Scuola – Un diritto dei friulanofoni e della montagna friulana, dimenticato.

 

COMITATO PER L’AUTONOMIA E IL RILANCIO DEL FRIULI

Comunicato stampa
12 ottobre 2023

SCUOLA E AUTONOMIA

Sembra che alla politica regionale interessi poco usare gli spazi di autonomia che lo status di “regione autonoma a statuto speciale” caratterizza il Friuli-Veneziagiulia.

Per esempio, viste le notizie di questi giorni, nulla dice la politica regionale sul diritto, nelle zone montane ovvero nei comuni friulanofoni, dove esiste un diritto all’uso e insegnamento della lingua madre, ad avere classi alle elementari anche con solo 10 alunni. E’ una opportunità, oltre che un diritto stabilito con legge statale,  che non si capisce perchè non venga pretesa sia dai Comuni, che dalla Regione e dall’Ufficio scolastico regionale. 

Diritto importante che potrebbe permettere il mantenimento di una classe  anche in presenza di soli 10 allievi, risolvendo così molti problemi alla comunità. Il diritto c’è….perchè non viene utilizzato mai?  O forse i Comuni e la regione ignorano la esistenza di questo diritto? 

Eppure il problema c’è, la crisi demografica sta creando non pochi problemi all’organizzazione scolastica ma la rigida e burocratica applicazione di tagli delle spesa non è accettabile. La chiusura di classi deve essere l’ultima soluzione e la Regione deve chiedere il rispetto delle norme citate ovvero intervenire, anche con propri mezzi, a garantire il diritto (ed il dovere) allo studio, forse i bonus bici elettriche possono aspettare e la politica regionale deve prendere atto che lo spopolamento della montagna si previene anche garantendo i servizi, la scuola in particolare.

Il Presidente
dr. Paolo Fontanelli

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https://www.orizzontescuola.it/organici-2020-21-numero-alunni-classi-iniziali-e-formazione-pluriclassi/

“(…) Scuola primaria

Le classi di scuola primaria sono costituite con un numero di alunni non inferiore a 15 e non superiore a 26, elevabile fino a 27 qualora residuino resti.

Le pluriclassi sono costituite da non meno di 8 e non più di 18 alunni. Così ad esempio, è possibile formare una pluriclasse costituita da alunni di una classe prima e di una seconda, a condizione che la somma non superi la suddetta soglia di 18 alunni.

Nei comuni montani, nelle piccole isole e nelle aree geografiche abitate da minoranze linguistiche possono essere costituite classi, per ciascun anno di corso, con un numero di alunni inferiore al summenzionato numero minimo, comunque non inferiore a 10 alunni. (….)”

 

“L.R.21/2020 – Disciplina assegnazione concessioni grandi derivazioni d’acqua a uso idroelettrico: quando il Regolamento?”- I SINDACI SOLLECITANO LA REGIONE

Di seguito pubblichiamo la lettera inviata dai sindaci agli Assessori  regionali  Fabio SCOCCIMARRO e Stefano ZANNIER, e al Presidente regionale Massimiliano FEDRIGA.

Il Comitato condivide ed appoggia la richiesta dei sindaci e sollecita a sua volta l’approvazione del Regolamento senza il quale l’importante legge regionale 21/2020 non può trovare applicazione.  

Comitato per l’autonomia e il rilancio del Friuli

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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
25 gennaio 2021

Egr. Assessore Regionale
Dott. Fabio SCOCCIMARRO
c/o REGIONE AUTONOMA FRIULI VENEZIA GIULIA
Assessorato alla difesa dell’ambiente, all’energia e allo sviluppo sostenibile
Via Carducci n.6
34122 TRIESTE

e.p.c. Egr. Presidente della R. A. FRIULI VENEZIA GIULIA
Dott. Massimiliano FEDRIGA
c/o REGIONE AUTONOMA FRIULI VENEZIA GIULIA
Piazza Unità d’Italia n.1
34121 TRIESTE

e.p.c. Egr. Assessore Regionale
Dott. Stefano ZANNIER
c/o REGIONE AUTONOMA FRIULI VENEZIA GIULIA
Assessorato alle risorse agroalimentari, forestali e ittiche e alla montagna
Via Sabbadini n.31
33100 UDINEDI

OGGETTO: L.R. 21/2020 – Sollecito approvazione Regolamento

Con la presente, richiamando un sollecito già inviato in data 18 dicembre 2020, rimarchiamo la nostra preoccupazione circa l’approvazione di un regolamento attuativo della Legge Regionale 6 novembre 2020, n. 21 “Disciplina dell’assegnazione delle concessioni di grandi derivazioni d’acqua a uso idroelettrico”.

