazione Editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri e la Rai riguardante la sede regionale per il Friuli-VG della concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo e quindi alla definizione dei contenuti di quella che la sostituirà, che dovrebbe essere perfezionata prima dell’estate per avere attuazione a partire dal prossimo ottobre.

Per quanto riguarda il friulano, sono trapelate notizie frammentarie. Dovrebbe esserci la formalizzazione, finalmente, di un minimo di continuità dell’offerta televisiva in lingua friulana e dovrebbe esserne incrementata anche la presenza alla radio, al momento limitata a una novantina di ore di trasmissione all’anno. Il condizionale è d’obbligo, poiché non sono stati resi disponibili dati certi circa le ore di trasmissione radio e tv e le risorse finanziarie destinate a tal fine, a parte la dichiarata “certezza” che saranno di più dei 200mila euro annui previsti nella convenzione precedente, il cui budget complessivo annuale è di circa 12 milioni di euro. Le uniche informazioni “sicure” al momento riguardano la dichiarata volontà di valorizzare la produzione “interna” alla sede regionale e la previsione di una commissione Governo-Regione-Rai, chiamata a approfondire e valutare concretamente i contenuti della convenzione stessa.

Qualcosa (forse…) si muove, tuttavia sono sembrati francamente fuori luogo i commenti trionfalistici di qualche esponente politico nostrano. La medesima valutazione vale anche per le altre reazioni che hanno accompagnato la diffusione di quelle scarne informazioni: sia per la pur comprensibile speranza “rassegnata” espressa da alcuni (per la serie: «alc al è alc, nuie al è nuie») sia per l’altrettanto comprensibile disincanto manifestato da altri (come dire: «se ne parla da vent’anni, la normativa di tutela non è stata ancora attuata e anche questa volta c’è il rischio che siano solo chiacchiere»).  (…) – LEI DUT L’ARTICUL

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Vonde contentâsi di fruçons!!

NO ESISTIN MINORANCIS DI SERIE “A”
E MINORANCIS DI SERIE “B”!

L. 482/99  –  Art. 12.

  1. Nella convenzione tra il Ministero delle comunicazioni e la società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo e nel conseguente contratto di servizio sono assicurate condizioni per la tutela delle minoranze linguistiche nelle zone di appartenenza.

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FRIULANO IN RAI: a che punto siamo? – Articolo di Marco Stolfo.

IL “FRIULANO IN RAI”?

FACCIAMO IL PUNTO DELLA SITUAZIONE

Sono diversi gli ambiti nei quali la minoranza linguistica friulana, nonostante l’esistenza di apposite norme statali e regionali, è ancora “in cerca di tutela”. Tra questi figura il settore dei media ed in particolare la questione della (mancata) garanzia della presenza di trasmissioni informative e di intrattenimento in lingua friulana nella programmazione regionale del servizio pubblico radiotelevisivo.

Poiché è in via di definizione una nuova convenzione tra il Dipartimento Informazione Editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri e la Rai, riguardante la sede regionale per il Friuli-VG della concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo e le sue attività, abbiamo chiesto a Marco Stolfo, giornalista ed esperto di politiche linguistiche e tutela delle minoranze, che ringraziamo moltissimo per la sua competenza e disponibilità, di scrivere un articolo per fare il punto della situazione, tenendo conto delle notizie al riguardo che sono circolate nelle ultime settimane.

Comitato per l’autonomia e il rilancio del Friuli

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Friulano in Rai, ecco le condizioni minime per fare finalmente un passo avanti

di MARCO STOLFO
9 giugno 2020

È passato circa un mese e mezzo da quanto, dopo un periodo di sostanziale silenzio, si è nuovamente parlato di Rai e friulano e soprattutto di presenza e utilizzo della lingua friulana nella programmazione radio e tv della concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo. L’occasione che aveva riportato in auge quella questione (almeno) ventennale, che riguarda nel contempo i diritti dei cittadini e la qualità e l’efficacia di un servizio fondamentale, era stata offerta dallo svolgimento di due incontri in videoconferenza, rispettivamente il 24 e il 27 aprile.

Al primo avevano preso parte due esponenti del M5S (il deputato Luca Sut e il consigliere regionale Mauro Capozzella), il presidente dell’Assemblea della Comunità Linguistica Friulana e sindaco di Valvasone-Arzene, Markus Maurmair, e il direttore delle Relazioni istituzionali Rai, Stefano Luppi. Al secondo, convocato dal Corecom del Friuli-VG, erano intervenuti, tra gli altri, il presidente del Consiglio regionale, Piero Mauro Zanin, l’assessore regionale per le lingue minoritarie, Pierpaolo Roberti, il direttore generale di Rai Corporate, Alberto Matassino, e il direttore delle sede regionale, Guido Corso.

Entrambi gli appuntamenti erano legati all’imminenza della scadenza della più recente convenzione tra il Dipartimento Informazione Editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri e la Rai riguardante la sede regionale per il Friuli-VG della concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo e quindi alla definizione dei contenuti di quella che la sostituirà, che dovrebbe essere perfezionata prima dell’estate per avere attuazione a partire dal prossimo ottobre.

