“FVG” – Comunicato Stampa

 

COMITATO PER L’AUTONOMIA E IL RILANCIO DEL FRIULI

Comunicato Stampa

12.9.2023

“FVG”

Ovunque! Non c’è sagra, locandina, iniziativa culturale o sportiva che non veda il logo “io sono fvg” . A pagamento, imposto, suggerito, talvolta condiviso. Ma a che prezzo? Quanto spende la Regione per uno slogan che dovrebbe promuovere l’immagine del nostro territorio e che, invece ha solo un fine interno, politico-elettoralistico, oscurando le identità dei territori del Friuli e di Trieste?

Per chi sostiene che questa regione è “una”, come sempre è utile leggere i report economici che pubblica periodicamente la Camera di Commercio di Pordenone e Udine. Questa volta il dato che salta agli occhi è quello relativo alla transazioni immobiliari dove Trieste, con Gorizia al seguito, segna un + 17% contro il dato di Udine e Pordenone che è attorno a – 1%. Una differenza abissale che indica un progressivo ristagno dell’economia legata al mattone, del Friuli centrale e occidentale, un indice delle diverse realtà tra Friuli e Trieste e della conseguente necessità di curare i due territori in modo autonomo.

Nel frattempo a Trieste si inaugura il quarto ospedale (Cattinara, Maggiore, Burlo e ora “di comunità”) mentre in Carnia mancano i medici di base e perfino i pediatri, per non parlare della situazione delle liste d’attesa dell’intero Friuli.

Il Presidente
Paolo Fontanelli

Comunicato stampa – ” FRIULI: IN ATTESA DI NOVITA’ “

 

COMITATO PER L’AUTONOMIA E IL RILANCIO DEL FRIULI

COMUNICATO STAMPA

11 giugno 2023

Friuli: in attesa di novità

Dopo le recenti elezioni regionali il quadro politico regionale sembra dominato solo da qualche scandalo (Bini e il suo ruolo in Euro e promos, i progetti sulla mega acciaieria a Porto Nogaro, la stada sul Lussari) su cui Fedriga sembra galleggiare indenne mentre sul cosa avverrà nella sanità, per la riforma degli Enti locali e per la tutela e valorizzazione della lingua friulana, il Friuli attende.

Attende di sapere se sono fondate le voci di un progetto che, nel giro di qualche anno, ridurrebbe a due (due!) gli ospedali regionali, uno a Udine e uno a Trieste, mentre gli altri sarebbero ridotti a prontosoccorso, radiologia e poco altro, favorendo la sanità privata che crescerebbe a dismisura.

Attende di sapere se la riforma degli Enti locali affronterà il problema del personale nei Comuni e, soprattutto, se i friulani finalmente potranno avere un ente amministrativo che li rappresenti. A suo tempo il vicepresidente Anzil, ex sindaco di Rivignano-Teor, si era battuto per una Regione con due provincie autonome sul modello del Trentino-Alto Adige, qualcosa di quell’idea entrerà nella riforma?

Attende di sapere se vedremo, finalmente, una vera politica di tutela e valorizzazione della lingua friulana, vera trave portante dell’identità e del diritto all’autonomia speciale di questa Regione.

Forse i bonus annunciati hanno portato consenso elettorale, ma sui problemi veri il Friuli attende.

Il Presidente
Paolo Fontanelli

Friuli, identità e prossime elezioni comunali e regionali: “IDENTITA’ E FUTURO”- Comunicato stampa del 13 gennaio 2023

 

COMITATO PER L’AUTONOMIA EIL RILANCIO DEL FRIULI

COMUNICATO STAMPA

13 gennaio 2023

Identità e futuro

Forse solo in Friuli si può discutere del ruolo dell’identità rispetto al futuro del territorio poiché sembrava un dato acquisito da tutti che conoscere e valorizzare le proprie radici sia indispensabile per affrontare le sfide che ci pone il futuro.

A quanto pare non è così, ma in merito ha risposto molto bene l’ottimo Walter Tomada e c’è però un elemento che dovrebbe invitare tutti a considerare la realtà di questa fase prelettorale, sia per Udine che per la Regione: vi è la necessità di adeguare il proprio sentire particolare alla situazione data, al di là delle odierne analisi sul concetto di friulanità su cui si disserta da decenni.

