UNA CIRCOLARE ALLA VOLTA, IL FRIULI FINIRA’ BOLLITO?

Comitât pe Autonomie e pal Rilanç dal Friûl

Comunicato stampa

9 ottobre 2020

Una circolare alla volta……

Come la rana che messa nella pentola di acqua fredda se ne sta tranquilla e non reagisce man mano che arriva all’ebollizione, morendo, così i friulani se ne stanno tranquilli.
Una circolare dopo l’altra, un progetto dopo l’altro e il Friuli si adatta, si adegua, perfino condivide. Finirà bollito?

Val la pena fare un po’ di riepilogo, cominciando dalla ricostruzione post terremoto, quando il 27% dei fondi finirono a Trieste facendone la “città della scienza”. In cambio ci fu l’ostracismo giuliano sull’università di Udine che avrebbe potuto (dovuto) sviluppare un campus per la biochimica a Palmanova, uno sulla montagna a Tolmezzo, ecc. Per non parlare di innovazione, con relativa Fiera, ai tempi di Honsell magnifico rettore, per non parlare dell’eterno problema del sottofinanziamento.

Bisogna ricordare le leggi elettorali che hanno compresso la rappresentanza politica dei friulani nei più diversi organismi democratici, dall’Europa in giù, buon ultimo il taglio dei parlamentari che ci colpisce pesantemente.

Di fronte a questi ed altri passaggi, vedi i dati economici, può sembrare che la circolare regionale che autorizza a non insegnare il friulano nelle scuole pubbliche sia insignificante, solo qualche bollicina in più nella pentola…

In realtà rappresenta un passo gravissimo poiché va nel senso di ridurre uno di quegli spazi, forse il più importante, che servono a costruire la coscienza della propria identità. Senza l’orgoglio e la conoscenza della propria lingua, senza una rappresentanza politica adeguata nei numeri e nella coscienza di rappresentare un popolo, quale sarà la possibile risposta alla crisi economica e demografica?

il presidente
dott. Paolo Fontanelli

“DISPARITA’ NEI SERVIZI SANITARI NELLE DIVERSE AREE DEL FRIULI-VG” – Renato Osgnach (Comitato per la tutela della salute nelle Valli del Natisone)

 

Nel numero del quindicinale DOM del 15 giugno 2020, stampa della minoranza linguistica slovena della Slavia friulana, a pagina 5,  è stato pubblicato un documento contenente dati molto interessanti  a firma di Renato Osgnach (per il “Comitato per la tutela della salute nelle Valli del Natisone”) che evidenzia la “disparità nei servizi sanitari nelle diverse aree del Friuli-Venezia Giulia” e che denuncia che la sanità della Slavia friulana è  penalizzata dalla politica regionale.

Di seguito pubblichiamo gran parte del documento: 

” (….)  il Comitato per la tutela della salute nelle Valli del Natisone, con la presente, pone in evidenza la notevole disparità di “esercizi sanitari” offerti, o non offerti. ai cittadini delle due aziende ASUGI  (Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina) e ASUFC  (Azienda Sanitaria Universitaria Friuli Centrale), con particolare esclusione del Cividalese per i più elementari servizi.

In sintesi l’ASUGI, che comprende una popolazione di 373 mila abitanti, 31 comuni per una superficie  di 637 km2, conta 5 ospedali pubblici e 2 privati/accreditati. Il personale del comparto è di 13.640 unità (solo pubblico).  Il bacino di utenza  medio è di 53 mila abitanti; vi è un ospedale ogni 91 km2. Il tempo di percorrenza medio è di venti minuti. Gli ospedali di Trieste e Gorizia sono dotati di tutte le specialità; inoltre con la l. r. 22/19, art. 29, Gorizia e Monfalcone (distanti 20 km l’uno dall’altro) sono stati dotati e implementati di funzioni di  “Pediatria, ostetricia e ginecologia” e dell’area materno-infantile.

l’ASUFC  copre l’intera provincia di Udine, con una popolazione di 535 mila abitanti e 135 comuni per una superficie totale di 4904 km2. Si contano 6 ospedali  pubblici e una casa di cura città di Udine  (270 dipendenti  privati/accreditati). Il personale dell’intero comparto il 4 maggio 2020 contava 7089 unità, mentre il 31 dicembre 2019 ne comprendeva 8706.  La fonte dei dati è l’ASUFC.  (…)

All’Ospedale Santa Maria della Misericordia (Ud) sono in servizio 3601 addetti, a Monfalcone, al San Polo sono 1700.

Ciò che appare  è la macroscopica disparità tra le due aziende: come sopra evidenziato l’ASUGI conta 13640 addetti, mentre l’ASUFC 7089, con ben 6551 in più a Trieste e Gorizia.

(…..) Pubblicate e rendete noti quanti dei 2,6 miliardi del 2019 sono stati spesi per Trieste e Udine e in particolare per la sanità cividalese.   (…)

RENATO OSGNACH
per il “Comitato per la tutela della salute nelle Valli del Natisone”

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COMMENTO DELLA REDAZIONE DEL BLOG

La sanità friulana ha visto cancellati, o pesantemente ridimensionati, diversi ospedali tra cui ricordiamo l’ospedale civile di Cividale del Friuli (ormai ridotto a ben poca cosa e da qui la giusta protesta del Comitato)  e quello di Gemona del Friuli (pesantemente ridimensionato e quasi cancellato come presidio ospedaliero).  Senza contare la lunga diatriba e lo scontro politico tra gli ospedali di Latisana e Palmanova sul “punto nascita” che ha visto cancellare uno dei due presidi.  E altro ancora.

Il tema della sanità della Slavia friulana, ma lo stesso vale per l’ospedale di Tolmezzo, presidio ospedaliero importante della montagna friulana,  entra in pieno nel tema “di come bloccare lo spopolamento” di questi due importanti territori friulani:  se si priva un territorio dei servizi fondamentali, e la sanità lo è,  è inevitabile  il conseguente spopolamento.

La nostra solidarietà ai cittadini della Slavia friulana  e un invito al Presidente Fedriga ad una maggiore equità e attenzione  al Friuli,  ora pesantemente penalizzato a favore dell’area triestina.

Comitato per l’autonomia e il rilancio del Friuli