Una nuova facoltà universitaria a Trieste……già esistente a Udine!

 

Comitato per l’autonomia e il rilancio del Friuli

COMUNICATO  STAMPA
30 settembre 2021

Una nuova facoltà a Trieste

 

Chiusa anni fa per “mancanza di docenti” (questa “oggi” la motivazione indicata dall’Università triestina, motivazione che non concorda con quanto risultava documentato all’epoca della chiusura parecchi anni fa!) ora riapre la Facoltà di scienze della formazione primaria (un tempo semplicemente Magistero) a Trieste. Su richiesta di 60 dirigenti scolastici regionali che ritengono “insufficiente” l’analoga Facoltà di Udine.

Ma se il numero dei posti messi a concorso a Udine risulta insufficiente, perché non limitarsi a chiederne l’aumento, come sembrerebbe ovvio fare?

Alcune riflessioni sorgono spontanee:

  • Perché, ancora una volta, Trieste crea un doppione di una facoltà friulana mentre viene contestato sistematicamente l’opposto?

  • Quali sono le motivazioni reali dei 60 dirigenti che avrebbero potuto semplicemente chiedere il potenziamento di Udine? Un problema di numeri o invece geopolitico, con troppe maestre friulane nei concorsi per cui serve riequilibrare favorendo l’iscrizione di studentesse “giuliane” che trovano scomodo iscriversi a Udine?

  • In anni di uso politico della storia e della lingua dà forse fastidio che nell’università friulana aleggino ancora le parole, le storie, le idee di chi l’ha voluta, conquistata, arricchita e difesa (Università del Friuli: la testimonianza della prof.ssa Silvana Schiavi Fachin, sulla battaglia contro il campanilismo triestino. – Comitât Friûl (comitatfriul.eu)) ?

Il presidente
Paolo Fontanelli

Università del Friuli: la testimonianza della prof.ssa Silvana Schiavi Fachin, sulla battaglia contro il campanilismo triestino.

 

Cualchi informazion su la bataie che e àn scugnût fâ Marzi Strassold e Silvana Schiavi Fachin, agns indaûr, par otignî la Facoltât di Siencis de Formazion Primarie a Udin… e lis robis purtrop no son mudadis! 

Estrat di un contribût su la storie autentiche de Universitât dal Friûl che no si cjate tai documents uficiâi:

“Negli anni novanta , come deputata ho lavorato intensamente per ottenere che anche a Udine fosse istituita una Facoltà di Scienze per la Formazione Primaria. In Commissione Cultura dove sedevo, era in discussione quella che è poi diventata la legge n.341 del 1990. Per la prima volta in Italia, il provvedimento prevedeva un corso completo di quattro anni  con una laurea abilitante per la preparazione professionale dei maestri della scuola dell’infanzia e della scuola elementare. Il bilancio delle facoltà di Magistero era fallimentare e così, in quegli anni, si iniziò a pensare  all’attivazione di corsi di alta formazione anche per la professione docente a partire dalle maestre e dai maestri. La legge prevedeva che nella fase sperimentale si partisse con la creazione di una facoltà in ogni capoluogo di regione e dunque a Trieste. Nel corso della lunga e vivace discussione, il Ministro Ruberti lamentava che soltanto la Provincia di Bolzano avesse mandato una relazione dettagliata che illustrava la situazione scolastica e la domanda di insegnanti di quel territorio. Mi misi immediatamente in contatto col prof. Marzio Strassoldo, che curava allora i rapporti col Parlamento, invitandolo ad inviare urgentemente una relazione sulla situazione del Friuli-Venezia Giulia che infatti giunse in Parlamento in brevissimo tempo, pubblicata dal Consorzio Universitario di Udine.[1]. Le trattative col Ministero e con l’Università di Trieste furono lunghe e faticose . Durarono infatti quasi un decennio . Nel frattempo il prof. Stassoldo era diventato Rettore ed io ero rientrata in servizio presso l’Università friulana.  Fu  infine trovata una soluzione di compromesso cioè la creazione di una facoltà inter-dipartimentale articolata su due sedi: una a Udine e una a Trieste.  ll Rettore Strassoldo creò allora un gruppo un gruppo di lavoro di docenti appartenenti al CIRD (Centro Interdipartimentale di Ricerca Didattica) di Udine del quale facevano parte la prof.ssa Michelini, la dott.ssa Alessandra Burelli, collaboratrice di Didattica delle Lingue Moderne e io stessa,  al quale affidò il compito di preparare tutta la documentazione necessaria per l’istituzione della facoltà con l’indicazione di tutte le risorse umane e professionali e gli spazi necessari per accoglierla. I corsi furono avviati soltanto nell’a.a. 1998-1999. Forse è interessante sapere che la sede di Trieste è stata chiusa per mancanza di “clienti”. Ed è altrettanto importante che si sappia che anche altri tentativi di offrire un canale di formazione e di abilitazione all’insegnamento per gli insegnanti furono fatti alla fine degli anni novanta con l’istituzione delle SSIS, le scuole di specializzazione all’insegnamento secondario, una scuola di specializzazione universitaria italiana, di durata biennale, stabilite con la legge 19 novembre 1990, n. 341 ma avviate soltanto col decreto del MIUR del 26 maggio 1998 che ne stabilì i criteri generali. Ebbero durata decennale. Successivamente, abolite le le SSIS, fu istituito il (TFA) Tirocinio Formativo Attivo, nuovo percorso abilitante  di durata annuale. L’esperienza fu tuttavia completamente abolita dalla Ministra della Pubblica Istruzione, dell’Università e della Ricerca Mariastella Gelmini durante il Governo Berlusconi (2008-2011). E’ evidente che le riforme parziali hanno effetti limitati soprattutto quando sono gestite da persone ( la Min. Moratti e la Min. Gelmini) senza alcuna competenza nel settore.

