“Minoranze linguistiche e legge elettorale” – Avv. Felice Besostri

 

ll 25 settembre si vota per il rinnovo del Parlamento italiano: ancora una volta (sarà la terza) con una legge elettorale incostituzionale.

E le minoranze linguistiche? Ancora una volta avremo una pesantissima discriminazione a danno di questa categoria di cittadini….. salvo i tedeschi della provincia di Bolzano e gli italiani della provincia di Trento!

Il Friuli – VG ha 4 seggi senatoriali in totale e la Sardegna ne avrà  5, pur essendo più popolose del Trentino-Alto Adige che avrà: 3 senatori  per la provincia di Trento e 3 senatori la Provincia di Bolzano (ossia 6 senatori!!) .

Ma nessuno in questo caldo agosto ne parla….. o lo denuncia! Troppo impegnati a creare coalizioni che mettono assieme “cani e porci”?

E Massimiliano Fedriga perchè tace? Forse non lo sa che sta governando una regione che è a statuto di autonomia speciale grazie alla presenza di tre minoranze linguistiche riconosciute e tutelate ai sensi dell’art. 6 della Costituzione italiana (friulani, sloveni e  germanici)?  

Così si è espresso l’avv. Felice Besostri.

Buona lettura

“Minoranze Linguistiche e Legge elettorale” articolo a firma di Avv.Felice Besostri.

LA LEGGE ELETTORALE, FONDAMENTALE MA DIMENTICATA di Avv.to Felice Besostri

 

LA LEGGE ELETTORALE, FONDAMENTALE MA DIMENTICATA

di Felice Besostri |

Istituzioni. La battaglia per una nuova legge elettorale è quindi prioritaria, ma questa elementare verità non viene percepita. Senza mobilitazione politica e delle coscienze democratiche i migliori ricorsi non scuoteranno i giudici e la loro sensibilità costituzionale.

Votare nel 2022 o nel 2023 fa differenza, ma la differenza più importante la fa la legge elettorale con la quale si vota. Eppure le forze politiche rappresentate in questo parlamento fanno finta di non saperlo. E quale che sia la loro preferenza, proporzionale, maggioritario o misto, sembrano interessate soprattutto ad escludere gli elettori da un voto libero e personale, come richiedono l’articolo 48 della Costituzione e i principi affermati con la “storica” sentenza della Corte costituzionale numero 1 del 2014 (incostituzionalità del Porcellum).

I candidati delle liste bloccate non possono essere liberamente scelti, e nemmeno quelli dei collegi uninominali che devono a pena di nullità essere quelli proposti dalle coalizioni. Coalizioni peraltro che non hanno un capo politico unico (questo è un bene per salvaguardare le prerogative del presidente della Repubblica) e neppure un programma di governo comune. Così ha voluto il Rosatellum, e non si capisce perché le coalizioni debbano essere favorite rispetto alle liste non coalizzate, che per essere contate devono avere almeno il 3% nazionale (anche al senato, malgrado la Costituzione preveda la base regionale della sua elezione). (…)

LEGGI TUTTO L’ARTICOLO a firma di Felice Besostri:

LA LEGGE ELETTORALE, FONDAMENTALE MA DIMENTICATA (felicebesostri.it)

Basta BLITZ del PD contro i diritti elettorali e linguistici della minoranza linguistica friulana!

 

Basta discriminazioni!!

Che sia intraducibile in lingua slovena l’espressione “solidarietà tra minoranze linguistiche”?  Che siano intraducibili in lingua slovena il testo della Costituzione italiana e le sentenze della corte Costituzionale che affermano che è VIETATA la discriminazione tra minoranze linguistiche? 

Già nel 2018, utilizzando tre VISITOR della provincia di Bolzano, la minoranza linguistica slovena di Trieste aveva “tentato” di garantirsi “ALMENO” un posto di Consigliere regionale presentando in Parlamento una proposta di legge (IN)costituzionale di modifica dello Statuto di autonomia speciale della nostra regione.

