“Il Friuli al voto” – Comunicato stampa

 

COMITATO PER L’AUTONOMIA E IL RILANCIO DEL FRIULI

COMUNICATO STAMPA

23 settembre 2022

Il Friuli al voto

Ancora una volta i cittadini e le cittadine del Friuli sono chiamati al voto per scegliere chi governerà il Paese e ancora una volta la legge elettorale è stata definita incostituzionale e determinante una insufficiente e sperequata rappresentanza politica del nostro territorio.

Questa volta inoltre sembra che nessuna forza politica che si candida voglia tener conto delle peculiarità del Friuli in particolare con il previsto razionamento del metano ed il suo costo. Il clima regionale e della Carnia in particolare e l’elevata percentuale di abitazioni metanizzate come può essere compatibile con previsioni lasciate solo a cronache giornalistiche e non a proposte coerenti della politica?

Ciò nonostante è importante andare a votare scegliendo, ove possibile, candidate o candidati che abbiano dimostrato concretamente attenzione al Friuli, alla nostra lingua, alle prospettive economiche e che vogliano operare per un futuro di pace.

Il Presidente
Dr. Paolo Fontanelli

L’AUTONOMIA SBAGLIATA – Comunicato Stampa del 4 agosto 2022

 

COMITATO PER L’AUTONOMIA E IL RILANCIO DL FRIULI

Comunicato stampa

L’AUTONOMIA SBAGLIATA
4 agosto 2022

In questi giorni il Consiglio regionale ha approvato un “assestamento di bilancio” di oltre 800 milioni distribuendo soldi a destra e manca, con grandi comunicati trionfali della Giunta e del presidente Fedriga, 800 milioni derivati da “avanzi” del 2021.

Contemporaneamente arriva la notizia che l’azienda sanitaria del Friuli centrale ha un deficit di 116 milioni. Sempre nel 21. Si può immaginare che simili deficit interessino anche le altre aziende regionali, gestite tutte in piena autonomia dallo Stato, ma il deficit, nella sanità è dato da quanto stanziato dalla Regione rispetto allo speso e quindi il deficit è dovuto, banalmente, al sotto finanziamento regionale.

Detto in un altro modo: la Regione ha risparmiato sulla sanità per costruirsi un tesoretto da elargire in vista delle prossime elezioni, mentre il pronto soccorso di Udine esplode, i professionisti migliori si licenziano, mancano oltre 200 medici e infermieri.

Chissà se agli elettori/elettrici interesserà più l’ennesimo bonus o un servizio sanitario efficiente?

In ogni caso, oltre vent’anni fa la Regione aveva ottenuto la piena autonomia per la gestione della sanità per difenderla e migliorarla, non per saccheggiarla!

Il Presidente
Paolo Fontanelli

UN SOLO NOME: “FRIULI”. BASTA STORPIATURE, di Paolo Fontanelli – comunicato stampa

Comitât pe autonomie e il rilanç dal Friûl
Comitato per l’Autonomia e il Rilancio del Friuli
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COMUNICATO STAMPA
15 DICEMBRE 2021

Agli organi di informazione
Ai Consiglieri regionali del Friuli – Venezia Giulia

Il Friuli e i nomi

Per secoli il Friuli era il “Friuli”, conosciuto per i friulani (litigiosi, violenti e ubriaconi nelle cronache del 600 a Venezia, poi addomesticati e diventati saldi, onesti, lavoratori nell’Inno della Società Filologica Friulana in epoca moderna) e per le sue donne, poi per gli emigranti che hanno portato il nome della terra di origine in ogni angolo del mondo, fuggendo dalla fame e dalla miseria di paesi che vedevano incessanti processioni di eserciti affamati.
Ma erano friulani! Una lingua, una Patria dove tornare o da ricordare.

Con un nome.  Friuli.

Una storia, un nome che ora si sta facendo dimenticare storpiandolo in un acronimo insulso e impronunciabile – fvg – o in uno scioglilingua – friuliveneziagiulia – da mettere al posto di Friuli che ricorda lo sberleffo che usava Stalin quando fingeva di sbagliare il nome di qualcuno per far capire che era caduto in disgrazia e di cui a breve non si sarebbe più parlato.
Non serve qui ricordare che la veneziagiulia è una terra immaginaria, un nome dato dal fascismo per indicare una zona conquistata ed ora al di là di confini nazionali, simulacro di luoghi della memoria che non ha corrispondenza nelle ex provincie di Trieste e Gorizia dove nessuno si proclama veneziagiuliano, a differenza dell’orgoglio dei friulani nel definirsi tali.

E’ insopportabile quanto sta avvenendo che o è fatto ignorando tutto ciò oppure è una scelta precisa di cancellare una storia, un popolo.