1.STRASSOLDO MARZIO, PERINI NEREO, VIDONI PAOLO, 1991. I corsi universitari per gli insegnanti del Friuli Venezia GiuliaConsorzio Universitario di Udine. Pubblicazioni. Sezione miscellanea, pp. 31.

Cuntun mandi di cûr,

Silvana  Schiavi Fachin –  27 settembre 2021

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RINGRAZIAMENT

Un gracie ae professore Silvana Schiavi Fachin pe sô preziose testimoniance che nus fâs capî che se îr l’universitât di Triest, cence mestris di abilitâ inte sô province, e voleve vê un cors universitari che al sarà sierât par mancjance di iscrits ( e lu si saveve ben che dal principi!), cumò la solfe e continue cui concors publics regjonâi dulà che i “clients” a son cuasi ducj des provincis di Udin, Gurize e Pordenon…..ma la sede di esam e je dome a Triest!

FRIULI: il passato che ritorna?

PER NON DIMENTICARE!!

Il Gazzettino 24.07.2008 – Lettera pubblicata nella Rubrica della Posta dei Lettori
TITOLO – Trieste becchina dell’Università del Friuli

Trieste ci riprova di nuovo: cancellare l’onta della sconfitta di trent’anni fa quando l’odiato Friuli riuscì ad avere una sua università autonoma. Oddio, la nuova istituzione avrebbe dovuto chiamarsi “Università del Friuli”, così infatti era previsto nella proposta di legge popolare sottoscritta da centinaia di migliaia di friulani, ma a Trieste, grazie ai collaborazionisti friulani, riuscì di farla chiamare “Università di Udine”. E gli riuscì anche di introdurre un principio assurdo: il principio della non concorrenzialità. Ossia un’università nuova e con pochissime facoltà non avrebbe potuto istituire facoltà già esistenti presso l’università  di Trieste: un modo subdolo per impedire lo sviluppo della nuova istituzione friulana, per impedire di vedersi “sfilare” dal Friuli gli studenti friulani che in massa riempivano allora, siamo nel 1978, le camere delle case dello studente di Trieste.

Per le famiglie triestine far studiare i propri figli all’università non ha mai creato alcun problema economico: i propri rampolli andavano, e continuano ad andare, a lezione in vespetta o in bus. Ma vuoi mettere se abiti in Carnia, a Cividale del Friuli o a Latisana? E infatti il Friuli allora, anno 1978, era una delle regioni (perché esiste una Regione Friuli anche se Trieste sta facendo di tutto per cancellarla!) con la più bassa percentuale di laureati. E nacque l’Università del Friuli: un doppione di Trieste? Così la pensavano i triestini e i loro collaborazionisti friulani. Che al contrario fosse un diritto dei friulani a loro non passava nemmeno per la testa: e chi sarebbe andato ancora a sfalciare il fieno, disse allora un rettore dell’Università di Trieste.