Andiamo alle prossime elezioni comunali e regionali sullo sfondo di due recenti pubblicazioni che hanno indagato sul Friuli, una sulla sua storia e identità e un’altra che invece è il frutto di numerose interviste e di considerazioni sul fatto che ora, a quasi cinquant’anni dal terremoto e dalla ricostruzione individuata un po’ come il momento fondativo dell’attuale Friuli, la fase contemporanea sembra rappresentare una cesura rispetto a quel tempo.

E’ cambiata la Chiesa che era stata uno dei puntelli fondamentali della rinascita sociale e materiale friulana, è cambiato il mondo imprenditoriale che aveva saputo dare corpo e sostanza all’idea che andassero ricostruite prima le fabbriche, è cambiata la politica.

E il Friuli, pur conscio della sua identità ne soffre, con la crisi della sanità pubblica un tempo fiore all’occhiello friulano, con una ripresa dell’emigrazione dei propri giovani, con la difficoltà a misurarsi con i flussi migratori, con incomprensioni sul tema della gestione del territorio. E si potrebbe continuare.

Non secondario è il modo di rappresentarsi del Friuli poiché il suo policentrismo, con le sue diverse anime, dalla montagna carnica alle lagune costiere, fatica a presentarsi come un unicum territoriale e politico, con una conseguente debolezza che si ripercuote poi sulle risorse economiche e di prospettiva per l’intero territorio. Con grandissima probabilità questa difficoltà a presentarsi come unica entità – il Friuli – sia pur policentrica, deriva anche dalla presenza nel nome della regione dell’invenzione “Venezia Giulia”, nome notoriamente coniato dal nazionalismo italiano ottocentesco in funzione espansionistica e usato sempre più per erodere identità e spazi al Friuli e dalla presenza della città di Trieste nel suo ruolo di capoluogo regionale, mentre avrebbe dovuto invece avere un ruolo a sè stante, con un suo territorio ben definito e separato dalla Regione Friuli, con la divisione amministrativa della regione in due provincie autonome, “Friuli e Trieste”, a somiglianza del “Trentino-Alto Adige”.

Una prima risposta dovrebbe essere il dibattito in vista delle prossime elezioni comunali di Udine, sperando che i programmi dei candidati vadano oltre l’ombelico della città e tendano a dare sostanza a quel ruolo di capitale simbolica del Friuli, spesso citato ma sempre più eroso da acronimi e particolarismi, nell’interesse di tutto il territorio, dal Livenza al Timavo, non per eludere o umiliare le altre voci del Friuli, ma per rappresentarle, oggi che il policentrismo sembra non pagare e la forza di una capitale, pur simbolica, serve a tutto il territorio.

Per tutto il Friuli, invece, sarebbe necessario che i temi della crisi friulana e dell’autonomia amministrativa ritornassero con forza e con prospettive concrete nel dibattito politico, all’interno di ciascun partito o movimento.

Il Presidente
Paolo Fontanelli

Elezioni comunali 2023 e il ruolo della città di Udine

COMITATO PER L’AUTONOMIA E IL RILANCIO DEL FRIULI

Comunicato Stampa

17 novembre 2022

Il ruolo della città di Udine

Udine si avvia alle prossime elezioni comunali sullo sfondo di due recenti pubblicazioni che hanno indagato sul Friuli, una sulla sua storia e identità e un’altra che invece è il frutto di numerose interviste e di considerazioni sul fatto che ora, a quasi cinquant’anni dal terremoto e dalla ricostruzione individuata un po’ come il momento fondativo dell’attuale Friuli, la fase contemporanea sembra rappresentare una cesura rispetto a quel tempo.

E’ cambiata la Chiesa che era stata uno dei puntelli fondamentali della rinascita sociale e materiale friulana, è cambiato il mondo imprenditoriale che aveva saputo dare corpo e sostanza all’idea che andassero ricostruite prima le fabbriche, è cambiata la politica.