E oggi ci riprova di nuovo: è notizia del 6 settembre che la senatrice TRIESTINA di lingua slovena, Tatjana Rojc (eletta nelle file del PD quale rappresentante “dichiarata” della minoranza linguistica slovena), ha presentato in Parlamento una proposta di legge costituzionale per modificare l’art. 56 della Costituzione italiana con il fine di garantire alla “SOLA SUA” minoranza linguistica un seggio garantito in Parlamento. Una richiesta palesemente incostituzionale che viola non solo la Costituzione italiana ma non tiene neppure conto delle numerose sentenze della Corte Costituzionale che ha più volte affermato il principio costituzionale del “DIVIETO DI DISCRIMINAZIONE”  tra minoranze linguistiche.

Ricordiamo infine che – come risulta riportato dalla cronaca giornalistica – i parlamentari triestini Russo e Rosato (Partito democratico), strumentalizzando l’art. 26 della legge di tutela lingua slovena 38/2001,  sono riusciti a imporre un collegio extra-large triestino che include molti comuni friulanofoni della provincia di Udine negando così alla minoranza (o maggioranza nel proprio territorio comunale?) linguistica friulana che vive in questi Comuni ogni diritto elettorale e linguistico tutelato dalla Costituzione italiana.  UN TRUCCO ELETTORALE che nelle ultime elezioni parlamentari  ha fatto sì che il 18% degli elettori regionali (ossia i  triestini) abbia eletto ben il 40% dei deputati spettanti alla regione in quanto il peso di Trieste (200 mila abitanti) è determinante nella conta dei voti nel collegio extra-large triestino.

Così scrive il Movimento “Patrie Furlane” sul suo sito facebook, con cui concordiamo totalmente:

L’ultima volta che il PD ha messo mani alle legge elettorale, ha strumentalizzato la tutela della minoranza slovena per sottrarre al Friuli tutta la bassa friulana aggregandola al collegio elettorale maxi di Trieste per garantirgli più eletti.

A farne scapito è stato il nostro gruppo nazionale che, in barba alle convenzioni europee, adesso trova il proprio territorio linguistico spaccato e separato su più collegi elettorali con la conseguenza diretta di vedere ridotta la propria rappresentanza a Roma, sempre a vantaggio del peso politico di Trieste.

Nulla in contrario alle rivendicazioni degli amici della minoranza slovena, ma la Costituzione oggi parla di tutela di tutte le minoranze, e la legge 482/99 ne ha individuate dodici, tra cui quella friulana e quella slovena.

La senatrice Rojc (guardacaso sempre del PD) vuole modificare la costituzione inserendo una tutela differenziata (che quindi equivale ad una discriminazione) SOLO per la minoranza slovena.

Vogliamo ricordare a lei ed al resto del PD, che né la Costituzione, né le Leggi ordinarie dello Stato possono introdurre elementi di discriminazione.
Se TUTELE invece devono essere introdotte, lo siano per TUTTE e 12 le minoranze storiche riconosciute, quali elementi di ricchezza e diversità della variegata comunità statuale italiana.”
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BASTA BLITZ 
A DANNI DELLA MINORANZA LINGUISTICA FRIULANA!
BASTA BLITZ 
CHE RIDUCONO I DIRITTI ELETTORALI
DEL FRIULI E DEI FRIULANI!

PERCHE’ NON C’E’ ANCORA UNA NUOVA LEGGE ELETTORALE “COSTITUZIONALE”? PERCHE’ I COLLEGI ELETTORALI NON RICONOSCONO E TUTELANO LA MINORANZA LINGUISTICA FRIULANA?

dal Blog dell’On.le Felice BESOSTRI:

EVITIAMO  DI VOTARE ANCORA UNA VOLTA
CON UNA LEGGE INCOSTITUZIONALE

di FELICE BESOSTRI

11 dicembre 2020

“(…) Le prossime elezioni saranno le prime dopo il taglio del Parlamento, con l’entrata in vigore il 5 novembre del corrente anno della legge costituzionale 19 ottobre 2020, n. 1 “Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentariin GU Serie Generale n.261 del 21-10-2020. (…)

Questa è la novità, ma se non si modifica la legge elettorale, sarebbe la quinta votazione con una legge elettorale incostituzionale, (…)