Come già affermato, siamo tutti soddisfatti ed orgogliosi che la Nostra Regione, tra le poche in Italia, abbia approvato una legge di tale importanza, ma ribadiamo che una legge priva di un idoneo regolamento può sortire effetti nulli, se non nefasti.

Ricordiamo che vi sono 6 mesi per redigere un regolamento dall’approvazione della legge (e 90 giorni per deliberare sulla cessione di energia o sulla sua monetizzazione ex art 25 comma 5). Oramai ci avviciniamo al giro di boa dei tre mesi, con il rischio, sempre più probabile, di finire ad adottare un regolamento in extremis, con tutte le conseguenze che ne possono derivare.

Ribadiamo che ci aspettiamo che una delegazione di rappresentanti del territorio venga invitata, come a suo tempo promesso, a partecipare ai lavori per la redazione del regolamento. Contemporaneamente reiteriamo il sollecito ad avviare, con somma urgenza, uno studio per una società idroelettrica regionale.

Alla luce di quanto sopra, chiediamo alla Regione di avere tempestive delucidazioni circa lo stato dell’arte sull’approvazione di tale regolamento, di sapere se vi siano già presenti delle bozze e se vi siano eventuali cause ostative al proseguimento dell’iter, anche considerando il fatto che il Governo Centrale non potrà più in alcun modo impugnare la legge. Intendiamo infatti difendere con tutte le nostre forze e i mezzi a nostra disposizione una legge che riteniamo essenziale per il nostro territorio.

Confidando in un vostro urgente riscontro, vi ringraziamo per la cortese collaborazione ed inviamo i nostri migliori saluti

ADERISCONO A TALI ISTANZE I SINDACI DEI COMUNI DI:

Amaro, Laura Zanella
Ampezzo, Michele Benedetti
Andreis, Fabrizio Prevarin
Arba, Antonio Ferrarin
Arta Terme, Luigi Gonano
Aviano, Ilario De Marco Zompit
Barcis, Claudio Traina
Budoia, Ivo Angelin
Caneva, Dino Salatin
Castelnovo del Friuli, Juri Del Toso
Cavasso Nuovo, Silvano Romanin
Cavazzo Carnico, Gianni Borghi
Cercivento, Valter Fracas
Cimolais, Davide Protti
Claut, Gionata Sturam
Clauzetto, Flavio Del Missier
Comeglians, Stefano De Antoni
Enemonzo, Enzo Menegon
Erto e Casso, Antonio Carrara
Fanna, Demis Bottecchia
Forni Avoltri, Sandra Romanin
Forni Di Sopra, Marco Lenna
Forni di Sotto, Claudio Coradazzi
Frisanco, Sandro Rovedo
Maniago, Andrea Carli
Meduno, Marina Crovatto
Montereale Valcellina, Igor Alzetta
Lauco, Olivo Dionisio
Ovaro, Lino Not
Paluzza, Massimo Mentil
Paularo, Daniele Di Gleria
Prato Carnico, Erica Gonano
Preone, Anna Lenisa
Pinzano al Tagliamento, Emanuele Fabris
Polcenigo, Mario Della Toffola
Ravascletto, Ermes De Crignis
Raveo, Daniele Ariis
Rigolato, Fabio D’Andrea
Sappada, Manuel Piller Hoffer
Sauris, Ermes Petris
Sequals, Enrico Odorico
Socchieve, Coriglio Zanier
Spilimbergo, Enrico Sarcinelli
Sutrio, Manlio Mattia
Tramonti di Sopra, Giacomo Urban
Tramonti di Sotto, Rosetta Facchin
Travesio, Francesca Cozzi
Treppo Ligosullo, Luigi Cortolezzis
Tolmezzo, Francesco Brollo
Vajont, Lavinia Corona
Verzegnis, Andrea Paschini
Villa Santina, Domenico Giatti
Vito D’Asio, Piero Gerometta
Vivaro, Mauro Candido
Zuglio, Giovanni Battista Molinari

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La Redazione del Blog ringrazia Franceschino Barazzutti per averla autorizzata alla pubblicazione della “lettera/sollecito” alla Regione.

BASTA ALLO STRAPOTERE E ALLA PREPOTENZA DEI DERIVATORI IDROELETTRICI CHE SFRUTTANO L’ACQUA ALTRUI A VANTAGGIO DEI PROPRI PROFITTI!!