Per quanto riguarda il friulano, sono trapelate notizie frammentarie. Dovrebbe esserci la formalizzazione, finalmente, di un minimo di continuità dell’offerta televisiva in lingua friulana e dovrebbe esserne incrementata anche la presenza alla radio, al momento limitata a una novantina di ore di trasmissione all’anno. Il condizionale è d’obbligo, poiché non sono stati resi disponibili dati certi circa le ore di trasmissione radio e tv e le risorse finanziarie destinate a tal fine, a parte la dichiarata “certezza” che saranno di più dei 200mila euro annui previsti nella convenzione precedente, il cui budget complessivo annuale è di circa 12 milioni di euro. Le uniche informazioni “sicure” al momento riguardano la dichiarata volontà di valorizzare la produzione “interna” alla sede regionale e la previsione di una commissione Governo-Regione-Rai, chiamata a approfondire e valutare concretamente i contenuti della convenzione stessa.

Qualcosa (forse…) si muove, tuttavia sono sembrati francamente fuori luogo i commenti trionfalistici di qualche esponente politico nostrano. La medesima valutazione vale anche per le altre reazioni che hanno accompagnato la diffusione di quelle scarne informazioni: sia per la pur comprensibile speranza “rassegnata” espressa da alcuni (per la serie: «alc al è alc, nuie al è nuie») sia per l’altrettanto comprensibile disincanto manifestato da altri (come dire: «se ne parla da vent’anni, la normativa di tutela non è stata ancora attuata e anche questa volta c’è il rischio che siano solo chiacchiere»).

Come abbiamo già scritto qualche settimana fa, pare opportuno avere un altro atteggiamento. In estrema sintesi: né esaltazione, né depressione. Piuttosto, considerato che proprio nelle prossime settimane la convenzione sarà perfezionata, è il caso che chi ne ha competenza intervenga affinché ci siano almeno alcune garanzie “di sostanza”.

Con la consapevolezza che, pur nella migliore delle ipotesi, saremo ancora lontani dall’effettiva attuazione della legge statale di tutela delle minoranze linguistiche in questo ambito (la L. 482/1999), e riconoscendo l’efficacia dell’azione dell’Assemblea della Comunità linguistica friulana, che coerentemente con le sue finalità istituzionali si è mossa per affrontare questo tema, ci permettiamo di suggerire alcune richieste da formulare, che sono nel contempo minimali e imprescindibili, il cui accoglimento all’interno della nuova convenzione permetterà di considerarla effettivamente “un buon inizio”.

In primo luogo è necessario che si preveda la creazione di una struttura formalmente dedicata alla radio e alla tv in lingua friulana. Ad oggi quel poco di friulano presente in Rai dipende dalla struttura di programmazione in lingua italiana: tra forma e sostanza, è un po’ come se una macelleria fosse responsabile del cibo per vegetariani e vegani.

È una questione sia simbolica che concreta e operativa. Questa richiesta, inoltre, acquisisce ulteriore valore se si tiene conto della “promessa” riguardante la valorizzazione della produzione “interna” alla sede Rai per il Friuli-VG.

Un altro aspetto riguarda le competenze del personale coinvolto. Si tratta di competenze linguistiche (l’uso della lingua friulana), professionali (in generale: comunicazione e informazione) e professionali nella lingua (comunicazione e informazione in lingua friulana). Pare opportuno, per più ragioni, che vanno dalla garanzia di un alto livello qualitativo del servizio all’effettiva creazione di opportunità e prospettive occupazionali, che siano previste efficaci modalità di selezione del personale con il riconoscimento e la valorizzazione di queste professionalità, soprattutto se – come è giusto ed auspicabile – la nuova offerta radiotelevisiva comprenderà anche spazi informativi.

Una previsione di questo genere, ovviamente, richiede che siano disponibili risorse finanziarie adeguate.

Si tratta di un investimento che non riguarda soltanto pluralismo linguistico e culturale, diritti fondamentali e qualità del servizio, ma ha una valenza strategica, se è possibile ancor più ampia e rilevante. Ciò vale in particolare per l‘avvio – se ci sarà – di una “vera” programmazione tv in lingua friulana, la quale può contribuire a rafforzare e valorizzare Raitre Bis, che grazie al digitale terrestre ormai da tempo copre l’intera regione sul canale 103.

In questo modo, quello spazio, originariamente creato per le sole ore di programmazione in sloveno e negli ultimi anni utilizzato anche per i programmi regionali in italiano e in qualche caso per proporre qualche audiovisivo in friulano, potrebbe essere potenziato ed offrire, con continuità e varietà, un effettivo palinsesto multilingue, regionale e transfrontaliero, eventualmente sviluppato anche in collaborazione con le tv pubbliche di Austria e Slovenia.

 Marco Stolfo

25 novembre 2019 – 20 anni dalla approvazione della L. 482/99, una legge ancora da applicare.

 

Sono passati 20 anni dall’approvazione della L. 482/99. e ancora stiamo aspettando che venga adeguatamente finanziata e attuata!!!