Le incostituzionalità della legge elettorale (liste totalmente bloccate, voto congiunto obbligatorio di liste plurinominali e candidati uninominali, premio di maggioranza nascosto, mancato rispetto percentuali seggi proporzionali e maggioritari), per la prima volta, si accompagnano ad un sospetto di costituzionalità della legge costituzionale n. 1/2020 secondo i parametri della sentenza della Corte Cost. n 1146/1988. Le precedenti revisioni sospette di Berlusconi e Renzi sono state spazzate via dai referendum 2006 e 2016, di quest’ultimo abbiamo appena celebrato il quarto anniversario.

L’incostituzionalità non consiste nella riduzione dei parlamentari elettivi da 945 a 600, così tranquillizzo chi ha votato Sì, perché dovrebbero essere alleati per avere una legge elettorale costituzionale, ma i 6 seggi al Senato del Trentino-Alto Adige/ Südtirol e altri dettagli. Questa Regione con 1.029.000 (arrotondato) abitanti del censimento 2011, ha più senatori di Abruzzo e Friuli-Venezia Giulia che ne hanno 4, nonché di Liguria, Marche e Sardegna con 5 seggi, pur avendo tutte queste Regioni una popolazione superiore in percentuale dal 18,36% del Friuli-VG (ab. arr. 1.218.000) al 59,28 % della Sardegna (ab.arr..1.639.000) e lo stesso numero della Calabria.(ab.arr. 1.959.000), che ha il 90,37% di abitanti in più. Questa anomalia contro l’uguaglianza discende dall’equiparazione delle Province autonome di Trento (ab. 524.000) e Bolzano (504.000 ab.) alle Regioni. A ciascuna Provincia autonoma è stato attribuito lo stesso numero di 3 senatori, come alle regioni Umbria (ab. arr. 884.000 + 68,70 % di TN) e Basilicata (ab.arr. 578.000+14,68% di BZ). Non solo vi è una violazione degli artt. 3 e 48 Cost. sull’uguaglianza di voto, ma anche del 51 Cost. perché per essere eletto senatore in Provincia autonoma di Bolzano bastano 168.000 voti, mentre in Lombardia ce ne vogliono 313.000 e in Umbria 294.000. (…)

Se il privilegio fosse limitato alla provincia di Bolzano si potrebbe inventare che si tratta di un effetto dell’accordo-Abkommen Degasperi (a quel tempo non si era ancora nobilitato in De Gasperi)-Gruber, perché abitato in maggioranza da germanofoni, maltrattati dal fascismo (una mezza verità, che come insegna il Talmud è una bugia intera), ma si avvantaggiano anche gli italianissimi trentini, alla faccia dei loro martiri Cesare Battisti, socialista, e Damiano Chiesa, cristiano sociale, perché anche in quella provincia bastano 174.666 voti per fare il senatore, sempre meno che in Basilicata: 192.666. Per la fretta, però, si son dimenticati di cambiare l’art. 57 c. 1 Cost. per il quale l’elezione del Senato è “a base regionale” e le regioni sono quelle dell’art. 131 Cost., mai cambiato, tra le quali figura, al quarto posto, la Regione Trentino-Alto Adige, che con il nuovo nome ex l. cost. n. 3/2001, Trentino-Alto Adige/Südtirol è menzionata, come Regione a Statuto speciale dall’art. 116 c. 1 Cost. e le Province autonome, a differenza delle Regioni, non sono nominate dall’ art. 114 Cost. tra le parti costitutive della Repubblica e la seconda Camera si chiama Senato della Repubblica. (….)

