IL RILANCIO DELL’ECONOMIA REGIONALE NON PUO’ CONSIDERARE IL FRIULI “TERRITORIO CON SERVITU’ DI PASSAGGIO” – COMUNICATO STAMPA

Comunicato
31.10.2020

“Logistica e ricerca”

Dice il presidente della Giunta regionale Fedriga che il rilancio dell’economia regionale dopo la crisi determinata dal Covid-19 richiederà l’uso dei fondi europei (dovrebbero essere circa 4 miliardi per la nostra Regione, se Roma rispetterà le proporzioni di popolazione e territorio) per investimenti nella logistica e nella ricerca.

Una visione interessante ma, come diceva Andreotti, “a pensar male si fa peccato ma spesso si indovina”, poiché par di capire che la “logistica” stia a indicare l’alta velocità Venezia-Trieste compresi 25 km di gallerie nel Carso, ma nessuna fermata nella Bassa, qualche binario in più e forse la Gemona-Sequals. Il Friuli usato per fare ferrovie, strade e ponti in funzione dell’economia altrui. Servitù di passaggio, come un tempo servitù militari!

Per la “ricerca” ci sarà qualcosa di diverso dal saccheggio sistematico di quanto si fa in Friuli, visti i precedenti della Fiera dell’innovazione di Udine, del mancato polo della biochimica, della montagna, ecc. ecc.?

Non una parola, da parte di Fedriga, di sostegno al settore primario, in particolare di quello friulano ed alla difesa della sua identità (di questi giorni il progetto di togliere l’autonomia del Consorzio agrario friulano da parte di Roma) non una parola di apprezzamento per il ruolo e per le necessità del sistema manifatturiero, non un cenno sulle diverse proposte di economisti e studiosi friulani in merito.

Gentilissimo presidente Fedriga: servono idee condivise che riguardino tutto il sistema-regione e soprattutto quell’area che ne rappresenta un buon 80% che è il Friuli, non solo quelle di d’Agostino o dei cultori degli sgravi fiscali per il porto giuliano!

31 ottobre 2020

il presidente
dott. Paolo Fontanelli

CORONA VIRUS E “MODELLO FRIULI”: “con questi al Governo saremmo ancora nelle baracche…” – Comunicato stampa del 14.5.2020

Comitât pe Autonomie e pal Rilanç dal Friûl

Comunicato stampa

14 maggio 2020

Con questi al governo
saremmo ancora nelle baracche”

Una battuta o una valutazione seria? Certo è che il Governo nazionale, frutto di accordi politici di sei mesi fa, come dire la preistoria visto quello che è successo, non riesce a decidere e non ha autorevolezza verso le Regioni mentre il Governo regionale sembra subalterno alle scelte venete e lombarde e non basta certo un’unità di facciata dell’ultimo momento su temi ovvi come la richiesta di risorse a Roma. D’altra parte anche l’idea di un traghetto da trasformare in ospedale sembra subalterna alle scelte di altri e solo una reazione forte da parte di cittadini ed esperti ha fatto accantonare l’idea.

In attesa che la Regione dia una risposta credibile e seria alla richiesta nazionale di avere in Regione un ospedale “no-covid” è bello leggere che in molti paesi del Friuli si è gestita la crisi con precisione ed efficienza, con zero contagi così come in quasi tutte le RSA del Friuli.

Come pure è importante che alla casa di riposo la Quiete (Udine) nonostante i 450 ospiti, più il personale, non risulti esserci stata nemmeno una persona positiva al tampone; e la terapia all’ozono trovata all’ospedale civile di Udine è richiesta anche da molti ospedali in Italia.

Bravi! Ma nulla succede per caso e l’idea che in Friuli esista questa capacità di resilienza avrebbe dovuto indurre qualcuno a Trieste a scegliere le via dell’unità delle forze politiche, della responsabilità e dell’umiltà di saper ascoltare il territorio, i sindaci, i medici di base, in una parola a tentare di copiare il “modello Friuli” e non quello della subalternità al lombardo-veneto e dello slogan di parte.

Servirebbe soprattutto ora un progetto per il domani. Come ai tempi del terremoto i friulani ed i loro rappresentanti politici seppero proporre idee e progetti per uscire dalla tragedia e basterebbe pensare alla richiesta di una università e allo sforzo per il rilancio delle industrie così ora dovremmo guardare avanti con idee nuove, dalla gestione dell’acqua e dell’idroelettrico, dal sostegno alla ricerca a una analisi seria dei costi e di progetti concreti.

La società friulana non è abituata a pietire 600 €, ha bisogno di progetti, di lavoro e della sua etica, non di elemosine.

Se avessimo pietito elemosine nel ’76 saremmo ancora nelle baracche...

il presidente
dott. Paolo Fontanelli

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Grazie al “modello Friuli”, in Friuli si è evitato il “disastro Trieste”:

“Trieste registra circa il 60% degli operatori sanitari colpiti in regione, il doppio dei casi positivi tra gli ospiti nelle case di riposo rispetto alla provincia di Udine, e più del 50% dei decessi che sono avvenuti in Friuli Venezia Giulia – conclude Ussai -. Dati che non vanno trascurati e su cui bisogna fare un rigoroso accertamento delle cause per affrontare la Fase 2”.   (tratto da un articolo del quotidiano FriuliSera.it)