RICEVIAMO E CONDIVIDIAMO  SIA IL COMUNICATO STAMPA CHE LA BATTAGLIA AFFINCHE’ CESSI IL FURTO DELL’ACQUA PUBBLICA E SI ISTITUISCA UNA SOCIETA’ DI CAPITALI  A PARTECIPAZIONE INTERAMENTE PUBBLICA.

Il Comitato per l’autonomia e il rilancio del Friuli   

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COMUNICATO STAMPA

Il 27 febbraio 2017 i Consiglieri regionali Revelant, Tondo, Riccardi, Colautti, Violino, Marsilio, Ciriani, Zilli e Piccin depositavano la Proposta di legge n.193, che prevedeva la costituzione di una società di capitali, a partecipazione interamente pubblica, operante nel settore dell’energia da denominare “Società Energia Friuli Venezia Giulia – SEFVG”.

Senonchè, il 9 giugno 2017 l’Associazione delle imprese elettriche italiane “Elettricità Futura” indirizzava alla Regione una lettera in cui esprimeva la propria contrarietà non solo all’aumento dei canoni concessori, ma addirittura alla costituzione di tale Società regionale. Ebbene, la società SEFVG è ancora di là da venire e la conclusione amara è una sola: i derivatori idroelettrici sono tanto influenti e potenti da imporsi alla Regione e – viceversa – la Regione è succube dei derivatori idroelettrici.

La stessa situazione si sta verificando in questi giorni a livello nazionale, in relazione alla vigente Legge n.12/2019 che, all’art.11-quater, prevede il passaggio del grande idroelettrico dallo Stato alle Regioni con notevoli vantaggi per i territori montani interessati dalle derivazioni. Ecco che, anche questa volta, le Associazioni dei derivatori idroelettrici “Utilitalia” e “Elettricità Futura”, approfittando dell’esame in Parlamento della Legge di bilancio 2021, indirizzavano una lettera al Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli in cui chiedevano modifiche al vigente art. 11-ter della Legge n.12/2019 a loro vantaggio e a detrimento del ruolo delle Regioni. Richieste di modifiche che, purtroppo, han trovato accoglimento nell’art. 156 del Disegno di Legge di bilancio 2021 del Governo. Conclusione amara: i derivatori idroelettrici si sono dimostrati tanto influenti e potenti da imporsi allo Stato e – viceversa – lo Stato è succube dei derivatori idroelettrici. Per fortuna, l’ art. 156, durante la discussione di ieri in Commissione Bilancio, è stato stralciato, ma temiamo che si tenti di farlo risuscitare. Le Regioni italiane, che sono riuscite a fare la legge entro il 31 0ttobre 2020, in applicazione della legge 12/2019, dovrebbero gestire da sole, predisponendo delle gare per il rinnovo delle Concessioni scadute delle grandi derivazioni la cui potenza nominale dovrebbe restare di 3 MW, non, come impongono i Derivatori nella letterina al Ministro, di essere innalzata a 10 MW per risparmiare sui canoni e per evitare le gare prescritte: in Italia, infatti sono ben poche le derivazioni con questa potenza.

Ce n’è più che abbastanza per dire BASTA allo strapotere ed alla prepotenza dei derivatori idroelettrici che sfruttano l’acqua – risorsa prima dei sofferenti territori montani – per portare e l’energia prodotta nelle aree urbane industrialmente sviluppate e i profitti realizzati nelle proprie tasche, lasciando ai territori montani l’elemosina dei sovraccanoni BIM e i fiumi, torrenti e rii senz’acqua ridotti a pietraie.

Dietro l’inserimento dell’art. 156 nella Legge di bilancio 2021, noi intravediamo l’ interessata e potente manina delle grandi multiutility, il cui pacchetto azionario appartiene in larga misura ai grandi Comuni, per lo più della pianura padana. Ebbene, questi grandi Comuni si comportano come predatori nei confronti dei Comuni montani – prede. Ciò è tanto più inaccettabile poiché la gran parte di questi grandi Comuni è retta da amministratori che, per la loro collocazione politica, dovrebbero avere e praticare la solidarietà ed il rispetto verso i loro connazionali che vivono nelle disagiate condizioni della montagna, dalla quale giunge nelle loro case e fabbriche la corrente elettrica.