Tutto in ordine? Per niente

(…) In effetti l’obiettivo legittimo e non vietato di ridurre il numero dei Parlamentari, messa a parte la squallida motivazione della riduzione dei costi della politica avrebbe chiesto, che il problema della rappresentanza territoriale fosse affrontato prima per stabilire una percentuale di riduzione e criteri di arrotondamento più equilibrati ovvero assumere la decisione di una legge elettorale integralmente proporzionale, che presenta minori problemi, (…)

La scarsa conoscenza delle minoranze linguistiche degli estensori dello Schema di decreto legislativo per la determinazione dei collegi, sottoposto al parere delle Commissioni Affari Costituzionali di Camera (atto n. 225) e Senato (atto n. 225), è rivelato da un altro “dettaglio diabolico” il Prospetto 20.3-Senato della Repubblica. Elementi definitori della geografia elettorale della circoscrizione a pag. 344, la quart’ultima di 347. In grande evidenza si nota un chiaro NO, in carattere maiuscolo grassetto, alla voce Minoranze linguistiche riconosciute: sono due la maggiore, quella sarda, e la catalana, lingua ufficiale della Comunità autonoma di Catalogna. Quando si è parlato del Friuli-VG (p. 16 Relaz. Ill.va) si è parlato, errando, solo della minoranza slovena, il 50% dei comuni censiti con presenza slovena sono nell’ex Provincia di Udine, non è perciò esatto che è stata concentrata nella circoscrizione che comprende le ex province di Trieste e Gorizia. Non una parola sulla minoranza friulana, la seconda minoranza riconosciuta, dopo la sarda, ma di gran lunga più numerosa della tedesca.

Che fare?

Evitare che si voti per la quinta volta consecutiva con una
legge elettorale incostituzionale. (…)”

Leggi tutto il documento a firma dell’avv. e ex Senatore Felice Besostri  

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Leggi anche il nostro Comunicato stampa del 9.12.2020:

Friuli: “La legge elettorale e crisi di un territorio”

REFERENDUM: E ORA, A URNE CHIUSE? SI RESTITUISCA AI CITTADINI IL DIRITTO COSTITUZIONALE DI SCEGLIERE I PARLAMENTARI E SI CANCELLI LA CIRCOSCRIZIONE ELETTORALE EXTRA-LARGE TRIESTINA!!!

 

 

E ora “SUBITO” una nuova legge elettorale che “RESTITUISCA” ai cittadini il “DIRITTO COSTITUZIONALE” di scegliere i parlamentari.

BASTA LISTE BLOCCATE!

“SI’ ” ALLE PREFERENZE!

“NO” ALLE PLURICANDIDATURE CHE “BLINDANO” I “FEDELISSIMI” AL CAPO-PARTITO garantendo loro COMUNQUE  una poltrona in Parlamento! Senza una legge elettorale “proporzionale puro”, i “FEDELISSIMI” continueranno ad essere eletti anche se i cittadini “NON LI VOGLIONO” e “NON LI STIMANO”, solo perchè occupano “posti in lista  blindati”.

“SI'” AL RISPETTO DELLA COSTITUZIONE DA TROPPI ANNI VIOLATA DA INIQUE LEGGI ELETTORALI MAGGIORITARIE poi dichiarate incostituzionali dalla Consulta.

“SI'”  A NORME ELETTORALI  CHE TUTELINO ANCHE LE 12 MINORANZE LINGUISTICHE RICONOSCIUTE AI SENSI DELL’ART. 6 DELLA COSTITUZIONE ITALIANA (legge 482/99).   Non ci sono solo i tedescofoni della provincia di Bolzano…..  

E PER QUANTO RIGUARDA IL FRIULI:

“SI” ALLA CANCELLAZIONE DELLA CIRCOSCRIZIONE ELETTORALE EXTRA-LARGE TRIESTINA: è incostituzionale perchè penalizza la minoranza linguistica friulana, i friulani e il Friuli a favore  esclusivamente dei candidati della città di Trieste  (nelle ultime elezioni abbiamo avuto un eletto triestino ogni 30.000 abitanti, in Friuli uno ogni 82.000!)

La Governabilità si garantisce con il dialogo, il confronto politico e gli accordi tra le forze politiche che siedono in Parlamento e non consegnando quest’ultimo ai Capi-partito dei Movimenti politici che nella migliore delle ipotesi hanno raccolto nelle urne “forse” il 30% dei voti, percentuale trasformata artificialmente poi nel 51% grazie a leggi elettorali maggioritarie inique e incostituzionali.