Fortunatamente, Trieste violò immediatamente il vincolo di non concorrenza: Udine aveva pochissime facoltà e la principale era la facoltà di lingue straniere: che ti fa Trieste? Immediatamente istituisce una facoltà di lingue straniere. Un doppione? Certo, un doppione. Ma Trieste può istituire doppioni, sono gli altri che non possono istituire ciò che a Trieste esiste già! Vorrai mica scherzare? Trieste è Trieste! La grande Trieste, sempre molto cara ai cuori (e anche al portafoglio) degli italiani. Comunque, nonostante le previsioni nefaste dei detrattori della nuova istituzione, l’Università del Friuli è riuscita a farcela alla grande e oggi è una delle migliori università italiane con punte di eccellenza che tutti ci invidiano, Trieste compresa!

Roma, purtroppo, continua a finanziare le università quasi totalmente in base al costo storico: ti faccio la fotografia in un certo anno (il 1993 per l’università friulana) e continuo a finanziarti in base alle necessità finanziarie di quell’anno. Ma se io ho duplicato gli iscritti? Cavoli tuoi, chi ti ha detto di essere così bravo? Te la devi cavare con un pesante sotto finanziamento! E le università poco virtuose che hanno modificato in peggio la famosa fotografia? Hai mai visto in Italia finanziare in base al merito? E poi pare che le poco virtuose siano la maggioranza e quindi si tengono ben stretto il loro “sovra finanziamento”: Trieste inclusa. Udine continua dunque ad essere finanziata in base ad una fotografia fatta tanti anni fa e così si becca un sotto finanziamento che oscilla, con segno meno, dal 18 al 20%: ossia 95 milioni di euro dal 2001 ad oggi. E Trieste? E’ una delle università più fortunate, o meglio, privilegiate, d’Italia: la quinta nella classifica delle Università più sovra finanziate (+ 19%). Ma nonostante questo sovra finanziamento, Trieste pare abbia corsi di laurea privi dei requisiti minimi per rimanere attivi.

Se poi ci aggiungi il ministro Tremonti che vuole diminuire i finanziamenti alle università

Ma niente paura, ci pensa la neo-assessore regionale alla ricerca e alle Università, la triestina.doc, Alessia Rosolen (con l’aiuto dei collaborazionisti friulani Tondo e Saro), a mettere a posto tutto: una bella “Fondazione regionale di diritto privato delle Università del Friuli – Venezia Giulia” e ogni problema è risolto: per Trieste s’intende! Perché pare, che nonostante le alte grida di aiuto che si levavano, e continuano a levarsi, da Palazzo Florio a Udine, in tutti questi anni nessun parlamentare regionale si sia mai preoccupato del sotto-finanziamento dell’università friulana. Oddio, se si tratta di salvare il Fondo per Trieste, allora ci si fa in quattro, ma in regione qualcuno deve pure andare a fare il fieno: e poi quante pretese questo contado contadino!

A dire il vero la “becchina” dell’università del Friuli ha anche altre strane idee: troppi doppioni tra le due università: perché non proviamo a chiuderne un bel po’ a Udine? Oppure, dai, noi triestini siamo notoriamente generosi, facciamo come per i corsi infermieristici: i doppioni li attiviamo ad anni alterni. Ma le facoltà universitarie friulane non hanno problemi di requisiti minimi! Suvvia, friulani, qualche piccolo sacrificio per la grande Trieste lo potete ben fare.

E la biblioteca della facoltà friulana di giurisprudenza? Per Alessia Rosolen non deve essere finanziata. Così pare aver dichiarato ai giornalisti in una intervista al Gazzettino. Mon Dieu! C’è già quella molto fornita della facoltà di giurisprudenza di Trieste, che bisogno c’è di sprecare così preziosi finanziamenti! Un consiglio all’assessore Molinaro: vuole risparmiare con le biblioteche comunali? Segua i suggerimenti della collega Rosolen: elimini tutte la biblioteche salvo una: quella di Trieste. E perché non mantenere in vita solo la biblioteca di Stato di Roma? Pensa che risparmio! Chi glielo suggerisce a Berlusconi?