Perchè imporre lo slogan “Io sono friuliveneziagiulia” se non per dire che noi friulani non contiamo niente, che siamo destinati ad essere il retroporto (avete mai visto il retroporto vero di un grande porto? Forse la zona più squallida di una città portuale) di Trieste.

Un Friuli che si vuole destinato ad essere un territorio con servitù di passaggio per ogni infrastruttura che serva ad altri, verso una progettualità umiliante di sviluppo economico per una terra antica e millenaria ricca oggi di eccellenze agroalimentari, turistiche, ambientali, architettoniche, manifatturiere, linguistiche e con una cultura originale tutta sua.

Quello slogan e quella storpiatura del nome devono finire.

Il presidente del  Comitato
Paolo Fontanelli

Basta CANCELLARE i piccoli ospedali FRIULANI!!

 

Comitato per l’autonomia e il rilancio del Friuli

Comunicato Stampa
11.10.2021  

Come un terremoto

Nella conferenza stampa tenuta oggi dai Comitati per la difesa dei piccoli ospedali è stato detto che le riforme della sanità regionali che si sono succedute negli ultimi vent’anni sono state come un terremoto, lento ma devastante per i piccoli ospedali e per la qualità dell’assistenza sanitaria in particolare per gli anziani delle zone montane e pedemontane.

Chiusura di reparti e di pronto soccorsi, scarsezza perfino di ambulanze con situazioni in cui l’elisoccorso risulta molto più lento di un’auto medica o dell’ambulanza, complicazioni burocratiche di ogni tipo per le quali un referto di una visita a Tolmezzo deve essere ritirato a Codroipo oppure una prenotazione sul sito Sesamo talvolta non è possibile e bisogna andare personalmente al CUP dell’ospedale, e così via.

La sanità regionale, e quella Friulana in particolare, erano il fiore all’occhiello di questo territorio, oggi si è detto, supplicato, che serve una azione collettiva di ricostruzione come dopo il terremoto.

Un terremoto! Perché questa è la realtà attuale.

Non per tutti, in realtà, perché il numero di dipendenti (medici, infermieri, impiegati, ecc.) dell’ASUGI (Trieste e Gorizia) riferiti alla popolazione sono più del doppio dei dipendenti dell’ASUFC (ex provincia di Udine). Se nel Friuli centrale venissero assunti mille medici e mille infermieri ci sarebbe ancora squilibrio!

Si è detto che non si vuole che a Trieste vengano sottratte risorse ma che ci sia un equilibrio…

La giunta regionale non si sta rendendo conto della gravità della situazione? Continueranno con la storia che è tutta colpa della presidente Serracchiani la cui riforma sarà stata pessima ma non è stata attuata in buona parte (e sarebbe toccato all’attuale maggioranza) ne cancellata con due righe di una leggina nei primi 100 giorni della giunta Fedriga. E non si parli di risorse che mancano visto che il Governo ha concesso i 700 milioni che Tondo si era visto sottrarre, senza troppe proteste, dal governo Berlusconi-Bossi.

Il Presidente
Paolo Fontanelli

Una nuova facoltà universitaria a Trieste……già esistente a Udine!

 

Comitato per l’autonomia e il rilancio del Friuli

COMUNICATO  STAMPA
30 settembre 2021

Una nuova facoltà a Trieste

 

Chiusa anni fa per “mancanza di docenti” (questa “oggi” la motivazione indicata dall’Università triestina, motivazione che non concorda con quanto risultava documentato all’epoca della chiusura parecchi anni fa!) ora riapre la Facoltà di scienze della formazione primaria (un tempo semplicemente Magistero) a Trieste. Su richiesta di 60 dirigenti scolastici regionali che ritengono “insufficiente” l’analoga Facoltà di Udine.

Ma se il numero dei posti messi a concorso a Udine risulta insufficiente, perché non limitarsi a chiederne l’aumento, come sembrerebbe ovvio fare?

Alcune riflessioni sorgono spontanee:

  • Perché, ancora una volta, Trieste crea un doppione di una facoltà friulana mentre viene contestato sistematicamente l’opposto?

  • Quali sono le motivazioni reali dei 60 dirigenti che avrebbero potuto semplicemente chiedere il potenziamento di Udine? Un problema di numeri o invece geopolitico, con troppe maestre friulane nei concorsi per cui serve riequilibrare favorendo l’iscrizione di studentesse “giuliane” che trovano scomodo iscriversi a Udine?

  • In anni di uso politico della storia e della lingua dà forse fastidio che nell’università friulana aleggino ancora le parole, le storie, le idee di chi l’ha voluta, conquistata, arricchita e difesa (Università del Friuli: la testimonianza della prof.ssa Silvana Schiavi Fachin, sulla battaglia contro il campanilismo triestino. – Comitât Friûl (comitatfriul.eu)) ?

Il presidente
Paolo Fontanelli