Un amaro anniversario, perché, come scrive il “dottore di ricerca in storia del federalismo e dell’unità europea ed esperto di politiche linguistiche e tutela delle minoranze”,  il friulano dott. Marco Stolfo: “Dall’altra ci sono il rammarico per come gran parte di quelle norme siano tutt’oggi lettera morta e la preoccupazione per come continuino ad esserlo”.

Come ha sottolineato l’on. Avv. Felice Carlo Besostri, che ne fu il relatore al Senato, intervenendo  in diretta su “Radio Onde Furlane” (all’inizio della registrazione c’è l’intervista di Marco Stolfo e Paolo Cantarutti  all’on. Besostri), il ventesimo compleanno della legge 482/1999 può essere celebrato solo ricordandone i contenuti e soprattutto mobilitandosi per rivendicarne la piena attuazione, a beneficio di tutti.

Ringraziamo il dott.  Marco Stolfo per averci concesso la pubblicazione del suo ottimo articolo (pubblicato sul quotidiano Il Messaggero Veneto giovedì 12 dicembre 2019 a pag. 43) che non possiamo che condividere  in ogni sua parte e offrire alla lettura e riflessione di chi segue il nostro Blog.

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L. 482/99 – MINORANZE LINGUISTICHE, UNA IMPORTANTE LEGGE ANCORA  DA APPLICARE

In questi giorni si celebra il ventesimo anniversario dell’approvazione e poi dell’entrata in vigore della Legge 482/1999, “Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche”. Il primo provvedimento organico che a livello statale ha dato formale applicazione al principio fondamentale, secondo cui “La Repubblica tutela le minoranze linguistiche con apposite norme”, sancito dall’articolo 6 della Costituzione italiana, venne infatti licenziato dal Senato il 25 novembre 1999 e la sua promulgazione risale al successivo 15 dicembre.

La ricorrenza è nel contempo occasione di festa e di riflessione. Da un parte c’è il ricordo della soddisfazione di quei giorni per il conseguimento di un risultato che per almeno tre milioni di cittadini italiani – tra cui i friulani, gli sloveni e i germanici della nostra regione – significava un riconoscimento formale di identità, di diritti e di uguaglianza “nella diversità” e per l’intero Paese rappresentava un avanzamento sulla via della democrazia, coerentemente con la Costituzione e con principi e standard europei. Dall’altra ci sono il rammarico per come gran parte di quelle norme siano tutt’oggi lettera morta e la preoccupazione per come continuino ad esserlo.

La Legge 482/1999 è importante e rappresenta uno spartiacque, tra un “prima” e un “dopo”. Prima di allora in Italia la tutela era “extracostituzionale” – per usare la definizione che ne diede un autorevole costituzionalista come Alessandro Pizzorusso – in quanto riguardava solo alcune lingue e comunità ed era sostanzialmente legata ad accordi e trattati internazionali e a ragioni di “buon vicinato”. C’erano poi le “lingue tagliate” – per riprendere il titolo di un celebre libro sull’argomento, pubblicato da Sergio Salvi negli anni Settanta – e le mobilitazioni, a tutti livelli, finalizzate alla cura di quelle ferite e alla creazione delle condizioni formali adeguate per l’avvio di politiche attive di rispetto e di inclusione, in alternativa ad una consolidata prassi di discriminazione e assimilazione. Non è un caso che molte di quelle iniziative siano partite dal Friuli friulano e sloveno. Basti pensare a quella, pionieristica, intrapresa in Parlamento nel 1973 da Mario Lizzero. Successivamente ci furono diverse proposte di legge, a partire da quelle presentate dai radicali Pannella e Bonino nel 1976, dai comunisti Baracetti e Colomba nel 1978, dal socialdemocratico Martino Scovacricchi nello stesso anno, da Aurelia Gruber Benco nel 1980 e da Roberto Cicciomessere nel 1984 oppure al testo, promosso tra gli altri da Silvana Schiavi Fachin, che nel 1991 fu approvato dalla Camera, ma si arenò al Senato a causa – si disse – della ferma contrarietà del suo presidente, Giovanni Spadolini

Dopo, soprattutto nei primi anni “di vita” della legge, c’è stato un certo dinamismo, nelle istituzioni e nella società civile, che ha avuto effetti benefici quanto meno con la riduzione dell’impatto di alcuni pregiudizi e con l’aumento della visibilità del pluralismo linguistico. Col passare del tempo, però, quella tendenza è venuta meno e così siamo ancora lontani dalla prevista presenza effettiva delle lingue “altre” nelle scuole, nel servizio pubblico radiotelevisivo, nelle istituzioni e nella società ed anzi siamo, per molti versi, in una fase di regressione, caratterizzata dal riemergere di vecchie tendenze scioviniste e dall’affermarsi di nuove paure della diversità.

Come ha sottolineato Felice Carlo Besostri, che ne fu il relatore al Senato, intervenendo giorni fa in diretta su Onde Furlane, il ventesimo compleanno della legge 482/1999 può essere celebrato solo ricordandone i contenuti e soprattutto mobilitandosi per rivendicarne la piena attuazione, a beneficio di tutti.

Marco Stolfo