Un cartel feroviari che al dismentee la minorance linguistiche furlane e altri ancjemò.

 

Basta discriminazioni!!

E i FURLANS? SCANCELâTS? 

1 – PRIME DENUNZIE:

Nessuna descrizione della foto disponibile.

Il cartel feroviari si cjate inte stazion feroviarie di Sacil e  lu publiche l’amì Remo Brunetti intal so sît Facebook.

No ise ore di finîle di scrivi il non de regjon cence tratin e di dismenteâ che in regjon o vin trê minoranciis linguistichis tuteladis e ricognossudis cu la leç 482/99 (furlan, sloven e todesc)?

Al informe Maurizio Ionico (coment “copie e incole” da “facebook Remo Brunetti”) che “Sulla linea ferroviaria Udine Cividale, tutti i cartelli delle stazioni di fermata sono indicati anche in friulano, a Cividale anche in sloveno. Le emittrici automatiche posizionate a Cividale in 5 lingue, friulano compreso. La diffusione delle informazioni audio anche in friulano….”

Un CARTEL CUSSI’ FALÂT, PAR COLPE DI unE posizion ideologjiche anti-furlane o UNE IGNORANCE CENCE SCUSIS?

 

2  – SECONDE DENUNZIE:  ae prime denunzie si zonte un fat une vorone grâf sucedût di pôc  in Consei Comunâl a Gurize:

NEGATO L’USO DELLA LINGUA FRIULANA NEL CONSIGLIO COMUNALE DI GORIZIA.

https://www.pattoperlautonomia.eu/gruppo-consiliare/975-negato-l-uso-della-lingua-friulana-nel-consiglio-comunale-di-gorizia?fbclid=IwAR1y5WE3H_RrpUfTCTbUDgDvdu3I_dgIlNKvF

Chest il coment sul sît “Facebook Patrie Furlane”:

Il Comune di Gorizia rientra appieno tra quelli ricompresi nell’ambito di tutela del gruppo linguistico friulano ai sensi della D.G.R. Friuli-VG n. 2680 del 3 agosto 2001, in applicazione della L. 482/99.

L’ art. 9 della L.R. 29/2007 prevede specificamente che: “nei comuni che rientrano nella delimitazione di cui all’articolo 3, i componenti dei consigli comunali e degli altri organi a struttura collegiale dell’amministrazione stessa hanno diritto di usare, nell’attività degli organismi medesimi, la lingua friulana.”

La Legge Regionale prevale su ogni regolamento comunale per cui bene ha fatto il consigliere di Gorizia Franco Zotti a reclamare il diritto ad esprimersi in marilenghe e male invece ha fatto il presidente Cagliari ad ignorare l’ordinamento della nostra Regione a Statuto speciale.

Oltre ad esprimere la nostra scontata solidarietà al consigliere Zotti, se può essergli d’aiuto, vogliamo ricordargli il precedente del 2010 del Comune di Spilimbergo contro il consigliere friulanofono Bruno Colledani. In quell’occasione il Colledani ottenne giustizia direttamente dal Capo dello Stato, facendo riscrivere il regolamento del consiglio comunale adeguandolo alle norme di tutela per il gruppo linguistico friulano.
Noi da tempo sosteniamo che il modo migliore per difendere i nostri diritti linguistici è proprio quelli di esercitarli.
Mai molâ. – Patrie Furlane

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No ise ore di finîle di no rispietâ i dirits linguistics  dai furlans?

SE LA POLITICA NON INTERVIENE,  IL LAGO DI CAVAZZO DIVENTERA’ UNA PALUDE.

SE LA POLITICA NON INTERVIENE,  IL LAGO DI CAVAZZO DIVENTERA’ UNA PALUDE.

     Foto del lago di Cavazzo, oggi.

L’appello. Il lago di Cavazzo diventerà una palude.