Pare di essere a “Scherzi a parte”, ma purtroppo non è così: Alessia Rosalen, con la preziosa collaborazione di Tondo e Saro, ci sta confezionando un bel pacco dono: la cancellazione dell’Università autonoma del Friuli!.

Michele Tuan  – Castions di Strada

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COMMENTO della Redazione del Blog

La lettera è stata pubblicata sul quotidiano “IL GAZZETTINO” di Udine il  24 luglio 2008, ossia ben 12 anni fa…..ma  pare scritta oggi!!
I “PREDONI” sono di nuovo in attività!!
Nel 2009 Presidente di regione era Renzo Tondo, triestino di adozione, mentre ora  Presidente di regione è Massimiliano Fedriga,  triestino doc.

L’assessore regionale alla ricerca e all’università?  Alessia Rosolen (“triestina” super-DOC) sia nel 2008 che oggi…

Così scriveva l’on.le Arnaldo Baracetti nel 2009 in un articolo pubblicato sul quotidiano Il Messaggero Veneto, articolo  che non possiamo non ricordare e che menziona Alessia Rosolen e il “suo” tentativo, ieri come oggi, di imporre una “Fondazione regionale” che non serve se non a ricattare l’ateneo friulano e che porrà termine all’autonomia della nostra Università: allora questo tentativo  fu bloccato dal Rettore Compagno e dalla comunità friulana. E oggi? Naturalmente, poi a cose fatte il Presidente Fedriga  ci spiegherà – come ha tentato di fare con Friuli Innovazione “rapinato” da Trieste – che la Fondazione regionale è un grandissimo vantaggio per l’Università friulana e i Friulani.

Arnaldo Baraccetti non era della stessa opinione…..e nemmeno noi!

L’università friulana, una grande eccellenza con problemi da risolvere

PROBLEMI DA RISOLVERE:

 1)   Basta leggere la distribuzione del Fondo Finanziamento Ordinario, anno 2019, alle università italiane per scoprire uno dei problemi fondamentali dell’ateneo friulano.

Ateneo: Trieste
Totale quota base:
55 MILIONI 145 MILA 551
TOTALE QUOTA PREMIALE: 20.952.845
TOTALE PEREQUATIVO: 4.628.984
FFO 2019: 93.067.949

Ateneo: Udine
Totale quota base:
45 MILIONI 863 MILA 605
TOTALE QUOTA PREMIALE: 21.114.793
TOTALE PEREQUATIVO: 879.847
FFO 2019: 78.941.177

La “quota premiale” che vede Udine battere Trieste, ci indica che l’università friulana è una eccellenza (nonostante i 14 milioni di euro annuali complessivi in meno  rispetto all’ateneo triestino). I tanti milioni annuali, mancanti da troppi anni, sono una ingiustizia che all’ateneo friulano sono già costati  moltissimo in termini di sviluppo. Cumò vonde!!  La pazienza è finita!

2) L’art. 26 della legge istitutiva dell’università friulana non è riportato per intero nello Statuto dell’università friulana nonostante sia un articolo fondamentale  in quanto specifica il motivo per cui l’ateneo friulano è stato richiesto dal Popolo friulano e  istituito con legge approvata dal Parlamento italiano: «contribuire al progresso civile, sociale e alla rinascita economica del Friuli e a divenire organico strumento di sviluppo e di rinnovamento dei filoni originali della cultura, della lingua, delle tradizioni e della storia del Friuli».

Gravissima questa omissione: l’articolo 26 va citato per intero nello Statuto dell’università perché esplicita lo scopo primario per cui i friulani hanno voluto il “loro” ateneo e indica le linee guida della programmazione dell’università friulana. Per inserirlo integralmente basta la volontà del corpo accademico universitario friulano e del suo rettore: NON SERVE ALTRO. Inserirlo non significa rinunciare alla indispensabile “internazionalità” dell’ateneo, ma  piuttosto significa indicare nello Statuto che accanto a questa è indispensabile anche  ottemperare all’art. 26 della legge istitutiva.