E’ necessario che tutte le rappresentanze istituzionali dei nostri territori montani, indipendentemente dalla loro collocazione politica – parlamentari, presidente, assessori e consiglieri della Regione e sindaci, respingano con decisione questo tentativo delle Associazioni dei derivatori di inserire nella Legge di bilancio 2021 i contenuti dell’art. 156, da loro formulati a difesa del mantenimento dei loro profitti e a detrimento dei territori montani sfruttati. E’ necessario che chiedano con determinazione che lo Stato, se deve riprendersi la gestione delle grandi derivazioni delle Regioni che non sono state capaci di legiferare entro la scadenza fissata, lo faccia nel rispetto di quanto prescrive la legge 12/2019, non sui suggerimenti dei Derivatori. Parimenti è necessario che i cittadini della Regione, in particolare gli abitanti dei territori montani, si mobilitino affinchè la sempre più strategica risorsa acqua sia saggiamente utilizzata a vantaggio loro e della terra in cui vivono e non di speculatori, tanto più se “foresti”.

I Comitati di difesa territoriale della montagna – come sempre – sono in campo!

– Comitati Acque Valcellina e Valmeduna
– Comitato per la difesa e valorizzazione del Lago di Cavazzo o dei Tre Comuni
– Per il Comitato tutela acque del bacino montano del Tagliamento: Franceschino Barazzutti

22 novembre 2020

“COMUNI PREDATORI E COMUNI PREDE” di Franceschino Barazzutti

 

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Comuni predatori e Comuni prede

di Franceschino Barazzutti

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso della lombarda multiutility a2a, concessionaria degli impianti idroelettrici del Tagliamento con le centrali di Ampezzo e di Somplago, contro il piccolo Comune di Forni di Sotto.

Motivo del contendere, che ha visto la multiutility soccombente in tutti i gradi di giudizio, da un lato è il potenziamento della portata dell’acquedotto comunale attingendo l’acqua sul Rio Chiaradia a monte della presa idroelettrica di a2a, dall’altro lato la pretesa della multiutility di essere indennizzata da parte del Comune ritenendosi danneggiata poiché la captazione dell’acquedotto riduce la portata d’acqua alla sua presa.

La controversia, oltre ad essere significativa del punto critico a cui è giunto l’utilizzo della preziosa risorsa acqua, si inserisce in un contesto ben più vasto che merita di essere esaminato: il rapporto tra grandi centri urbani e periferie. Quelle montane in particolare, adatte alla produzione idroelettrica offrendo esse le necessarie caratteristiche quali la disponibilità di acqua ed i dislivelli.

Se da un lato il piccolo Comune di Forni di Sotto ben rappresenta una periferia montana, dall’altro lato chi è a2a e chi rappresenta? a2a giuridicamente è una società multiservizi che opera secondo le leggi di mercato, i cui azionisti al 31.12.2019 sono il Comune di Milano al 25%, il Comune di Brescia al 25%, altri azionisti al 49,2% tra i quali anche soggetti esteri e la stessa a2a spa allo 0,8% con azioni proprie. Quindi a2a è un’espressione, un’emanazione, un modo di essere dei citati Comuni azionisti che ne sono i proprietari.

Quello di a2a non è un caso isolato. Infatti anche i comuni di Genova, Torino, Reggio Emilia e Parma detengono il controllo della multiutility Iren, mentre il comune di Bologna e quelli della Romagna detengono il controllo della multiutility Hera, che opera anche nella nostra regione.

Che i grandi Comuni si dotino di strumenti, quali le società da loro controllate, che provvedano a fornire i servizi necessari come la raccolta e smaltimento rifiuti, l’erogazione di gas e energia elettrica, il servizio idrico, etc sui rispettivi territori comunali è cosa logica e necessaria.

Non lo è altrettanto quando i grandi Comuni-azionisti utilizzano le società controllate per espandere la loro attività – meglio il loro business – ben oltre il proprio territorio per sfruttare la risorsa acqua dei territori periferici montani per produrre energia elettrica, peraltro portata altrove, mentre i guadagni finiscono nell’attivo dei bilanci dei Comuni azionisti, lasciando ai territori montani, già sofferenti sotto diversi aspetti, i dissesti idrogeologici prodotti dalle derivazioni, gli alvei in secca, l’obolo dei sovraccanoni ai Consorzi Bim e di qualche autopromozionale sponsorizzazione, nonché il monumento alla propria energia.

Con ciò si viene ad instaurare un rapporto di subordinazione che peggiora ulteriormente lo stato di sofferenza economica, sociale e demografica delle aree montane, tanto più se la società venuta da lontano ha la pretesa di decidere se e quanti litri d’acqua per il proprio acquedotto il Comune locale può captare da un rio del proprio territorio e anche di essere economicamente ristorata per la risibile minor produzione di energia.