Forse non tutti i villeggianti che affollano le sue rive, sapranno che il Lago di Cavazzo ha avuto origine dal quel mare, le cui spiaggie, diventate prima scogliere e poi Alpi, bagnavano la Carnia ben quattrocento milioni di anni fa. E che è questa la ragione per cui a Preone, e in altri luoghi delle nostre montagne, si trovano fossili in abbondanza.

Nell’ultima era glaciale, il Lago è stato poi delimitato dall’apporto di detriti glaciali prima ed alluvionali poi per opera del torrente Palâr e Leale che hanno chiuso la valle. Fino alla metà del secolo scorso il lago era ricchissimo di pesce, alghe e plancton e contribuiva all’economia locale. Era balneabile da maggio ad ottobre ed è sempre vissuto in salute con naturale alimentazione idrica da torrenti e sorgive.

Oggi, purtroppo i villeggianti non amano bagnarsi: l’acqua è molto fredda e la pelle tende a sporcarsi di un sottilissimo pantano. E quando questi villeggianti se ne lamentano con qualche abitante della Valle del Lago, hanno per risposta un racconto. Un racconto dove le esperienze vissute si mescolano agli studi di geologi come Gortani, Marinelli, Specchi, Miccoli, Pironio, Zanier, Tosoni, Cella e ingegneri come Franzil e Garzon che, grazie all’opera di divulgazione dei comitati Salvalago è diventato il comune sentire della Valle.

Si narra di come negli anni ’50 lo Stato permise all’impresa elettrica veneziana SADE , quella del Vajont, per intenderci, la captazione del 75% delle acque carniche, la realizzazione di prese, condotte forzate, bacini e centrali, al fine di trasformare queste acque in energia elettrica. Provocando però nella Carnia occidentale e nel nostro lago, un vero e proprio disastro ecologico. Le “Chiare fresche e dolci acque” di scolastica memoria, divennero greti asciutti per 80 km. Con la costruzione della centrale di Somplago, il più grande lago naturale e temperato della regione, venne trasformato in serbatoio di regolazione, abbassandone la quota di 4 metri, riducendone la superficie da 1,74 km quadri a meno di 1,2 km quadri. E quando, nel 1958, essa entrò in funzione, scaricò nel lago l’acqua turbinata. Un’acqua torbida e gelida che oltre a depositare limo sul fondo del lago portò la sua temperatura ad essere simile a quella di un lago alpino. E iniziò il calvario!

L’acqua faceva saliscendi secondo il funzionamento della centrale, le uova dei pesci in acqua bassa morivano, le alghe venivano coperte dal fango ed il plancton, alimento dei pesci moriva, fino alla totale scomparsa causata anche dal crollo termico. La narrazione continua raccontando come i “comitati salvalago”, dopo aver illustrato le criticità di un progetto di pompaggio, coinvolgendo la popolazione in dieci anni di lotta e studi dimostrativi, dopo la rinuncia di Edipower a tale progetto, abbiano orientato i loro sforzi nel chiedere alla Regione la rinaturazione del Lago di Cavazzo. La Regione non solo ha inserito la rinaturazione nel P.R.T.A, considerando anche l’ipotesi della costruzione di un By-Pass, che convogli lo scarico della centrale a valle del Lago, ma ha anche indetto un concorso di idee su come fare tale By-Pass. Essa ha poi istituito un “Laboratorio lago dei tre Comuni, volto ad individuare le criticità dello specchio d’acqua e proporre soluzioni finalizzate a recuperare condizioni di naturalità e garantirne la fruibilità a fini turistici.”

Questo laboratorio, prosegue la narrazione, si è riunito 4 volte, alla presenza anche di esperti dei tre Comuni. Ma è giunto il tempo di lasciare le analisi e di passare a valutare proposte concrete, anche in vista della scadenza delle concessioni. Perché le incertezze della politica ritardano la costruzione del Bay-Pass e la rinaturazione.

Intanto il fango continua a depositarsi sul fondo del lago, ed è opinione comune che se non si interviene, tra cent’anni forse meno, il lago si trasformerà in una palude.