3) Secondo molti friulani l‘art. 26 di cui al punto 2) sopra indicato, non è ancora stato attuato in maniera sufficiente  e adeguata dall’ateneo friulano.  In particolare  è mancata l’attenzione  alla tutela della minoranza linguistica storica friulana.

4) Difesa indispensabile dell’autonomia dell’ateneo friulano e sua difesa dagli attacchi politici triestini. Trieste non ha mai rinunciato al “suo” sogno di cancellare (o ridimensionare pesantemente) l’università friulana.  Mai Trieste ha smesso di parlare e scrivere di “università unica regionale” e di “corsi universitari doppione” con riferimento ai corsi attivati dall’università friulana.  Mai ha smesso di proporre assurde “Fondazioni regionali universitarie” che non servono se non a ricattare l’ateneo friulano.

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Il corpo docente dell’ateneo friulano, e il suo Magnifico Rettore,  non dimentichino la storia di questo ateneo; non dimentichino i tanti anni di lunghe lotte (del popolo friulano) che hanno visto in prima linea la città di Trieste, il suo ateneo e i partiti politici nazionali dell’epoca nei loro rappresentanti regionali,  più attenti alle lamentele triestine che ai diritti dei friulani, negare al Friuli l’istituzione di una università autonoma statale.  Solo davanti alla compattezza della Comunità friulana, a 125 mila firme raccolte anche sotto le tende del Friuli terremotato e soprattutto davanti al rischio di perdere consenso elettorale, i  partiti nazionali dell’epoca che sedevano in Consiglio regionale concessero l’istituzione  dell’università friulana, dopo però aver tentato di azzopparla con l’assurdo criterio della “non concorrenzialità” (sic!) con l’ateneo triestino. Poi in Parlamento, per fortuna, ci fu chi fece buona guardia agli “sgambetti” triestini e li bloccò.  E’ anche grazie a questi parlamentari friulani se oggi esiste una università friulana di successo.  

Ci sono molti libri sulla storia dell’ateneo friulano, a ricordare e documentare tutto ciò, “sgambetti triestini” inclusi.  Basta aver voglia di (ri)leggerli.

 

Sottofinanziamento università friulana: un problema mai risolto per assenza di volontà politica regionale e statale?

Apri una cartella  intestata “Università friulana” custodita in un cassetto e dentro vi ritrovi un articolo a firma di “Arnaldo Baracetti” pubblicato sul quotidiano il Messaggero Veneto 1l 17 marzo 2009: 10 anni fa!!

All’epoca era Presidente di regione Renzo Tondo e Assessore regionale all’Università ALESSIA ROSOLEN, “purtroppo” oggi di nuovo assessore regionale all’università  ( Giunta Fedriga, in carica dal 2018).

L’articolo a firma di Arnaldo Baracetti,  di ben 10 anni fa, sembra scritto oggi:

è “il  passato che ritorna” a ricordarci che la “nostra” università friulana va difesa prima di tutto dalla politica regionale triestinocentrica  anti-friulana di cui riteniamo essere espressione la triestina Alessia Rosolen?

BUONA LETTURA!

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Messaggero Veneto – 17 marzo 2009
Un’accusa gratuita all’ateneo e al Friuli