La controversia tra a2a ed il Comune di Forni di Sotto evidenzia ancora una volta l’urgenza e la necessità, da un lato, di una profonda revisione della legislazione nazionale che dia maggiori tutele ai già deboli e sofferenti territori montani in particolare nei confronti delle già di per sé potenti multiutility urbane, dall’altro lato, che la nostra Regione, a statuto di autonomia speciale, faccia altrettanto ed in particolare costituisca con urgenza una propria società energetica che assuma via via il pieno controllo del settore seguendo l’esempio della Provincia di Bolzano. Diversamente gli spazi vuoti non resteranno tali, ma per la logica del mercato saranno occupati da altri e sarà l’intero territorio regionale ad essere sottomesso: l’anticipazione sono le notizie sulle trattative tra a2a, Agsm del Comune di Verona e Aim del Comune di Vicenza per la fusione in un’unica società con area operativa il nord-est in concorrenza con Hera. I predatori cercano prede: è la legge della giungla.

La conclusione di questa controversia è un messaggio ed un incoraggiamento a tutti i sindaci ed abitanti della montagna ad essere attori di una giudiziosa gestione ed utilizzazione della risorsa acqua, sempre più strategica e preziosa, nell’interesse dei loro cittadini, e non spettatori distratti, se non complici, dello sfruttamento indiscriminato non solo da parte delle forestiere società multiutility ma anche da parte di speculatori privati locali e regionali che si avvalgono degli incentivi, i certificati verdi, pagati dagli utenti con le bollette.

Lo scarso interesse dimostrato dai sindaci e dagli abitanti della Carnia, a differenza di quelli della montagna pordenonese, riguardo al passaggio alla Regione del grande idroelettrico non è un segnale incoraggiante. Per tutti dovrebbero essere di esempio, di guida e di stimolo quei vecchi che in condizioni di miseria oltre 100 anni fa fondarono la Società Elettrica Cooperativa Alto But (SECAB), tuttora ben operante in quel territorio. Nel caso non bastasse possono documentarsi su come ben operano nell’idroelettrico, e non solo, i comuni trentini singolarmente o uniti per valle.

Franceschino Barazzutti
già presidente del Consorzio BIM Tagliamento, già sindaco di Cavazzo Carnico

22 giugno 2020

E la montagna friulana?

Comitât pe Autonomie e pal Rilanç dal Friûl

Comunicato stampa

E La montagna friulana?

Un recente ampio studio della cooperativa Cramars sui problemi della montagna friulana pone alla politica regionale il problema di cosa fare. Per altre aree ci si muove, in Sardegna già nel 2013, di fronte alla crisi economica si chiedeva per tutto il territorio una Zona Franca integrale o almeno una ZES (ZES: https://www.diritto24.ilsole24ore.com/art/avvocatoAffari/mercatiImpresa/2019-09-04/zes-zone-economiche-speciali-italia-passo-il-resto-mondo-123144.php?refresh_ce=1 )

A Trieste si difende con forza il Porto Franco, che prevede un vantaggioso regime extradoganale, chiedendo ulteriori agevolazioni per nuovi insediamenti industriali e anche a Gorizia, come in Veneto, vi sono state richieste simili .

Da noi?

Abbiamo ben presenti i problemi di Trieste e Gorizia ma, in presenza della grave situazione di spopolamento e di difficoltà economica della montagna friulana, la politica regionale tace e talvolta vi è la forte tentazione di definirla, più che regionale, “triestina” tout court!

Nulla di nuovo se pensiamo che si grida allo scandalo per i 500.000 € tagliati alla Sissa dal governo giallo-verde mentre si continua a tacere sullo storico, milionario, sottofinanziamento dell’ateneo friulano confermato da tutti i governi che si sono succeduti a Roma.

Dunque: la politica, quella che conta, tace, mentre la montagna friulana si spopola, nonostante le spese per i poli sciistici.

Si spopola il 45% del territorio regionale e non ci risulta che una qualunque Giunta regionale degli ultimi anni si sia mai adoperata per una proposta concreta, come potrebbe essere una Zona Economica Speciale, per la nostra montagna, dalle valli del Friuli occidentale alla Carnia, Canal del Ferro e valli del Natisone.

Ci rendiamo conto che forse le regole europee mal si adattano a tale zona ed alla sua collocazione geografica ma altri politici, in altri tempi, non si sarebbero certo fermati per così poco!

29 novembre 2019

il presidente
dott. Paolo Fontanelli