Remo Brunetti – Cavazzo

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Il Comitato ringrazia Remo Brunetti per avergli concesso la pubblicazione della sua lettera, già pubblicata sul quotidiano il Messaggero Veneto in data 10 giugno 2021 – rubrica “LETTERE”  – a pagina 37 

LA COMUNITA’ PARLANTE LA LINGUA FRIULANA? E’ MINORANZA NAZIONALE!

Articolo – a firma di Remo Brunetti – pubblicato sul quotidiano il Messaggero Veneto di Udine, domenica 12 gennaio 2020, Rubrica “LE IDEE” a pagina 41

“I PREGIUDIZI SULLA MINORANZA LINGUISTICA FRIULANA

Sembra che  i pregiudizi sulla minoranza linguistica friulana siano duri a morire. Speravamo che ormai il vecchio  concetto ottocentesco di “Nazione=Stato” fosse stato superato, ma pare non sia così. Per alcuni il termine “nazione” è ancora sinonimo di “Stato”. Eppure, anche per il Consiglio d’Europa, il concetto di “nazione”, a livello sia intellettuale che giuridico, non è più legato al concetto di “Stato” e sono riconosciute “nazioni” anche quelle comunità che, pur non essendo riuscite a crearsi un loro Stato, hanno tuttavia tutti i requisiti per  essere una “nazione” (storia unitaria, lingua, identità, ecc.).

Esistono purtroppo, dei politici di questa regione a Statuto Speciale, che non vogliono riconoscere ai friulani, i diritti di cui già godono i valdostani, i tedeschi, i ladini del Tirolo, e gli sloveni del Friuli-Venezia Giulia. A sostegno di questa contrarietà , essi affermano che i friulani non sono una minoranza nazionale come le soprannominate, ma solamente una minoranza linguistica storica. Insomma…per loro i friulani sarebbero una minoranza di serie B!

Tuttavia per la Convenzione-quadro per la protezione delle minoranze nazionali, adottata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa a Strasburgo il 1º febbraio 1995, sottoscritta e ratificata anche dall’Italia, il termine giuridico “minoranza nazionale è considerato equivalente a quello di “minoranza linguistica“. Rappresentano entrambi la medesima fattispecie giuridica a livello europeo. Ogni cinque anni il Comitato del Consiglio d’Europa, cui è demandato il compito di vigilare sull’applicazione di questo trattato internazionale, visita i singoli Stati che hanno ratificato il trattato stesso, tra cui anche l’Italia. Relativamente allo Stato italiano, il Comitato visita le comunità riconosciute come minoranze linguistiche dalla legge 482/99, incluse quelle sarde, friulane, occitane, ladine, etc., considerate anche sul piano istituzionale e formale minoranze nazionali al pari delle comunità slovene, germanofone o francofone che vivono in Italia.

Nella L.r. 18 dicembre 2007 nr. 29 della regione Friuli-VG, “norme per la tutela, valorizzazione e promozione della lingua friulana”, all’art. 2 (principi) lettera “e bis” si fa espressamente richiamo alla Convenzione-quadro per la protezione delle minoranze nazionali del Consiglio d’Europa.

Inoltre merita di essere ricordata la sentenza interpretativa della Corte Costituzionale n°215/2013 che vieta le discriminazioni tra una minoranza e l’altra.

Sappiano dunque questi politici che la minoranza linguistica friulana ha gli stessi diritti di quella ladina e slovena. E che ogni atto discriminatorio verrà punito in cabina elettorale.

Remo Brunetti  – Cavazzo Carnico”

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La redazione del Blog ringrazia l’amico Remo Brunetti per averci concesso la pubblicazione  del suo documento.

Non c’è alcuna differenza,  sia concettuale che giuridica, tra le comunità minoritarie “friulana, slovena e germanica” della nostra regione. Quante volte dovremo ancora continuare a ricordare quanto  chiaramente spiegato nel documento di Remo Brunetti?  Vonde!