L’assessore all’Università  della regione Fvg – a margine all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Ateneo friulano – ha candidamente dichiarato che se l’Università di Udine è sottofinanziata non sono affari suoi e che “i bilanci vanno fatti con i soldi che si hanno in cassa e non con quelli che si ritiene di dover avere“. Si tratta di un’accusa gratuita non solo al rettore dell’Ateneo friulano, ma anche all’intera comunità universitaria dopo tutti i sacrifici fatti e che si dovranno fare e dopo una manovra di rientro, operata nelle ultime settimane, di ben 11 milioni di euro. Per quanto riguarda, invece, l’accusa  di “fare i bilanci con i soldi che non si hanno”, rileviamo che, mentre il rettore Compagno sostiene giustamente che per competere con l’Università di Trieste, nel merito e nella qualità, bisogna partire anche da una stessa linea di partenza (perequazione prima della “gara”), l’assessore sostiene una ben strana posizione. E cioè che le differenze, alla partenza, non la riguardano.  Delle due l’una: o la questione universitaria (compresa la perequazione che riguarda Udine) è tutta materia statale, ma allora non si capisce che cosa ci stia a fare un assessore regionale all’Università, o, se un assessore regionale vuole esserci, si prenda anche parte delle responsabilità della perequazione.  La tesi dell’assessore mette in evidenza una debolezza dell’intero suo mandato.  Per spendere i 6 milioni di cui ha parlato il presidente Tondo basta infatti, e avanza, la struttura che c’è e non serve nemmeno un assessorato all’Università, basta la Cultura o altro che già c’è. La fondazione unica, a questo punto, nella migliore delle ipotesi, è solo un’operazione di immagine e, nella peggiore, un vero e proprio carrozzone. Anche se si vuole mettere in piedi con l’obiettivo di condizionare e ridurre, attraverso magari il ricatto dei contributi regionali, l’autonomia e l’identità dell’Università del Friuli. Che invece, a norma dei suoi compiti istituzionali definiti dalla apposita legge dello Stato, deve operare soltanto a favore del Friuli e del suo sviluppo economico, sociale, linguistico e culturale. Circa l’esigenza assoluta che lo Stato annulli o fortemente riduca i gravissimi tagli finanziari apportati all’Università  di Udine, tra le più eccellenti d’Italia, perché l’assessore Rosolen  e lo stesso presidente Tondo non intervengono con decisione sul Governo nazionale, sul Presidente Berlusconi, sulla ministra Gelmini? E se non lo fanno loro, in questa vigilia della distribuzione dei famosi 500 milioni tra le Università più virtuose e bisognose d’Italia, perché tali passi non sono fatti insieme da tutti i parlamentari del Friuli?

Altre volte ciò è stato fatto e con risultati positivi per la nostra gente e la nostra terra….

Arnaldo Baracetti
Comitato per l’autonomia e il rilancio del Friuli – Udine

MV – 17 marzo 2009

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Ma se in difficoltà risulta essere  la SISSA (Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati), istituto triestino…..allora la musica cambia, eccome che cambia!

La SISSA (IOS = Istituto ad Ordinamento Speciale –  studi in fisica post-laurea –  con sede a TRIESTE) pare sia sotto finanziata dal MIUR (ossia dallo Stato) rispetto agli altri istituti IOS; così dalla stampa locale risulta abbiano dichiarato nel novembre 2019  il Presidente della regione Fedriga e l’Assessore regionale Rosolen (entrambi TRIESTINI):

https://www.triesteallnews.it/2019/11/21/sissa-fedriga-rosolen-attacco-politico-beffardo-e-incomprensibile/

“(…) Fedriga e Rosolen hanno rimarcato che “i proventi della Sissa derivano per il 70 per cento da contributi ministeriali, attualmente articolati in tre parti: quota base (circa 14,3 milioni di euro), quota premiale (circa 4,6 milioni di euro), contributi per borse di dottorato (3,4 milioni di euro). Ingiustamente la quota base è decisamente inferiore a quelle della Normale e di Sant’Anna per un importo di 2-2,5 milioni di euro su base annua. ” (…) Fedriga ha spiegato che “per continuare a essere competitiva e attrattiva, misurandosi ad armi pari con gli altri Istituti a ordinamento speciale (Ios), il solo intervento che potrebbe sanare il bilancio della Sissa sarebbe l’elevazione della quota base di almeno 2,5 milioni di euro all’anno, rimuovendo così il disallineamento con gli altri Ios. (…)”

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COMMENTO DELLA REDAZIONE DEL BLOG:
Peccato che l’opinione politica dell’Assessore Rosolen  – rispetto al sotto-finanziamento dell’Ateneo friulano  – risulti essere rimasta invariata dal 2009 ad 0ggi e che risulti abbia nel novembre 2019  perfino cancellato la ELEMOSINA  di 200 mila euro (regionali) di perequazione a favore dell’Università di Udine!! Elemosina che poi risulta essere stata ripristinata a seguito tantissime proteste friulane.

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