E il Friuli, pur conscio della sua identità ne soffre, con la crisi della sanità pubblica un tempo fiore all’occhiello friulano, con una ripresa dell’emigrazione dei propri giovani, con la difficoltà a misurarsi con i flussi migratori, con incomprensioni sul tema della gestione del territorio. E si potrebbe continuare.

Non secondario è il modo di rappresentarsi del Friuli poiché il suo policentrismo, con le sue diverse anime, dalla montagna carnica alle lagune costiere, fatica a presentarsi come un unicum territoriale e politico, con una conseguente debolezza che si ripercuote poi sulle risorse economiche e di prospettiva per l’intero territorio.

Una prima risposta dovrebbe essere il dibattito in vista delle prossime elezioni comunali di Udine, sperando che i programmi dei candidati vadano oltre l’ombelico della città e tendano a sostanza a quel ruolo di capitale simbolica del Friuli, spesso citato ma sempre più eroso da acronimi e particolarismi, nell’interesse di tutto il territorio, dal Lemene al Timavo, non per eludere o umiliare le altre voci del Friuli, ma per rappresentarle, oggi che il policentrismo sembra non pagare e la forza di una capitale, pur simbolica, serve a tutto il territorio.

E per il Friuli sarebbe anche, o meglio soprattutto, che il tema dell’unità e dell’autonomia amministrativa dei friulani ritornasse con forza nel dibattito politico. Il Comitato per l’autonomia e il rilancio del Friuli aveva posto con forza questo tema proponendo una “Assemblea delle provincie friulane” oggi, con l’idea di ricostruire le provincie, perchè la politica non affronta seriamente la proposta di una “Provincia autonoma del Friuli”, rispondendo così a quanto evidenziato nelle pubblicazioni citate?

Il Presidente

dr. Paolo Fontanelli

AUTONOMISMO E VOTO – Comunicato Stampa del “Comitato per l’autonomia e il Rilancio del Friuli”

 

Comitato per l’autonomia e il rilancio del Friuli

COMUNICATO STAMPA

14 ottobre 2022

Autonomismo e voto

Probabilmente molti friulani si stanno chiedendo come sia stato possibile che quattro anni fa, in Friuli, si sia votato massicciamente per un candidato triestino-veronese della Lega nord, storicamente un partito legato ai temi dell’autonomia e del territorio, oltre al buon risultato anche di un altro movimento dichiaratamente autonomista e friulanofono (Patto per l’autonomia), mentre ora il voto sia andato invece ad un partito fortemente nazionalista e centralista.

L’andamento del voto in Veneto è stato molto simile e probabilmente Zaia ci sta “ragionando su” anche lui perché è evidente che le grandi crisi internazionali del Covid prima e della guerra adesso hanno polarizzato l’attenzione degli elettori su questi temi distogliendoli da quelli locali e dalla richiesta di maggior autonomia politico-amministrativa.

Evidentemente però questa spiegazione non è sufficiente perché vi è un argomento ben più forte: la “primavera” delle richieste di autonomia-indipendenza in Europa, dalla Catalogna alla Scozia, ha preoccupato i governi europei e la guerra in Ucraina, anche figlia del negato riconoscimento dei diritti delle minoranze russofone ha ulteriormente spinto la politica a ridurre sempre più gli spazi ed i temi dell’autonomismo e dell’identità dei territori.

Come sempre il Friuli ha fatto da battistrada, prima privato delle provincie che ne garantivano una qualche autonomia amministrativa e di politiche culturali ed ora costretto, per chi vuole contributi finanziari dall’ente regione, a definirsi “io sono FVG”.

Una progressiva cancellazione che solo alcuni storici friulani, con il loro importantissimo lavoro, e piccole associazioni e comitati combattono in una lotta impari.

Serve un forte richiamo identitario, una riscoperta collettiva di don Placereani, pre Checo, e dei tanti altri alfieri di un mai dimenticato impegno politico per il Friuli, servirebbe una nuova presa di coscienza unitaria dell’identità e dei bisogni del nostro territorio, superando la repulsione generata da una gestione regionale della sanità e dell’ambiente dove le diverse maggioranze che hanno governato nell’ultimo decennio hanno dato pessima attuazione all’autonomia.

Il Presidente
dr. Paolo Fontanelli